involuzione

involuzione
Poche cose abbiamo imparato dalla storia all'infuori di questa: che le idee si condensano in un sistema di ortodossia, i poteri in una forma gerarchica e che ciò che può ridare vita al corpo sociale irrigidito è soltanto l'alito della libertà, con la quale intendo quella irrequietezza dello spirito, quell'insofferenza dell'ordine stabilito, quell'aborrimento di ogni conformismo che richiede spregiudicatezza mentale ed energia di carattere.
Io sono convinto che se non avessimo imparato dal marxismo a vedere la storia dal punto di vista degli oppressi, guadagnando una nuova immensa prospettiva sul mondo umano, non ci saremmo salvati. O avremmo cercato riparo nell'isola della nostra interiorità o ci saremmo messi al servizio dei vecchi padroni. Ma tra coloro che si sono salvati, solo alcuni hanno tratto in salvo un piccolo bagaglio dove, prima di buttarsi in mare, avevano deposto, per custodirli, i frutti più sani della tradizione intellettuale europea: l'inquietudine della ricerca, il pungolo del dubbio, la volontà del dialogo, lo spirito critico, la misura nel giudicare, lo scrupolo filologico, il senso della complessità delle cose.
Norberto Bobbio

venerdì 25 febbraio 2011

Acqua: Berlino dà l'esempio

Il referendum popolare di domenica scorsa si è chiuso con una vittoria che ha sfiorato l’unanimità: il 98,2 per cento dei cittadini vuole che la Berliner Wasserbetriebe sia gestita esclusivamente dal Comune

Anche a Berlino l’acqua torna pubblica. A deciderlo una consultazione popolare che ha chiesto ai cittadini della capitale tedesca, domenica 13 febbraio, di dire “sì” o “no” alla proposta di togliere la gestione dell’acqua ai privati.

Se in Italia si deve ancora votare sulla questione della privatizzazione dei servizi idrici , e se in una città come Parigi è già stato deciso da parecchio tempo di renderli nuovamente pubblici, oggi anche Berlino ha deciso che non si possono più associare speculazioni e profitti ad un bene di primaria importanza come l’acqua.


I berlinesi hanno infatti votato “sì” al referendum per l’annullamento della privatizzazione parziale della società di gestione dei servizi idrici. Una vittoria a dir poco schiacciante: su oltre 678.000 elettori, il 98,2%, ha votato a favore di un’inversione di marcia, rivendicando anche una maggiore trasparenza dei contratti.


«Un bene essenziale come l'acqua non può essere fonte di profitto, vogliamo che torni in mano pubblica», ha dichiarato il portavoce del Comitato promotore, Thomas Rodek. E così sarà. Quello del referendum berlinese è stato un trionfo dei sì: ne servivano almeno 616.571, e ne sono arrivati 665.713. Andreas Fuchs, il cassiere del comitato referendario, commenta: «Ci speravo, ma non me l’aspettavo più, vista la scarsa affluenza in mattinata». Ed aggiunge: «È la prova che si può fare molto anche con pochi mezzi». Pochi mezzi davvero, dato che il comitato disponeva di soli 12 mila euro per organizzare tutto: soldi ottenuti interamente da donazioni (mentre gli organizzatori del fallito referendum sulla religione a scuola di due anni fa avevano raccolto centinaia di migliaia di euro).

La richiesta riguardava la pubblicazione integrale del contratto con cui nel 1999 la capitale tedesca, cercando di fare cassa, decise di vendere alle società Rwe e Veolia il 49,9% dell’azienda dei servizi idrici comunali, la Berliner Wasserbetriebe. Un contratto di cui solo nel novembre del 2010 i promotori del referendum hanno ottenuto la pubblicazione da parte del municipio berlinese: 700 pagine che illustrano il processo di privatizzazione parziale. Un dossier che mostra come la città abbia garantito alti margini di guadagno alle due imprese interessate, Rwe e Veolia. Che, nell’arco di dieci anni, hanno incassato più utili dell’intera città di Berlino: 1,3 miliardi contro 696 milioni. Ora l’obiettivo del comitato referendario resta quello di riportare completamente la Berliner Wasserbetriebe in mani pubbliche. Evitando possibilmente di replicare quanto successo nella vicina Potsdam, dove, nonostante la società di gestione dei servizi idrici sia stata rimunicipalizzata dieci anni fa, i prezzi hanno continuato a salire. E a far pagare oggi un metro cubo d’acqua più che a Berlino (5,82 euro).

In una domenica compresa tra il 15 aprile ed il 15 giugno gli italiani si potranno esprimere sul quesito riguardante l'abrogazione del decreto Ronchi, col quale nel 2009 è stato sancito che il servizio idrico non potrà più essere gestito da società pubbliche, ma solamente affidato a società che sono o totalmente private, o possedute da privati per almeno il 40%. Il secondo quesito riguarda invece la cancellazione del “Codice dell'ambiente”, una norma che prevede una quota di profitto sulla tariffa per il servizio idrico, la cosiddetta "remunerazione del capitale investito".

Secondo i detrattori italiani dei referendum sull’acqua “privatizzare non può che migliorare la qualità dei servizi”. Per i sostenitori del referendum di Berlino, invece, in seguito alla privatizzazione parziale dei servizi idrici comunali i prezzi dell’acqua sono aumentati del 35%, collocandosi fra i più alti di qualsiasi altra città tedesca. A Berlino un metro cubo d’acqua costa 5,12 euro, a Colonia 3,26.

Teniamolo ben presente, quando questa primavera ci recheremo a votare. Ce lo ricorda anche Dorothea Härlin, del comitato referendario berlinese, che sottolinea l’importanza internazionale del successo registrato nelle urne il 13 febbraio, ricordando che «non soltanto i berlinesi, ma i cittadini di tutto il mondo si battono per l’acqua».

Fonte: Ilribelle *

Charlie Brooker fa a pezzi Berlusconi

giovedì 24 febbraio 2011

Fini apre all'immunità: "Sì, ma con una maggioranza qualificata"

"Berlusconi vuole il conflitto istituzionale permanente. Ma non è giusto che dia le dimissioni per via giudiziaria, va sconfitto politicamente

ROMA - Sull'immunita' parlamentare "non ci sarebbe nulla di eretico a discuterne, i padri costituenti l'avevano prevista, in assemblee come il Parlamento europeo ci sono prerogative analoghe". Lo dice il presidente della Camera, Gianfranco Fini, in un colloquio con l'Espresso, in edicola domani al prezzo speciale di un euro. "Ma oggi in Italia- insiste- parlare di ritorno all'immunita' significa garantire l'impunita'. Non e' cosi'? E allora sfido il Pdl: prevediamo per l'autorizzazione a procedere una maggioranza qualificata, i due terzi dei votanti della Camera, in modo che siano bloccate solo quelle inchieste dove e' evidente il fumus persecutionis e non ci sia invece il rischio di garantire l'impunita' a colpi di maggioranza. So gia' che anche questa elementare proposta sara' considerata una provocazione. Perche' il Pdl e' solo alla ricerca di una corazza per Berlusconi contro i giudici".
BERLUSCONI VA SCONFITTO POLITICAMENTE - "E' un'ipocrisia dire: il giudice naturale e' il Tribunale dei ministri. Se fosse davvero cosi' basterebbe che il Pdl chiedesse alla Camera l'autorizzazione a procedere in tal senso. Altrimenti e' tutto un infingimento. Un gioco degli specchi". Cosi' il presidente della Camera, Gianfranco Fini, in un colloquio con l'Espresso, parlando del caso Ruby.
"Non e' ne' saggio ne' giusto- continua- auspicare che Berlusconi possa essere costretto a rassegnare le dimissioni per via giudiziaria. Berlusconi va sconfitto politicamente, con le elezioni". E ripete quello che dichiaro' a vicenda appena scoppiata, quattro mesi fa: "Se quella telefonata c'e' stata, ci sarebbe un uso privato di incarico pubblico'. 'Nulla da aggiungere oggi, se non che sottoscrivo in pieno quanto ha detto il capo dello Stato: l'imputato ha diritto di difendersi nel processo, non dal processo".
INTERESSE AL CONFLITTO - "La nuova anima del berlusconismo non e' il conflitto di interessi, e' l'oggettivo interesse al conflitto. C'e' un interesse al conflitto permanente per creare uno stato di tensione, una perenne ordalia in cui si fa vivere agli italiani sempre l'ultima ora della campagna elettorale decisiva". Lo dice il presidente della Camera, Gianfranco Fini, in un colloquio con l'Espresso in edicola domani al prezzo speciale di un euro. "Berlusconi- continua- alza muri per far dimenticare i suoi fallimenti, scava fossati contro i nemici: i comunisti, i giornalisti, i magistrati, gli alleati infedeli, Santoro, Fini... Va ben oltre il conflitto politico: come ha sottolineato il capo dello Stato, il pericolo e' scatenare un conflitto istituzionale. Berlusconi ha delle istituzioni la stessa idea che ha del Pdl: una concezione proprietaria che lo porta ad attaccare i giudici, la Consulta, la Camera, fino a lambire il Quirinale", conclude il leader di Fli.
NE VALEVA LA PENA - "Ne valeva la pena?, mi sono chiesto spesso. Ma di fronte a quello che vedevo mi sono detto: non e' per questo che ho deciso di fare politica da giovane. A quasi sessant'anni non e' piu' una questione politica. È qualcosa di piu' profondo: una questione di dignita''". Lo dice il presidente della Camera, Gianfranco Fini, in un colloquio con l'Espresso, in edicola domani al prezzo speciale di un euro, sulla nascita di Fli.
Fini spiega che dopo l'assemblea di Milano era "soddisfatto, avevo tolto dal campo l'equivoco di un'alleanza con la sinistra, senza ambiguita'. E Bocchino, Urso e Viespoli avevano usato le stesse parole. Ora andremo avanti piu' spediti di prima. Voltiamo pagina, guardiamo al futuro e non al passato. Cosa sara' del Pdl dipendera' dall'epilogo della stagione di Berlusconi. E l'epilogo saranno le prossime elezioni, tra due mesi o due anni, e' li' che vedremo se abbiamo vinto o perso".
24 febbraio 2011
Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte «Agenzia Dire» e l'indirizzo «www.dire.it»

mercoledì 23 febbraio 2011

Annarella: prima devo sputà in faccia a Berlusconi e poi me moro...

cresce il capitale? sì ,anche la disoccupazione

di Fred Goldstein 
L'annuncio da parte del governo USA che la disoccupazione è calata dal 9,4% al 9% in gennaio è pura manipolazione statistica intesa a ingannare i lavoratori per far loro credere che le cose andranno meglio.
Il governo ammette che, a causa della crescita della popolazione, ci vogliono 130.000 nuovi posti di lavoro al mese per accomodare quelli che entrano nella forza lavoro. In gennaio sono stati creati soltanto 32.000 nuovi posti di lavoro. Tuttavia secondo le supposizioni la disoccupazione è calata dello 0,4%! L'amministrazione Obama inneggia a questa magia economica come un segno che le cose stiano progredendo.
E' un tentativo di calmare le acque quando, di fatto, i lavoratori, il movimento sindacale, le comunità e i giovani dovrebbero essere a mobilitarsi in marce per i posti di lavoro nelle strade dirette verso i municipi, i palazzi statali, Washington e i padroni e i banchieri attraverso tutto il paese. E' urgentemente necessaria la mobilitazione di massa per combattere la sempre più disperata crisi della disoccupazione, che viene nascosta dalle stupidaggini statistiche.
Bob Herbert, il ben noto editorialista afroamericano del New York Times, scrive degli effetti della crisi sui poveri. Mentre fa parte dell'establishment dei media, nondimeno ha inveito contro le menzogne e l'ipocrisia del governo riguardo l'economia.
Il 4 febbraio ha scritto: "Ciò di cui gli zeloti dei dati hanno bisogno è di lasciare le loro stanze chiuse ermeticamente e di camminare fuori, fare una passeggiata tra i milioni di americani che stanno male. Dovrebbero parlare con le famiglie che soffrono, che perdono la casa, dividono una stanza da letto, controllare nei rifugi per i senza tetto. ...
"Forse gli zeloti dei dati sono inciampati su una soluzione", ha continuato Herbert. “Hanno creato un modello nel quale un numero radicalmente insufficiente di posti di lavoro ha avuto come risultato un brusco declino nella misura ufficiale della disoccupazione. Se questa tendenza può essere sostenuta, alla fine porteremo giù a zero il tasso dei disoccupati. La gente soffrirà ancora, ma alla fine sarà raggiunta la piena occupazione".
4,9 milioni di 'lavoratori mancanti'
Qui alcuni dei fatti omessi dal governo nei suoi comunicati stampa.
Il tasso di disoccupazione è calcolato sulla base del numero di occupati paragonato al numero totale di lavoratori che si considera stiano partecipando alla forza lavoro. Questo è un punto molto importante da tenere a mente.
"Sorprendentemente, la forza lavoro è tre quarti di un milione di lavoratori più piccola di quanto era prima che cominciasse la recessione", ha scritto Heidi Shierholz, ricercatore dell'Economic Policy Institute, un istituto di ricerca orientato al lavoro. "Ci si sarebbe aspettato che aumentasse di approssimativamente 4,1 milioni di lavoratori dal dicembre 2007 al gennaio 2010, data la crescita della popolazione in età lavorativa durante questo periodo". (www.epi.org, 4 febbraio)
Così, conclude la Shierholz , vi sono 4,9 milioni di "lavoratori mancanti" che non sono entrati nella forza lavoro o l'hanno lasciata.
Se soltanto metà di questi fossero calcolati come parte della forza lavoro, il tasso ufficiale di disoccupazione sarebbe salito al 10,5%, secondo la Shierholz. Se venissero inclusi tutti, il tasso ammonterebbe al 12%!
I "lavoratori mancanti" sono senza dubbio in modo sproporzionato neri e latini, riflettendo la sproporzione nella disoccupazione, che ufficialmente è il 15,7% per i lavoratori afroamericani e similare per i lavoratori latini. Ufficialmente la disoccupazione per i minorenni afroamericani è del 45%.
Nessun posto di lavoro per i tre quarti dei disoccupati
Una misura più fondamentale della crisi è che, anche se tutti i posti di lavoro disponibili fossero riempiti domani, non vi sarebbero posti di lavoro sufficienti per più di tre quarti dei lavoratori disoccupati. Il numero totale delle opportunità di posti di lavoro a dicembre era di 3,1 milioni. Il numero ufficiale dei disoccupati era di 14,5 milioni. Il rapporto di lavoratori disoccupati per posti di lavoro era di 4,7 a 1. (www.epi.org, 8 febbraio)
La Shierholz dimostra che nei 18 mesi della oltremodo anemica ripresa dopo la recessione del 2000-2001, vi erano 62,6 milioni di opportunità di posti di lavoro. Ma nei primi 18 mesi della ripresa capitalista dalla crisi del 2007-2008, vi erano soltanto 51,1 milioni di opportunità di posti di lavoro. Oggi le opportunità di posti di lavoro sono il 18% più basse di otto anni fa, nonostante un significativo incremento della popolazione dal 2002.
La Shierholz conclude che le statistiche governative mostrano che dal dicembre 2007 al febbraio 2010 sono stati perduti 8,7 milioni di posti di lavoro. Undici mesi più tardi, erano stati creati 1 milione di posti di lavoro intendendo una perdita netta di 7,7 milioni. Ma, in aggiunta a questo, erano necessari 3,7 milioni di posti aggiuntivi per la popolazione in età lavorativa che è entrata nella forza lavoro. In altre parole, l'economia capitalista ha bisogno di altri 11,4 milioni di posti di lavoro soltanto per tornare al livello di disoccupazione del 5% di prima che la crisi colpisse.
Opinione di un miliardario preoccupato
Dall'altra parte dello spartiacque di classe, ascoltate Mortimer Zuckerman, immobiliarista miliardario, editore e direttore della rivista di destra “U.S. News & World Report”. Con una ricchezza di $2,8 miliardi, Zuckerman è 147° nella lista di Forbes delle 400 persone più ricche degli USA. In un articolo intitolato "La Grande Recessione dei posti di lavoro", questa figura della classe dominante ha scritto:
"Non vi è alcuna vita nel nostro mercato del lavoro. Ufficialmente la recessione è terminata nel giugno 2009, la Grande Recessione dei posti di lavoro continua velocemente. Da quando il governo ha iniziato a misurare il ciclo economico non vi è una profonda recessione segnata da tali alti livelli di disoccupazione e sottoccupazione e seguiti da una simile anemica crescita dei posti di lavoro. Più posti di lavoro sono stati perduti nella recessione del 2007-09 che nelle quattro precedenti recessioni combinate è questa volta rimpiazzarli è un affare dolorosamente lento". (www.usnews.com, 11 febbraio)
Continua Zuckerman: "Mentre la cifra della disoccupazione dei titoli è giù, il numero degli 'addetti a margine' è aumentato di 300.000 e il declino del tasso dal 9,4 al 9% è principalmente perché questi lavoratori hanno soltanto lasciato il mercato. Ma non hanno lasciato la vita negli USA".
Inoltre, Zuckerman rileva che dei 900.000 a 1 milione di posti di lavoro che si pretende siano stati creati nel 2010, diverse centinaia di migliaia erano lavori statali precari, come quelli che raccolgono dati per il censimento.
Indica numerose questioni che considera cruciali. Tra loro:
Il numero di posti di lavoro a tempo pieno è giù di all'incirca 10 milioni (sua cifra).
Il numero di disoccupati a lungo termine, più di 27 settimane, è il più alto da quando vengono tenuti i dati.
Un terzo dei nuovi posti di lavoro nello scorso anno sono stati da servizi di assistenza precari che "riflettono che le imprese cercano di tagliare i costi delle indennità dell'occupazione a tempo pieno e di utilizzare assunzioni appena in tempo e assunzioni part-time per migliorare il risultato". (Questo da un miliardario che è pienamente consapevole del suo risultato).
La paga oraria reale è calata nei primi quattro trimestri da quando la recessione è terminata ufficialmente, invece della tipica crescita del 2,5% durante i primi quattro trimestri dopo le ultime 10 recessioni.
I governi statali e locali, che contano per il 15% di tutti i posti di lavoro, sono in "modalità riduzione dimensioni".
Verso la fine del suo pezzo, Zuckerman da piena attenzione alle sue preoccupazioni.
"Le tendenze a lungo termine sono accelerate in modi deprimenti per il lavoratore americano. Vi è più delocalizzazione all'estero, più automatizzazione, più conversione di posti di lavoro a tempo pieno in precari e appalti e un salario medio stagnante. Le tecnologie dell'informazione avanzano rapidamente, raddoppiando ogni paio d'anni e vengono sempre più impiegate per eliminare posti di lavoro di tutti i tipi.
"Questo sottolinea il lato negativo delle tecnologie che avanzano, che assieme alla globalizzazione sono state le forze principali di salari che si riducono e di opportunità che diminuiscono, specialmente per quei posti di lavoro che sono fondamentalmente di routine e di natura ripetitiva. Il rischio che delle macchine semi-intelligenti possano distruggere così tanti posti di lavoro, che questa tendenza possa letteralmente destabilizzare l'intera società è una delle sfide maggiori che i governi hanno di fronte in tutti i paesi mentre cercano di trovare lavoro per milioni di diplomati che entrano in un mercato del lavoro che non ha nulla per loro".
Sentiamolo ancora: "potrebbe letteralmente destabilizzare l'intera società". Questo suona moltissimo come se Zuckerman tema una rivolta stile Egitto se il capitalismo continua lungo la sua attuale rotta.
Ripresa senza posti di lavoro & legge dell'accumulazione capitalista di Marx
Queste conclusioni sono completamente in armonia all'analisi del capitalismo di Karl Marx. Nella sua opera epocale, "Il capitale", Marx ha dimostrato che mentre il capitale cresce sempre più grande, diventa sempre più produttivo e ha relativamente meno bisogno di lavoro. Di conseguenza, crea un esercito di riserva sempre crescente di disoccupati. Questo è trattato in "La legge generale dell'accumulazione capitalista" nel volume I. La legge descritta da Marx ora si manifesta violentemente.
I dati teoricamente e praticamente importanti per la classe lavoratrice sono il fatto che la ripresa capitalista vale a dire, la ripresa di affari e profitti per i capitalisti ha raggiunto lo stadio di espansione economica.
Nel quarto trimestre del 2010, l'economia capitalista è cresciuta a un tasso del 3,2%. Questo è un miglioramento sul trimestre precedente. Ma, in maniera più importante, il prodotto interno lordo, ovvero la somma di tutti i beni e servizi prodotti, ha raggiunto $13,38 trilioni, un nuovo record e più alto del picco nell'ultimo rialzo. Ma i posti di lavoro non sono — ripeto, non sono — ritornati.
Piuttosto, l'economia capitalista sta crescendo e i posti di lavoro stanno scomparendo; i lavoratori disoccupati stanno scomparendo dalle statistiche; la sofferenza di massa sta aumentando sotto la superficie e la situazione reale non viene riferita. Il capitalismo ha raggiunto un punto al quale il mercato del lavoro si contrae mentre il capitale aumenta. Questo crea una crisi permanente e severa per le masse e per il sistema stesso.
Per la classe lavoratrice e per gli oppressi negli USA l'unica via d'uscita da questa crisi è di seguire le orme delle masse egiziane che hanno rovesciato il loro dittatore, Hosni Mubarak. Uno slogan molto comune durante quella ribellione era "Basta"!
Qui i lavoratori non ce la fanno più con la disoccupazione, i sequestri e gli sfratti, con l'aumento dei ritmi di produzione, con la perdita di salari e indennità, con i licenziamenti, con la fame e la povertà. Siamo stanchi del razzismo, del sessismo, del fanatismo anti LGBTQ, degli attacchi verbali violenti agli immigrati, della brutalità della polizia, dell'incarcerazione, della guerra, dell'occupazione e dell'intervento. I lavoratori sono stanchi di vedere i banchieri prendere centinaia di miliardi mentre noi dobbiamo soltanto cercare di sopravvivere.
Maurizio Pallante: la decrescita felice (1)  
Serge Latouche. La decrescita felice (2)

martedì 22 febbraio 2011

Rivoluzione Colorata negli USA!?!

Ma dove sono tutti i babbei sinistronzi demourlanti quando accadono certe cose a casa di Obama, il piccolo ‘Vendola d’America’?


Ci sono immagini che scorrono più velocemente degli eventi che pretendono di descrivere, e che spesso pretendono di descrivere in modo esagerato, o provocatorio, o demagogico, o militante, ecc. I residenti del Wisconsin si ribellano contro le misure di austerità del governatore repubblicano Walker, con grandi manifestazioni, occupazioni di luoghi pubblici, ecc. L’incidente che ha richiamato l’attenzione su questi eventi, la minaccia del Governatore Walker di far intervenire la guardia nazionale contro i manifestanti; l’immagine di Cairo-Madison (capitale del Wisconsin), tendono a caricare gli eventi di una dimensione simbolica che potrebbe avere importanti conseguenze politiche, nella loro evoluzione…
- Lunedì, già alcuni manifestanti avevano posto la loro rivolta sotto il segno del riferimento egiziano: “Lunedi’, centinaia di studenti e professori dell University of Wisconsin-Madison si sono presentati al Campidoglio di Stato cantando “uccidiamo questo disegno di legge”, portando cartelli con il messaggio ‘Dal Cairo a Madison lavoratori unitevi!’.” (Huffington Post 17 febbraio 2011)
- Giovedì, lo slogan ha preso piede ed è diventato un quadro rappresentativo della situazione a Madison, Wisconsin, anche se i fatti e gli eventi sono nettamente diversi. Lo slogan è diventato l’immagine di un evento nazionale con la dichiarazione televisiva del congressista repubblicano Paul Ryan (Raw Story, 17 Febbraio 2011 ): “Il Rep. del Wisconsin Paul Ryan, un astro nascente nel partito repubblicano, Giovedì ha equiparato la protesta contro il piano di bilancio del suo governatore, Scott Walker (R), alle storiche manifestazioni in Egitto della scorsa settimana, che hanno portato alla caduta del presidente Hosni Mubarak. “Vi sono disordini. E’ come se si trasferissero dal Cairo a Madison, in questi giorni”, ha dichiarato Ryan al Morning Joe della MSNBC.”
- I democratici intendono spingere la disputa sul terreno a loro amichevole, politicamente e mediaticamente, e dove possono far ritrovare prestigio e popolarità alla loro ala sinistra liberale. Sperano di espandere il movimento negli stati di Ohio e Indiana, che preparano le stesse misure del Wisconsin. I Democratici hanno l’appoggio pubblico di Obama. (Huffington Post del 17 Febbraio 2011):
Sulla base della situazione in Wisconsin, decine migliaia di manifestanti si sono opposti al governatore repubblicano. Lo sforzo di Scott Walker nel sottrarre il diritto alla contrattazione collettiva ai sindacati dei dipendenti pubblico dello Stato, ha spinto l’organizzazione della campagna del Presidente Obama Barack, a mobilitare i suoi seguaci in Ohio e Indiana, dove, misure analoghe sono prese in considerazione.
“A migliaia sono scesi verso la sede del governo statale dell’Ohio, Giovedì, per protestare contro un progetto di legge che eliminerebbe i diritti di contrattazione collettiva per i dipendenti  statali e limiterebbe i diritti dei dipendenti del governo locale. Il problema è simile a quella in Wisconsin: I supporter dicono che è necessario affrontare i problemi di budget, mentre gli avversari dicono che non è null’altro che un attacco feroce ai sindacati.
“Ora ripiegato nel Democratic National Committee, il gruppo per la campagna di Obama ‘Organizing for America’ è già attivamente impegnato nel Wisconsin ed ha iniziato incrementare gli sforzi organizzativi in Ohio, anche se alcuni osservatori affermano “Quest’ultimo processo è circa una settimana indietro rispetto a quello nel Wisconsin. Il gruppo ha anche iniziato a insediarsi in Indiana, dove il legislatore sta valutando una proposta di legge per limitare la contrattazione collettiva degli insegnanti…

In questo caso vi è il meccanismo tipico del nostro tempo, in cui il sistema di comunicazione esercita una forte influenza sulla psicologia e, da lì, sui giudizi che si è portati ad esercitate sugli eventi, spesso prima che questi eventi realmente giustifichino questi giudizi. (Ma forse il processo agisce in modo che il giudizio si limita a precedere l’evoluzione della manifestazione, e quindi, apprezza correttamente la vera importanza della sostanza di questo evento?) Il caso del Wisconsin è di per sé importante, perché illustra da una parte la disastrosa situazione del bilancio degli Stati dell’Unione, e dall’altra le forse discutibili maniere con cui le autorità intendono lottare contro questa catastrofe. Probabilmente, la politica del governatore Walker, di lotta contro il disastro del bilancio dello Stato, differisce poco da quello, a livello nazionale, del governo britannico o dell’amministrazione Obama, per considerare i due paesi che sono sia i motori della crisi che i più colpiti dalla crisi, dal punto di vista del bilancio pubblico. Ma s’è presentata e ha cominciato ad essere attuata, in circostanze generali specifiche molto particolari, quando la minaccia di chiamare la Guardia Nazionale (cioè, l’esercito dello Stato) è stata accoppiata con il formidabile eco degli eventi egiziani, per concludersi con l’immagine simbolica che si sa. Improvvisamente, gli eventi del Wisconsin tendono ad essere presentati, e quindi ad essere percepiti, come una replica della americanista “rivoluzione” egiziana, anche se le masse di persone, le cifre, i numeri, la potenza delle reazioni e degli eventi pubblici in generale, ecc., vale a dire tutti i fattori quantitativi, sono al di là di ogni confronto, ma il simbolismo dona all’analogia un interessante valore qualitativo. La reazione popolare potrebbe iniziare ad assomigliare, attraverso questa rappresentazione simbolica, a una “rivolta” del Wisconsin, con la possibilità della duplicazione e dell’espansione in altri Stati.
La ricetta è quella giusta e, come si dice, la maionese impazzisce? Oppure: è un tentativo senza futuro o l’inizio di una tendenza generale, in quanto è ben noto che il malcontento latente e sporadico, in queste circostanze di crisi, è così grande che potrebbe esserci davvero il potenziale per una mobilitazione generale? La domanda vale porsela, tanto più che la politica gioca al completo, soprattutto con la frustrazione dei democratici che sono da due anni sulla difensiva contro i repubblicani, che sentono di avere  un’occasione d’oro per lanciare una contro-offensiva che incontri un grande appeal popolare, e che sembrano voler effettivamente lanciare questa contro-offensiva (dopo il Wisconsin, l’Ohio e l’Indiana). Anche il cauto Obama sembra voler entrare in gioco, per tentare, alla fine si potrebbe pensare, di ripristinare a basso costo effettivamente la sua base politica alla sua sinistra, dal momento che è un governatore repubblicano ad essere il detonatore della cosa.
In questo tipo di circostanze, ci si dimentica la responsabilità iniziale, il governo federale (cioè Obama) ha molta più responsabilità per la sua politica durante la crisi, e per il suo rifiuto di assistere gli Stati dell’Unione in quanto tali. Ma non è molto grave o particolarmente sleale, la responsabilità, in ultima analisi, incombe su tutta la dirigenza, repubblicana e democratica che sia. Ciò che conta per noi, ovviamente, non è il problema politico, o da politicanti, ma se vi è la possibile sfida alla stabilità della situazione degli Stati Uniti in generale, e se la contestazione si estenderà; è questione di sapere se, in questa situazione, non ci sarà una “tempesta perfetta“, come evocato da Hillary Clinton per il Medio Oriente, in formazione sugli USA. A questo punto, si può semplicemente osservare che l’ipotesi non è del tutto assurda.
Comunque, finora la lezione principale è la constatazione rinnovata della grande potenza delle immagini, che assume una dimensione simbolica attraverso la diffusione da parte del sistema di comunicazione e, quindi, l’indiretta molto forte interconnessione tra gli eventi del mondo, eventi che non hanno apparentemente alcun legame tra di essi. Per la bellezza della cosa, sarebbe simpatico vedere gli Stati Uniti, che danno al mondo lezioni di “democratizzazione“, e che lo fanno anche a rischio di destabilizzare alcuni dei loro alleati strategici, trovarsi con un proprio movimento popolare che arriva a chiedere la “democratizzazione” della Gran Repubblica usurpata dal management.
fonte  

Traduzione di Alessandro Lattanzio

Pure Obama ha i suoi problemi "Huge protest march opposes Wisconsin cuts"

MadisonThe crowd in front of the Capitol building in Madison, Wisconsin
An estimated 75,000 workers and young people marched in the state capital of Wisconsin Saturday in the largest of a weeklong series of demonstrations. The protests involved teachers, firefighters and other government employees around the state, along with high school and college students and thousands of private sector workers.

In addition to those marching outside, some 8,000 protesters jammed inside of the capitol building in Madison, which has been occupied by thousands of workers and students since early last week. The huge crowd dwarfed a much smaller group of right-wing Tea Party protesters bused in to support Governor Scott Walker and the Republican-controlled state legislature.
A winter storm limited the crowds at the capital Sunday—the protests were largely confined to the inside of the Capitol building—but the turnout today could be the largest yet, as it coincides with a furlough day for some 70,000 public employees. The state’s previous governor, Jim Doyle, a Democrat, imposed the furlough.
Tens of thousands have descended on Madison to protest the plan by the newly elected Republican governor to close a $3.6 billion budget deficit over the next two years through draconian cuts in social services, including a $900 million cut in public education, and imposing a de facto 20 percent wage cut for public employees who will be forced to pay larger deductions for their pension and health care plans.
Walker is also seeking to gut collective bargaining rights for public employees in the state, which was the first in the nation to have a comprehensive agreement with government workers in 1959. The measure would end automatic dues deductions and require local votes each year to maintain union recognition. In addition unions would be barred from negotiating on any issue except wages, while raises could not exceed the rise in the Consumer Price Index unless approved by a public referendum.
While workers and young people have poured into the state capital all week long to fight all of these attacks, officials from the two largest public-employee unions, the Wisconsin State Employees and Wisconsin Educational Association Council (WEAC), have already offered to accept all of the Republican governor’s economic demands. The only thing they want in return is that he drop the proposal to do away with the dues checkoff system and restrict the unions’ role in bargaining away their members’ jobs, working conditions and living standards.
In a statement WEAC President Mary Bell said, “Ask any teacher, and they’ll tell you they didn’t get into this profession for the money. We have said all along that this isn’t about pay and benefits. Let’s be very clear: we are prepared to implement the financial concessions proposed to help our state in these tough times… We will meet the governor half way, but we will not be denied our right to collectively bargain.”
Bell signaled an effort to scale back the protests in Madison, calling on teachers to go back to work next week, ending the strike wave that culminated Friday in the shutdown of the school system in Milwaukee, the state’s largest. She said, “As Monday and Tuesday roll on, people who are supposed to be in class will be in class, and we will see what the week brings.”
But at a local union meeting Sunday, Madison teachers decided they would not report for work Monday, which is not a holiday in their district. The Wisconsin State Journal reported the teachers would go back to work on Tuesday. Madison teachers have been calling in sick since last Wednesday.
Meanwhile, Walker was sticking to his budget plan Sunday, in spite of offers by public worker unions to give him the financial concessions he wants if he drops efforts to repeal their bargaining rights. The Republican governor said that the budget repair bill’s cuts to public worker benefits and its repeal of union rights were both necessary to give state and local government the “flexibility” to manage the fiscal crisis.
He also threatened that 10,000 to 12,000 state employee jobs would be eliminated if the wage and benefit cuts were not put through. “I don’t want a single person laid off in the public nor in the private sector, and that’s why this is a much better alternative than losing jobs,” Walker told “Fox News Sunday.”
In a transparent effort to split the working class, Walker has attempted to win support for his right-wing plans by appealing to private sector workers who have been hit by wage and benefit concessions and mass layoffs in the state. Thousands of these workers, however, have joined the public-employee protests, recognizing that the attack on wages, benefits and workplace rights will have a devastating affect on all sections of the working class, private and public.
State Democratic politicians have hailed the capitulation by union officials to Walker’s demands for wage and benefit cuts and proposed a “compromise,” under which the workers accept the cuts in return for preservation of bargaining rights, dues checkoff and union recognition.
State Senator Jon Erpenbach issued a statement on behalf of the Democratic caucus in the state senate, which has gone into hiding in Illinois to block the legislation temporarily by depriving the legislature of a quorum. The statement reads: “I have been informed that all state and local public employees – including teachers – have agreed to the financial aspects of Governor Walker’s request. This includes Walker’s requested concessions on public employee health care and pension. In return they ask only that the provisions that deny their right to collectively bargain are removed. This will solve the budget challenge.”
State Senate Minority Leader Mark Miller added, “We continue to call on the governor and Republicans to allow us to get serious about addressing fiscal issues and creating jobs and drop the unrelated items that do nothing to help us balance our budget.”
The Obama administration has adopted the same posture—support for the cuts, while keeping the unions involved in the process and using them as an instrument for imposing sacrifices on the workers. New White House press secretary Jay Carney told reporters on Air Force One Friday that the president “is very understanding of the need for state governments, governors, state legislatures to reduce spending, to be—to make tough choices, to be fiscally responsible. He’s doing that at the federal level, and he understands that states need to do that at the state level.”

lunedì 21 febbraio 2011

Milleproroghe: ecco tutti i 'favori' del decretone di fine anno

Dall'aiutino a Parmalat a quelli per le banche, dalle sanatorie per la casta al sostegno per i sindaci. E poi le misure sociali e i provvedimenti per lo spettacolo. Il testo 'omnibus' ora passa alla Camera per l'ok definitivo

Ormai è una sorta di appendice della Finanziaria. La legge di Stabilità è blindata? I saldi di bilancio sono intoccabili e le modifiche al testo non devono contenere aumenti di spesa? Bene, allora l'assalto alla diligenza si concentra sul cosiddetto Milleproroghe, un provvedimento 'omnibus' che serve a dilazionare scadenze, a mettere toppe e a correggere errori disseminati qui e lì.

IL MAXIEMENDAMENTO. Il decreto è passato al Senato con oltre 20 voti di maggioranza e ora deve essere approvato in via definitiva dalla Camera entro il 27 febbraio, data limite per evitarne la decadenza. Ecco le principali misure economiche contenute nel maxiemendamento sul quale il governo ha chiesto la fiducia, azzerando l'estenuante discussione in merito alle modifiche proposte dai parlamentari.

I FAVORI AI POVERI. Intanto arrivano i fondi per il 5 per mille: si tratta di 300 milioni contro i 400 originari, ma è molto più degli appena 100 milioni di cui si è a lungo parlato. Ritorna poi la social card per le persone bisognose, che sarà gestita dagli enti caritativi (nei comuni con oltre 250mila abitanti) per un periodo sperimentale di un anno. Tornano anche i 100 milioni che erano stati promessi ai malati di Sla. E slitta al 31 dicembre 2011 la proroga del blocco degli sfratti per le categorie disagiate. È stata infine rinviata al primo novembre la restituzione delle tasse per i comuni colpiti dal terremoto abruzzese.

I FAVORI ALLA 'CASTA'. Va in soffitta la cura dimagrante voluta da Calderoli per gli organi di governo locale: le città con oltre un milione di abitanti potranno avere 60 consiglieri comunali invece che 48 (un favore a Milano?) e 15 assessori invece che 12 (un favore al traballante Alemanno?). Inoltre, tornano i gettoni di presenza per i consiglieri di quartiere nei comuni con almeno 250mila abitanti. Poi, nel provvedimento c'è una piccola sanatoria per i partiti che hanno fatto tardi a presentare le pratiche per i rimborsi elettorali. Inoltre, è stato inserito un condono per le affissioni abusive: candidati e partiti potranno evitare sanzioni pagando la modica cifra di 1000 euro per ogni provincia. I radicali calcolano che così le città perderanno circa 100 milioni di euro.

I FAVORI AI SINDACI. Tuttavia i comuni recuperano qualcosa e allentano la morsa asfissiante della manovra economica d'estate. Quelli in dissesto di bilancio potranno usare gli oneri di urbanizzazione fino al 75% per la spesa corrente ancora nel 2011 e nel 2012. Si ammorbidisce poi il tetto di spesa per interessi sul debito oltre il quale non si può aumentare il debito stesso: il blocca-mutui non scatta più nei comuni dove si spende più dell'8% di interessi rispetto alle entrate (tributi, trasferimenti, tariffe), ma quest'anno il limite passa dal 15 al 12%, sarà al 10% l'anno prossimo e solo dal 2013 arriverà all'8%. In più, si rinviano le liberalizzazioni: i comuni fino a 50mila abitanti potranno tenersi le società partecipate almeno fino al 2013, mentre la manovra estiva prevedeva una dismissione immediata per le città sotto i 30mila abitanti e consentiva di mantenere una sola società a quelle fino a 50mila. In più, entro marzo ci sarà un acconto ai comuni sugli importi dell'Irpef comunale incassati. Ed è spostato di un mese, dal 31 marzo al 30 aprile, il termine per dichiarare le case fantasma.

I FAVORI AI GOVERNATORI. Le Regioni in cui sia stato dichiarato lo stato di emergenza per calamità naturali potranno decidere aumenti dei tributi, delle addizionali e dell’imposta regionale sulla benzina. La Campania, in particolare, potrà aumentare l’addizionale all’accisa dell’energia elettrica per far fronte all’emergenza rifiuti. Poi c'è lo stanziamento di 100 milioni per le spese derivanti dalle alluvioni in Liguria, Veneto e Campania e nei comuni della provincia di Messina colpiti dalle forti piogge dell'ottobre 2009. "Ma sono soldi sottratti al miliardo che il ministero dell'Ambiente dovrebbe utilizzare per la prevenzione idrogeologica", lamentano gli ambientalisti. Dopo le proteste di Ischia, passa il mini condono edilizio che riguarda la Campania e che sancisce lo stop alle demolizioni delle abitazioni abusive destinate alla prima casa. Gli abbattimenti potranno continuare soltanto nei casi di riscontrati pericoli per la pubblica incolumità.

I FAVORI ALLE BANCHE. Le imposte anticipate iscritte nei bilanci delle banche, relative a svalutazioni di crediti non ancora dedotte dal reddito imponibile, vengono trasformate in crediti d’imposta. Per Tremonti si tratta di una misura fondamentale di rafforzamento patrimoniale degli istituti di credito nell'ottica di Basilea III. Cambia anche la tassazione dei Fondi comuni di investimento: si applica sul realizzato in capo ai sottoscrittori e non più sul maturato in capo ai fondi stessi. E' prorogato al 31 dicembre 2014 il termine per le Fondazioni bancarie entro il quale dovranno ridurre la loro partecipazione nelle banche popolari sotto lo 0,5% se il superamento di tale tetto deriva da concentrazioni. Dal primo luglio parte la riorganizzazione degli uffici della Consob, che però non sarà trasferita da Roma a Milano. Per le Poste c'è la possibilità di "acquistare partecipazioni anche di controllo nel capitale di banche", ma solo per la Banca del Sud. Previsto inoltre lo scorporo delle attività di Bancoposta per realizzare un soggetto bancario autonomo. Salta invece la norma sulla revisione del calcolo del tasso usuraio: le polemiche scatenate dalle associazioni dei consumatori su un suo possibile innalzamento hanno riportato il governo a più miti consigli.

IL FAVORE A PARMALAT.
E' stata una novità dell'ultima ora e sancisce che gli utili distribuiti agli azionisti non possono superare il 50%. Inoltre sono inefficaci tutte le modifiche a questa clausola concordataria (il concordato dura fino al 2020). Dunque, è salvo il gruzzoletto da 1,4 miliardi raccolto dall'ex commissario Enrico Bondi grazie agli accordi transattivi con le banche giudicate colpevoli per il crac di Collecchio. A proposito di latte e latticini, poi, è posticipato di altri sei mesi, al 30 giugno 2011, il pagamento delle multe relative alle quote latte attualmente previsto dai piani di rateizzazione; si tratta di un altro favore alla minoranza rumorosa di allevatori vicini alla Lega. In più, si riaprono i termini per i ricorsi del lavoro da parte dei precari: per tutto il 2011 si applicherà la norma del famigerato Collegato sul lavoro che fissava al 23 gennaio i nuovi termini per l’impugnazione. Slitta infine al 20 marzo l’obbligo di mediazione nelle controversie civili e commerciali. La procrastinazione è limitata però solo a cause condominiali e a incidenti stradali.

IL (PICCOLO) FAVORE ALLO SPETTACOLO. Dal primo luglio il biglietto del cinema costerà un euro in più. Le sale parrocchiali sono escluse. La tassa serve a coprire le agevolazioni fiscali del tax shelter e tax credit al settore dello spettacolo. In più, è in arrivo un aumento di 15 milioni al fondo unico (Fus). Reintegrate anche le provvigioni pubbliche per la stampa con 30 milioni sui 50 precedentemente tolti. Il fondo per l'editoria tocca così 166 milioni, di cui 86 sono i residui dello scorso anno. Alle tv e radio locali sono invece assegnati 15 milioni. Sul fronte del passaggio al digitale ci sono 30 milioni per favorire lo switch-off. È prorogato fino al 31 dicembre 2012, ma con una modifica dei criteri, il divieto di incroci proprietari tra settore della stampa e tv. Infine, è stata dilazionata al 31 marzo la riduzione dell’aliquota fiscale (dal 20 al 12%) con il conseguente aumento del montepremi (dal 58 al 70%) destinato ai giocatori del Bingo.



Motore di risposta

Trueknowlege, il sito in grado risolvere ogni dubbio.
Si chiama trueknowledge.com ed è già on line. Segni particolari: è il primo 'motore di risposta' del web. Lo ha messo a punto un gruppo di scienziati dell'università di Cambridge con l'obiettivo di cambiare per sempre le abitudini dei naviganti. Il sito non si limita, infatti, a cercare gli argomenti riconducibili alla parola chiave digitata dagli utenti, come fanno i maggiori motori di ricerca esistenti, primo fra tutti Google. Ma riesce a rispondere direttamente alle domande poste da chi lo utilizza attraverso una sofisticata tecnologia messa a punto in questi ultimi anni.
RISPOSTE PRECISE E DETTAGLIATE. È, insomma, un vero e proprio 'motore di risposta'. Chi lo ha già utilizzato, le pagine sono consultabili, giura che questa scoperta rappresenta il futuro del web. I più arditi arrivano a definirlo il primo sito intelligente della storia. Nella parte superiore della pagina c'è uno spazio bianco, simile a quello di Google, che invita a digitare una domanda.
Basta scrivere la propria curiosità (per il momento soltanto in inglese) per veder comparire una risposta dettagliata. Se per esempio se si scrive: «Quando è il compleanno di Bob Dylan?», appare una risposta secca e chiara: «Il compleanno di Bob Dylan è il 24 maggio».
NESSUN COLLEGAMENTO A SITI. Nessun rimando ad altre pagine internet, ad articoli o ricerche precedenti: a domanda diretta il sito risponde in modo diretto. Semplicemente «il motore è in grado di soddisfare milioni di domande, da quelle più curiose e particolari a quelle scientifiche», ha spiegato il co fondatore William Tunstall-Pedoe. «La novità è che non collega l'utente ad altre pagine, ma risponde alla domanda. E se non è in grado di farlo, spiega di non sapere la risposta».
Il sito non sa ancora tutto ma, continua Pedoe, «più informazioni riusciremo a immagazzinare maggiore sarà la sua efficienza. Con il tempo questo motore potrà trasformarsi nel più potente database di avvenimenti della nostra storia >>.

domenica 20 febbraio 2011

«Mio fratello è figlio unico»

A 30 anni dalla morte, parla la sorella di Rino Gaetano.
di Adelaide Pierucci
Aveva sette, otto anni Rino Gaetano quando il padre, nella loro casetta di Crotone, gli regalò una fisarmonica. Nacque così un mito, il songwriter italiano per eccellenza fuori dagli schemi, il giullare dei nonsense con troppi significati, che nelle sue canzoni di 30, 40 anni fa ci parla della nostra attualità.
Vedi Nel letto di Lucia e «i suoi ministri scaldapoltrone», Capofortuna, Le beatitudini, e Spendi spandi effendi, per finire con La 1100, in tema Fiat, e Ti ti ti dove si scaglia contro i politici italiani ( «A te che odi i politici imbrillantinati, che minimizzano i loro reati, disposti a mandar tutti a puttane, pur di salvare la dignità mondana...», che fa seguire alla stoccata contro i governanti corrotti quella ai politici di sinistra «Partono tutti incendiari e fieri, ma quando arrivano sono tutti pompieri»). Fino a Mio fratello è figlio unico.
UN CANTANTE ATTUALE. «Rino era davvero figlio unico», ha detto di lui a Lettera43.it la sorella, Anna Gateano.«Di una unicità riscoperta, ma credo non ancora capita appieno. Dicevano che le sue parole non avevano senso. Faceva paura scoprirlo. La canzone che più di tutte è ancora attuale? Forse Nel letto di Lucia: basta guardare agli scandali di letto della politica, ma anche Mio fratello è figlio unico, appunto. Quella canzone è un graffio al mio cuore».

La morte prematura e il ricordo dei fan

Rino è morto a Roma, in un incidente stradale, il 2 giugno del 1981. Per il trentennale la sorella, Anna Gaetano, ha in progetto un museo su di lui: foto, scritti, spartiti, dischi, vestiti di scena, e le chitarrine da quella wha wha all'ukulele. Ma a Rino sono già state dedicate sei strade, una piazza e una statua, libri e film. Un cantastorie entrato nella storia.
IL SUCCESSO TARDIVO. Quella notte del 2 giugno, Anna ricevette una telefonata dalla madre: «Rino ha avuto un incidente sulla Nomentana, si è rotto una gamba». Solo in ospedale capì che il fratello era gravissimo: «Fecero il giro telefonico di quattro, cinque ospedali in cerca di centri specializzati in craniolesi. Non ci fu niente da fare. Così, in veste di unica sorella, mi sono ritrovata a gestire il dolore di un fratello morto a 31 anni e la sua eredità poliedrica. E anche un successo tardivo, che fa gola, e invece doveva essere solo suo».
PAROLE ETERNE. Anna cerca di gestire il piccolo loculo al Verano, ricoperto delle scritte dei fan che citano le parole delle sue canzoni: «Chi vive in baracca, chi vive in eterno», «Bella Rino», « Katmandu».
Ma il ricordo che ha di lui, ovviamente, va al di là della sua immagine pubblica: «Per me Rino non era un cantante, un ragazzo che dal Folkstudio era salito all'Ariston, guardando oltre i giochi discografici, oltre il tran tran della politica e del quotidiano. Era solo mio fratello e con lui litigavo, se capitava, come succede spesso in famiglia. Non lo vedevo come un mito pur percependo la sua genialità. Che ancora a volte mi emoziona e mi stupisce», ha raccontato a Lettera43.it Anna, lustrando la pietra, aggiustando i fiori e le sigarette con cui Rino andava pure in scena.

L'eredità artistica e la Ballata di Renzo

La capacità di scrivere testi così intensi, Rino l'ha ereditata dalla madre, che scriveva poesia. «Ma noi siamo una famiglia di artisti: Sergio Cammariere è figlio di un fratello di mia madre. Anche nostra nonna era una donna affascinata dalla scrittura», precisa Anna. Proprio alla nonna, Rino ha dedicato la ballata burlesca I love you Maryanna, «Anche se qualcuno ha voluto leggerci altro, in quella canzone, compresa la parola marijuana. Ma Rino aveva dentro la famiglia e la Calabria».
UN DISCO MAI INCISO. I love you Maryanna fu il suo primo 45 giri registrato per la It e conteneva nel lato B Jaqueline. Era il 1973 e il suo amico del Folkstudio Antonello Venditti stava cominciando a scalare le classifiche con Roma Capoccia. Si ritiene che «Jaqueline fosse già stata proposta all'etichetta Bell Disc», ha riportato nel libro Rare Tracce Silvia D'Ortenzi, «insieme alla Ballata di Renzo, disco mai inciso, che in origine si chiamava Quando Renzo morì ero al bar».
TRAGICA PROFEZIA. Una canzone tragica e paradossale, sia per la vicenda raccontata, sia per la somiglianza di ciò che accadde la notte del 2 giugno 1981 allo stesso Rino Gaetano. Il brano racconta la storia di Renzo, che muore dopo essere stato investito da un'auto (Rino in realtà morì nello scontro tra la sua vettura e un camion sulla Nomentana) mentre i suoi amici stanno a chiacchierare al bar.
Il protagonista della canzone muore solo, dopo essere stato rifiutato da cinque ospedali per insufficienza di posti, gli stessi che respingeranno Rino per mancanza di attrezzature necessarie ai craniolesi. «Ma è solo una fanta-storia il fatto che Rino abbia fatto il giro degli ospedali in fin di vita. Fu solo un giro, drammatico, di telefonate», ha sottolineato la sorella . «La canzone è postuma. E non sarà l'unico inedito che sorprenderà».

I sospetti sulla morte

«Si è voluto insinuare che Rino avesse bevuto, abusasse di alcol e magari anche di droga. Ma i titoli dell'epoca parlarono solo di un incidente. Anche l'autopsia lo escluse, ma non basta», ha spiegato Anna Gaetano, precisando «Mio fratello, per dirlo con le parole di una sua canzone, non era né un santo, né eroe, ma infangare una morte è ingiusto. Fandonie. Come la storia che mio padre, da emigrante calabrese portiere a Roma, avrebbe cercato di frenare la smania di Rino per la musica. Mio padre era un cardiopatico, Rino irrefrenabile, aveva la musica nel sangue, figuriamoci come avrebbe mai potuto stargli dietro»
LA CRITICA ALLA SOCIETÁ. Rino giocava con la musica, ma la sua non era solo ironia. Non solo un gioco di parole. Se nell'anno dell'austerità e della carenza di benzina per Spendi spandi effendi si presentava in tivù con una pompa in mano per cantare che, mentre gli italiani erano a piedi, «Con la Spider coupè gitti alfetta a 200 c'è sempre una donna che t'aspetta sdraiata sul cofano dell'autosalone che ti dice prendimi maschiaccio libidinoso coglione...».
E in Ping Pong ha denunciato una stampa cieca, di facciata, che cambiando i soggetti, ha gli stessi limiti di quella attuale. L'incipit è tutto un programma: «Oggi il giornale ha un prezzo nuovo perché ha notizie più costose».
Anna Gaetano, però, non ha dubbi: c'è un passo in particolare nelle Beatitudini che racchiude tutta l'attualità di Rino «Beati i bulli di quartiere perché non sanno ciò che fanno. E i parlamentari ladri che sicuramente lo sanno». Sembra davvero scritta ieri.
Sabato, 19 Febbraio 2011


venerdì 18 febbraio 2011

Guai in Montenegro per B.

Anche la procura di Podgorica, capitale del Montenegro, sta per indagare su Silvio Berlusconi.
L'indagine nasce da una denuncia depositata il 16 febbraio presso gli uffici della procura generale da parte del partito di opposizione montenegrino Pzp, il cui annuncio fatto a fine gennaio era stato riportato da ANSAMed. Sotto accusa non solo il premier italiano, ma anche l'ex collega del Paese ex jugoslavo, Milo Djukanovic, per «aver inflitto danni incommensurabili al settore energetico del Montenegro e al popolo montenegrino con accordi segreti».
LA LOBBY DELL'ENERGIA. Il Pokret za promjene (tradotto in italiano Movimento per i cambiamenti, Pzp) punta il dito sulle intese siglate negli ultimi anni dal governo italiano e montenegrino, ipotizzando che dietro di esse vi sia un «piano di lobby» destinato a spogliare Podgorica della sovranità su un comparto nevralgico.

Il cavo della discordia

Nella lobby sarebbero coinvolte A2A e Terna. La prima ha vinto un appalto per la costruzione di quattro centrali elettriche ed è entrata con il 40% nel capitale della Epcg, società locale impegnata nella distribuzione di energia.
La seconda ha un pacchetto di minoranza in un'altra azienda montenegrina, la Cges, con la quale ha istituito una joint venture per la realizzazione di un cavo per la trasmissione di energia che passerà da una sponda all'altra dell'Adriatico. Da Tivat a Pescara. Un investimento di oltre 700 milioni di euro, per un totale di 415 chilometri, 390 dei quali posti in mare a impatto zero. Non altrettanto, secondo gli ambientalisti, quelli che saranno posti in Abruzzo, che devasterebbero il parco nazionale della Maiella.
UN SEGRETO CHE L'UE VUOLE SVELARE. I contenuti dell'accordo sono stati tenuti segreti dalle autorità montenegrine, ma non potranno rimanerlo a lungo, se il piccolo Stato della ex Jugoslavia vorrà seguire le disposizioni del Consiglio europeo collegate alla sua ammissione allo status di 'candidato' all'ingresso dell'Unione, che richiedono notevoli passi avanti sulla strada della trasparenza e della lotta alla corruzione.
Il Pzp sostiene che in quelle intese di trasparenza non ve ne sia affatto e accusa, oltre a Djukanovic che ha lasciato la poltrona di primo ministro a dicembre, dopo 20 anni, il suo vice Vujica Lazovic e il ministro dell'Economia Branko Vujovic. Oltre a Berlusconi, naturalmente.
Branko Radulovic, vicepresidente del partito di opposizione, non è tenero con l'Italia: «È la terza volta che tenta di occupare il Montenegro. Ci ha già provato nel 1918 e nel 1941 e abbiamo respinto gli assalti. Spero che ci riusciremo anche questa volta».
Venerdì, 18 Febbraio 2011

giovedì 17 febbraio 2011

Anonimous,"La prima guerra cibernetica"

Wikileaks, gli hacker e "La prima guerra cibernetica"
Le ambigue circostanze attorno all'arresto di Julian Assange per "reati sessuali" hanno dato l'avvio a quella che alcuni media mainstream hanno chiamato la "prima guerra cibernetica". Il Guardian per esempio, un altro partner di Wikileaks, ci avverte con questo titolo scioccante: “Contraccolpo WikiLeaks: gli hacker sostengono che la prima guerra cibernetica globale è cominciata". Alcune persone sospettano che questa sia un'operazione false flag intesa a tenere sotto controllo internet. Non è affatto un segreto che spesso degli hacker vengano reclutati dalle autorità governative per scopi di sicurezza informatica. Peiter Zatko, noto anche come "Mudge", è uno di loro. Qui vi è un estratto da un'intervista di Forbes a Assange in relazione al suo legame con Peiter Zatko:
Assange: Si, conosco Mudge. E' un tipo molto sveglio.
Greenberg: Ora Mudge sta guidando un progetto alla Defense Advanced Research Projects Agency del Pentagono per trovare una tecnologia che possa fermare le fughe di notizie, che sembra piuttosto attinente [sic] alla tua organizzazione. Puoi raccontarmi del tuo passato rapporto con Mudge?
Assange: Bene, ...nessun commento.
Greenberg: Facevi parte dello stesso ambiente di hacker? Quando eri un hacker di computer, devi averlo conosciuto bene.
Assange: Eravamo nello stesso ambiente. Parlavo con tutti in quell'ambiente.
Greenberg: Cosa pensi della sua attuale attività per impedire fughe di notizie digitali all'interno di organizzazioni, un progetto chiamato Cyber Insider Threat o Cinder?
Assange: Non ne so nulla.
Peiter Zatko è un esperto di guerra cibernetica. Ha lavorato per BBN Technolgies (controllata dalla Raytheon) con ingegneri "che realizzano ricerca e sviluppo avanzati per proteggere i dati del Dipartimento della Difesa... Zatko è concentrato su anticipare e proteggere contro la prossima generazione di minacce alle informazioni e alla sicurezza di rete di governi e reti commerciali". (Peiter "Mudge" Zatko, Information Security Expert Who Warned that Hackers "Could Take Down the Internet in 30 Minutes" Returns to BBN Technologies, Business Wire, 1° febbraio 2005 )
In un'altra intervista di Forbes, apprendiamo che Zatko è "un ricercatore di sicurezza informatica protagonista alla Defense Advanced Research Projects Agency [DARPA], il lato degli scienziati pazzi del Pentagono". Il suo progetto "mira a sbarazzare il mondo dalle fughe di notizie digitali". (Forbes) Sembra inoltre che vi sia un collegamento tra Zatko e l'ex hacker Jacob Appelbaum, un portavoce di Wikileaks. Zatko e Appelbaum facevano presumibilmente parte di un gruppo di hacker chiamato Cult of the Dead Cow.
Attualmente Appelbaum lavora per il Progetto Tor, un'iniziativa del United States Naval Research Laboratory. Gli sponsor di questo progetto elencati nel suo sito web sono: NLnet Foundation (2008-2009), Naval Research Laboratory (2006-2010), un anonimo ISP nordamericano (2009-2010), ha fornito fino a $100000. Google (2008-2009), Google Summer of Code (2007-2009), Human Rights Watch, Torfox (2009) e Shinjiru Technology (2009-2010) hanno dato a loro volta fino a $50k. Gli sponsor passati comprendono: Electronic Frontier Foundation (2004-2005), DARPA e ONR tramite il Naval Research Laboratory (2001-2006), Cyber-TA project (2006-2008), Bell Security Solutions Inc (2006), Omidyar Network Enzyme Grant (2006), NSF tramite la Rice University (2006-2007).
Zatko e Assange si conoscono l'un l'altro. Anche Jacob Appelbaum ha ricoperto un ruolo a Wikileaks. I vari collegamenti ci raccontano qualcosa in relazione all'entourage di Assange. Comunque, non ci forniscono prove che delle persone all'interno di queste diverse organizzazioni fossero dei sostenitori del progetto Wikileaks.
Sviluppi recenti: il ruolo del Frontline Club
Negli ultimi sette mesi, il Frontline Club basato a Londra è servito come "quartier generale" di fatto di Wikileaks nel Regno Unito. Il Frontline Club è un'iniziativa di Henry Vaughan Lockhart Smith, un ex capitano delle Guardie Granatieri britanniche. Secondo la NATO, Vaughan Smith è diventato un "giornalista di video indipendente [...] che ha sempre odiato la guerra, ma che è rimasto [...] amichevole verso i militari". (Across the Wire, New media: Weapons of mass communication, NATO Review, febbraio 2008)
Subito dopo il rilascio in libertà provvisoria, a Julian Assange è stato fornito rifugio all'Ellingham Manor di Vaughan Smith a Norfolk. Il Frontline Club è un'organizzazione di media dell'establishment. Vaughan Smith scrive per la NATO Review. (Vedi NATO Web TV Channel and NATO Nations: Accurate, Reliable and Convenient). La sua relazione con la NATO risale al 1998 quando ha lavorato come video giornalista in Kosovo. Nel 2010, è stato "assegnato a un plotone delle Guardie Granatieri britanniche" durante l'Operazione Moshtarak nella provincia di Helmand in Afghanistan. (PBS NewsHour, 19 febbraio 2010). Secondo il New York Times, il Frontline Club "ha ricevuto finanziamenti per i suoi eventi dall'Open Society Institute". (In London, a Haven and a Forum for War Reporters- New York Times, 28 agosto 2006)
Osservazioni conclusive: il racconto della guerra cibernetica
Ora Wikileaks viene utilizzata dalle autorità, particolarmente negli USA, per promuovere il racconto della guerra cibernetica, che potrebbe cambiare drammaticamente internet e soffocare la libertà di espressione che Wikileaks pretende di difendere. Peter Kornbluh, analista al National Security Archive, sostiene che "vi sarà molto strillare su Wikileaks e la nuova legge federale per punire, sanzionare e attaccare ferocemente organizzazioni come Wikileaks, in modo che le loro reazioni possano essere giudicate illegali". In definitiva, Wikileaks potrebbe mettere in moto, intenzionalmente o no, norme e regolamentazioni completamente nuove.

Italia . Nel decreto Milleproproghe del governo una ennesima beffa per i precari della scuola


Alla sentenza della Corte Costituzionale, cha ha bocciato le ‘code’ in graduatoria del ministro Gelmini, la maggioranza, attraverso un emendamento della Lega approvato in commissione Bilancio, risponde col congelamento delle graduatorie inserito nel decreto “mille proroghe” oggi al voto del Senato. In questo modo i precari che per due anni hanno subito l’umiliazione professionale di accettare qualunque supplenza, che si sono trovati costretti a lavorare in scuole private fantasma senza percepire un centesimo, pur di guadagnare i famosi 12 punti del servizio, si trovano oggi, con le graduatorie congelate, a non potere utilizzare quei punti guadagnati al prezzo di pesanti sacrifici. Inoltre, anche per le supplenze brevi, ai precari non sarà possibile andare a cercare lavoro in una provincia differente da quella in cui erano inseriti in graduatoria ad esaurimento, perdendo così anche l’ultima occasione di cumulare punti ed inseguire il miraggio di un contratto a tempo indeterminato. Commenta Alessandro Piccolo, della USB Scuola: “L’accanimento antimeridionale di stampo leghista che traspare da queste ultime mosse della maggioranza, incapace addirittura di una linea condivisa su scuole aperte o chiuse nel 150° anniversario dell’unità d’Italia, la dice lunga sulle capacità di questo esecutivo a risolvere i problemi reali della scuola”. “Per la scuola – prosegue il rappresentante USB – esiste un’unica soluzione: il ritiro di tutti i tagli passati e futuri e l’immissione in ruolo per tutti i lavoratori inseriti nelle graduatorie provinciali. Solo in questo modo si può porre concretamente fine alle ingiustizie sulla pelle dei precari e contenere il danno erariale derivante dalla sentenza della Consulta, con la conseguente infinita sequenza di ricorsi incrociati causati dall’incompetenza conclamata dei vertici del ministero. Ma non sarà – conclude Piccolo – che il criterio di merito con cui questi vertici vengono selezionati è basato sulla loro capacità di distruzione del pubblico per far ingrassare il privato?”.

PER BERLUSCONI GUANTANAMO NON VIOLA LA PRIVACY

20 ANNI DI FINTA OPPOSIZIONE
 La manifestazione del 13 febbraio per rivendicare la dignità delle donne è stata fatta oggetto non solo delle condanne scontate da parte dell'opinionismo filo-governativo, ma anche di molte critiche provenienti da aree di opposizione. Questo secondo tipo di obiezioni si è orientato nel senso del cosiddetto "benaltrismo", chiedendo come mai non si sia reagito prima a tutte le violazioni di diritti fondamentali avvenute negli scorsi anni. Ma questo tipo di critiche non considera che si può reagire solo a ciò di cui si è consapevoli o messi a conoscenza, perciò non vi è, in sé, nulla di sbagliato nel fatto che l'insofferenza e lo sdegno nei confronti di Berlusconi si siano "agganciati" ad un tema oggi al centro dell'attenzione. Il vero problema riguarda semmai il tentativo della guerra psicologica di rovesciare a proprio vantaggio questi slanci di ribellione, agitandovi davanti dei falsi bersagli, come appunto il "berlusconismo culturale", cioè l'idea che Berlusconi sia rappresentativo di vizi e tare storiche del popolo italiano, in questo caso del maschilismo.
In realtà in ogni Paese c'è tutto ed il contrario di tutto, ma si può considerare caratteristico di un popolo soltanto ciò che abbia tradizione e radicamento sociale, in modo da poter camminare con le proprie gambe. Se si fa un'analisi meno condizionata dagli slogan predominanti, ci si rende conto che è proprio la vitalità intrinseca del berlusconismo a risultare mancante, che il regime berlusconiano è un fenomeno posticcio, e che l'apparente forza di Berlusconi deriva esclusivamente dalla circostanza che i suoi avversari si dimostrano sempre, ed inspiegabilmente, paralizzati nei momenti decisivi.
Nella rappresentazione mediatica del conflitto permanente tra Berlusconi e la Magistratura rimane in ombra un evidente paradosso storico, riguardante il dato incontrovertibile che l'ascesa politica dell'attuale Presidente del Consiglio ha trovato le sue premesse e le sue condizioni nella dissoluzione per via giudiziaria del precedente assetto politico, quello che, con approssimazione giornalistica, viene definito "Prima Repubblica". Se la propaganda berlusconiana presenta le disavventure giudiziarie del Presidente del Consiglio come una conseguenza del suo ingresso in politica, la versione antiberlusconiana ribatte spesso, ed anche con dati di fatto, che in realtà questo ingresso in politica sarebbe stato motivato proprio dall'esigenza di trovare uno scudo, attraverso le leggi ad personam, contro le inchieste giudiziarie.
Anche la seconda - e molto più plausibile - narrazione non tiene però conto del dato che, negli anni precedenti alla candidatura di Berlusconi alla guida del governo, nel pieno della cosiddetta inchiesta "Mani Pulite", Berlusconi è stato risparmiato dall'accusa di versamento di tangenti. A suo tempo, pochi commentatori fecero notare quanto risultasse irrealistico che tra i finanziatori di Craxi non risultasse la presenza dello stesso Berlusconi; una circostanza assurda se si considera la massa di privilegi ed agevolazioni che gli erano stati elargiti dal potere politico di allora.
Un personaggio di assoluto rilievo nel panorama affaristico italiano, il padrone di Montedison Raul Gardini, fu spazzato via in poche settimane dall'inchiesta giudiziaria che lo riguardava; ed altrettanto avvenne al presidente dell'ENI, Gabriele Cagliari. La loro fine fu anche sancita dai rispettivi "suicidi", sui quali molti giornalisti si improvvisarono psicologi da strapazzo per garantircene l'attendibilità. Peraltro, nessuno dei tanti "suicidi" avvenuti all'epoca ebbe l'onore di essere oggetto di una seria inchiesta giudiziaria.
Di fronte alla geometrica potenza dimostrata dalle Procure nel liquidare Gardini e Cagliari, fa impressione l'incedere tardo ed esitante delle inchieste che hanno riguardato Berlusconi. Il giudice Di Pietro si dimise dalla Magistratura pochi giorni dopo aver assunto l'incarico di un'inchiesta riguardante Berlusconi, e quell'episodio oscuro non ha mai pesato sull'alone di "antiberlusconiano di ferro" dello stesso Di Pietro.
Se Berlusconi, che nel 2007 appariva politicamente defunto, poté rientrare alla grande, fu in parte per l'apertura di credito nei suoi confronti che gli fu assicurata dal segretario del Partito Democratico, Walter Veltroni; ma la "spallata" al governo Prodi arrivò da un'inchiesta giudiziaria che coinvolse il ministro della Giustizia, Clemente Mastella e dall'arresto della moglie di questi. Berlusconi deve perciò il suo grande ritorno nel 2008 in parte a Veltroni ed in parte alla Magistratura.
Se oggi i magistrati possono ottenere il rito immediato nei confronti di Berlusconi, lo si deve considerare esclusivamente merito suo, poiché per il più grave dei reati di cui è imputato, la concussione, è stato egli stesso a fornire le prove mentre lo commetteva. Per quanto concerne la prostituzione minorile, è stato ancora una volta Berlusconi a facilitare l'inchiesta giudiziaria, poiché, nonostante l'esplosione del caso "nipote di Mubarak", egli ha incautamente continuato a tenere i comportamenti incriminati.
Nel mito berlusconiano, sia nella sua versione positiva che in quella negativa, c'è quindi qualcosa che non funziona, ed anche la rappresentazione dello "scontro istituzionale" si scontra con la realtà di un Presidente del Consiglio fuori di testa, che si è cercato col lanternino i suoi guai giudiziari, a fronte di una Magistratura che procede di fronte all'evidenza con passo burocratico, senza dimostrare affatto il mitico "accanimento", e neppure un particolare zelo. Nell'ambito dei presunti "scontri istituzionali" viene dimenticato, o volutamente omesso, anche un altro dato di fatto, cioè che il presidente Napolitano nel novembre ultimo scorso salvò Berlusconi da un sicuro voto di sfiducia alla Camera con il pretesto dell'approvazione della Legge Finanziaria. Quel mese di tregua consentì alla ex maggioranza di ricomprarsi i voti necessari per la fiducia parlamentare, e la cosa più strana fu che i vari Fini, Casini, Bersani e Di Pietro si accodassero supinamente e senza protestare alle direttive di Napolitano.
Il vittimismo berlusconiano non può trovare nessun riscontro nei dati di fatto, e la circostanza che alcuni che si considerano oppositori si lascino ancora sedurre da questo vittimismo, al punto di voler considerare il sostegno a Berlusconi un gesto ribelle e trasgressivo rispetto all'ordine mondiale, costituisce appunto il segnale più certo dell'efficacia della guerra psicologica coloniale di cui l'Italia attualmente è bersaglio. Non si può comprendere nulla del colonialismo senza tener conto della categoria di guerra psicologica (psywar), e di tutte le tecniche con cui essa cerca di infantilizzare i popoli sottomessi, trasformando la condizione di sottomissione in un senso di inferiorità, che faccia considerare la sottomissione stessa come necessaria e desiderabile. Demoralizzazione e corruzione sono due armi complementari del dominio coloniale, perciò vanno sempre analizzate come due aspetti di un unico fenomeno.
Nell'ambito di questa psywar coloniale, si è fatto di tutto per costruire un'opinione pubblica assolutamente persuasa della rappresentatività del "berlusconismo", cioè del suo carattere inconfondibilmente "italiano", in modo che la eventuale caduta di Berlusconi possa diventare un pretesto per imporre espiazione e "sacrifici" a tutto il popolo italiano, che sarà inevitabilmente presentato come complice e corresponsabile delle malefatte del suo satrapo.
In realtà l'inesistenza del "berlusconismo culturale" è dimostrata dal fatto che ogni qual volta Berlusconi si sia trovato in difficoltà, egli ha dovuto cercare il suo supporto ideologico/narrativo in modelli di importazione. Che un capo di governo indagato rivendichi la difesa della propria privacy, non è una semplice manifestazione di faccia tosta, ma costituisce un'operazione ideologica sofisticata, che non è certo alla portata di un deficiente come Berlusconi o di un galoppino come Giuliano Ferrara. Infatti si tratta di una "Ideologia Tedesca".
Quando si è dovuto trasmettere un film da contrapporre ad "Il Caimano" di Nanni Moretti, Rai 2 non ha trovato altro che un film tedesco del 2006: il pluri-premiato "Le Vite degli Altri", il cui tema dichiarato sarebbe appunto la privacy violata dall'occhio invadente ed intrusivo del comunismo. In realtà il film è un'abile mistificazione che compie il tipico gioco delle tre carte, in cui il vero oggetto del contendere viene dissimulato attraverso un fattore di distrazione. Nel film vediamo un intellettuale della Germania Est, un privilegiato del regime, che tradisce il sistema di cui fa parte collaborando con la guerra psicologica della Germania Ovest; ma dato che la cattivissima polizia segreta, la Stasi, per cercare le prove del tradimento, gli ha piazzato dei microfoni in casa, ecco che allora la collaborazione con il nemico ci viene presentata dal film come un dettaglio irrilevante di fronte allo scandalo dell'intimità violata.
Un film del genere va ben oltre la semplice propaganda, infatti cerca di fabbricare una falsa memoria storica circa tutti gli eventi che hanno portato alla fine del cosiddetto "Socialismo Reale" dell'Est-Europa. Agli ex Tedeschi dell'Est il film dice: sì d'accordo, avevate il lavoro, la casa, le garanzie sociali, l'assistenza sanitaria onnicomprensiva e del tutto gratuita, ma non eravate felici perché la polizia comunista violava la vostra privacy, e per questo vi siete ribellati andando ad abbattere il Muro di Berlino. In questo modo la realtà storica viene letteralmente rovesciata, cercando di nascondere che le oligarchie affaristiche oggi dominanti nell'Europa dell'Est hanno la loro origine proprio nei servizi segreti. In Russia, non a caso, il vecchio KGB è diventato la Gazprom, cioè l'azienda che gestisce il business del petrolio e del gas. In altri Paesi dell'Est Europa gli ex agenti segreti sono diventati invece fiduciari delle multinazionali straniere.
Quindi il socialismo reale non è crollato per le sue difficoltà economiche o per il malcontento dal basso, ma per il paradosso dei regimi comunisti già previsto da Bakunin centocinquanta anni fa, e cioè che i controllori sarebbero sfuggiti ad ogni controllo, trasformando così i loro privilegi parziali in privilegio assoluto.
Nel film tedesco il personaggio dello scrittore è un privilegiato del regime che, insieme con i privilegi che già possiede, rivendica anche quello di non essere controllato. Ecco che il mito della originalità ideologica del berlusconismo si appanna un bel po'. C'è anche da rilevare nel film lo sfruttamento di un pregiudizio piuttosto radicato nella sinistra attuale, e cioè che la cultura conferisca una sorta di alone di innocenza, per cui un intellettuale o uno scrittore non possono essere delle spie. In effetti nel film il personaggio dello scrittore è una sorta di viscido doppiogiochista che ricorda figure realmente esistenti, come il cecoslovacco Vàclav Havel, cioè un agente segreto con un piede nei servizi segreti del proprio Paese ed un altro nei servizi segreti stranieri. Queste figure di intellettuale doppiogiochista, nei momenti di passaggio di regime, svolgono anche una funzione di mediazione tra interessi locali e stranieri. Ogni riferimento al ruolo attuale di El Baradei in Egitto è del tutto casuale.
Il film tedesco quindi considera un crimine caratteristico del comunismo quello di controllare i privilegiati non riconoscendogli l'ulteriore privilegio della privacy. La privacy è infatti un privilegio dei ricchi e potenti, mentre i poveri non se la possono permettere. Se, invece di infastidire un privilegiato, la Stasi avesse sequestrato un povero disgraziato qualsiasi e lo avesse condotto in una sorta di Guantanamo per farlo confessare con la tortura, allora nessuna "privacy" sarebbe stata violata e tutto sarebbe a posto. Dagli Stati Uniti ci hanno appena fatto sapere che Guantanamo non si chiude, quindi Guantanamo non ha niente di comunista.

martedì 15 febbraio 2011

Gli Anonimus hannoStuxnet ?


GLI ANONYMOUS PRENDONO POSSESSO DI STUXNET, UNO DEI WORM PIU' PERICOLOSI DI SEMPRE  STRUTTURATO PER COLPIRE RAFFINERIE, INDUSTRIE E PERFINO IMPIANTI DI ARRICCHIMENTO DELL'URANIO

Cos’è Stuxnet? Uno dei più pericolosi worm mai creati, capace di propagarsi via Internet infettando i sistemi Windows. Naturalmente portato per rendere le memorie di massa rimovibili degli ulteriori ed efficacissimi portatori di contagio, Stuxnet tende all’invisibilità per massimizzare la propria portata virale. Praticamente innocuo nei normali sistemi Windows è studiato per attivarsi solo in presenza di un particolare PLC (Programmable Logic Controller) realizzato dalla Siemens. Questo PLC non è altro che un piccolo sistema di controllo integrato in applicazioni industriali che presiede ogni sorta di processo automatizzato. Per questo gli obiettivi di Stuxnet non sono i pc domestici, ma le fabbriche, gli impianti chimici, le raffinerie di petrolio e le centrali nucleari. Questi PLC sono spesso controllati da computer e Stuxnet colpisce là dove trova il software di controllo Siemens SIMATIC WinCC/Step7 e solo questo. Dov’è allora il problema? Il fatto è che la stragrande maggioranza dei grandi impianti industriali ed energetici adotta proprio sistemi Siemens

chi governa l'Europa ?

Nonostante l'opposizione  irlandese,unico stato in Europa,in merito al trasferimento dati personali di cittadini europei nei confronti di Israele,con la scusa dei movimenti bancari,l'UE autorizza tale trasferimento
L'Irlanda Palestine Solidarity Campaign (IPSC) ha condannato oggi la decisione della Commissione europea che ha dichiarato che "Israele prevede un livello adeguato di protezione dei dati personali", dando così il via libera per "il trasferimento dei dati personali dei cittadini europei verso Israele" [1]. Il governo irlandese aveva precedentemente tentato di bloccare questo rapporto di condivisione dei dati, ma senza alcun risultato.   Condannando l'approvazione, IPSC Nazionale presidente Freda Hughes ha dichiarato: "Questa è una mossa oltraggiosa per conto della Commissione europea.Israele è un paese che ha utilizzato i passaporti dei cittadini irlandesi, tedeschi, inglesi e francesi al fine di extra-giudizialmente assassinare un membro di Hamas a Dubai lo scorso anno - e non vi è alcun motivo di credere che questo fosse il primo o unico tale azione illegal nel suo genere. Quindi alla Commissione per consentire il trasferimento di dati personali dei cittadini dell'UE a questo stato canaglia sarebbe ridicolo se non fosse una questione palesemente grave.  Questa mossa lascerà milioni di persone potenzialmente aperti ai furti di identità sponsorizzato dallo stato del genere si è assistito a Dubai lo scorso gennaio, e in effetti sarebbe una tacita accettazione della legittimità di tali atti di terrorismo di stato effettuato da Israele ".

  La signora Hughes ha anche criticato il carattere partigiano dell'Unione europea quando si tratta di Israele, dicendo: "Questo è parte di una tendenza più ampia all'interno della UE, le quali, nonostante le occasionali dichiarazioni mealy a bocca criticare Israele violazioni dei diritti umani, l'UE ei suoi Stati membri hanno è occupato di sviluppo e radicamento rapporti economici e simbolici con Israele.Ad esempio, "ricerca scientifica" è una forma estremamente lucrativo della cooperazione dell'UE con Israele. Israele prende parte a più di 800 programmi con le università e le imprese europee, per un valore totale di € 4,3 miliardi.  Entro il 2013 si prevede che Israele avrà ricevuto più di € 500 milioni di dollari di sovvenzioni UE. La gente dovrebbe essere indignato che il rappresentante della Commissione europea in Irlanda, Maire Geoghegan-Quinn, è quella gestire tali sovvenzioni.  Tra i beneficiari sono i responsabili delle armi come Elbit e Israele Aerospace Industries, che produce i droni e aerei da guerra utilizzate regolarmente ad attaccare la gente di Gaza ".
. La signora Hughes ha ribadito chiamare l'IPSC per porre fine all'impunità di Israele e, in particolare per la sospensione di Israele dalla dell'Accordo Euro-Med, dicendo: "Israele non teme ripercussioni per le sue azioni da parte degli Stati dell'UE o perché queste istituzioni continuano a permettere che di agire con impunità.  L'accordo euromediterraneo tra Israele e l'Unione europea dà l'accesso privilegiato ad Israele di mercato dell'UE.  L'articolo 2 del presente accordo rende chiaro che tale accesso è subordinato al rispetto di Israele "diritti umani e dei principi democratici", che si dice che costituiscono "un elemento essenziale" dell'accordo. Israele ha palesemente violato il diritto internazionale, in molte occasioni e deve essere sospesa a questo accordo preferenziale su questa base - ma non uno Stato membro dell'UE o il commissario europeo ha mai sollevato questa possibilità.Come tale, ci si deve chiedere seri interrogativi circa l'impegno dell'UE per la tutela dei diritti umani ".

  La signora Hughes ha concluso: "Vorrei consigliare a chiunque interessato a questa tendenza di una maggiore-israeliano di cooperazione UE - ciò che corrisponde in pratica a Israele gratificante per la sua terrorisation dei palestinesi - a leggere l'eccellente libro di Cronin, David in materia, in Europa Alleanza con Israele: Aiutare l'Occupazione ".



La commissione Europea ha riconosciuto formalmente lo Stato di Israele come un paese con adeguato livello di protezione dei dati personali nei trasferimenti di informazioni dall’Unione Europea, in conformità con l’art. 25 della Direttiva 95/46/CE.
La decisione, indirizzata a tutti gli stati membri, si riferisce ai trasferimenti automatici di dati personali dai paesi dell’Unione Europea e ai trasferimenti di dati non automatizzati che subiscono un ulteriore procedimento automatico nello Stato di Israele.
Il recepimento della decisione, pubblicata il 31 gennaio, permetterà alle aziende pubbliche o private degli stati membri il trasferimento di dati personali verso centri di raccolta dati in Israele senza restrizioni.