Nessuno nelle regioni occidentali della Germania,
compresa la citta’ di prima linea di Berlino Ovest, ha il diritto di
portare sul banco degli accusati o addirittura condannare i miei
compagni coimputati, me o qualsiasi altro cittadino della RDT, per
azioni compiute nell’adempimento dei doveri emananti dallo Stato RDT.
Se parlo in questa sede, lo faccio solo per rendere
testimonianza alle idee del socialismo e per un giudizio moralmente e
politicamente corretto di quella Repubblica Democratica Tedesca che piu’
di cento stati avevano riconosciuto in termini di diritto
internazionale. Questa Repubblica, che ora la RFT chiama Stato illegale e
ingiusto, è stata membro del Consiglio di Sicurezza dell’ O.N.U., che
per qualche tempo ha anche presieduto, e ha presieduto per un periodo la
stessa l’Assemblea generale. Non mi aspetto certo da questo processo e
da questo Tribunale un giudizio politicamente e moralmente corretto
della RDT, ma colgo l’occasione di questa messa in scena politica per
far conoscere ai miei concittadini la mia posizione.
La situazione in cui mi trovo con questo processo
non è un fatto straordinario. Lo Stato di diritto tedesco ha già
perseguitato e condannato Karl Marx, August Bebel, Karl Liebknecht e
tanti altri socialisti e comunisti. Il terzo Reich, servendosi dei
giudici ereditati dallo Stato di diritto di Weimar portò avanti
quest’opera in molti processi, uno dei quali io stesso ho vissuto in
qualità di imputato. Dopo la sconfitta del fascismo tedesco e dello
Stato hitleriano, la RFT non ha avuto bisogno di cercarsi nuovi
procuratori della repubblica e nuovi giudici per riprendere a
perseguitare penalmente in massa i comunisti, togliendo loro il lavoro e
il pane nei tribunali del lavoro, allontanandoli dagli impieghi
pubblici tramite i tribunali amministrativi o perseguitandoli in altri
modi. Ora capita a noi quello che ai nostri compagni della Germania
occidentale era già capitato negli anni ‘50. Da circa 190 anni è sempre
lo stesso arbitrio che si ripete. Lo Stato di diritto della Repubblica
Federale Tedesca non è uno stato di diritto ma uno stato delle destre
[gioco di parole in tedesco, N.d.T.].
Per questo processo, come per altri in cui altri
cittadini della RDT vengono perseguitati per la loro contiguità col
sistema di fronte ai tribunali penali o del lavoro, sociali o
amministrativi, c’è un argomento principe che viene usato. Politici e
giuristi sostengono: dobbiamo condannare i comunisti perchè non lo
abbiamo fatto con i nazisti. Questa volta dobbiamo fare i conti con il
nostro passato. A molti sembra un ragionamento ovvio, ma in realtà è
totalmente falso. La verità è che la giustizia tedesco‑occidentale non
poteva punire i nazisti perchè i giudici e i procuratori della
repubblica non potevano punire se stessi. La verità è che questa
giustizia della Germania Federale deve il suo attuale livello, comunque
lo si voglia giudicare, ai nazisti di cui ha assunto l’eredità. La
verità è che i comunisti e i cittadini della RDT vengono perseguitati
oggi per le stesse ragioni per cui sono sempre stati perseguitati in
Germania. Solo nei 40 anni di esistenza della RDT le cose sono andate in
senso opposto. E’ con questo spiacevole inconveniente che bisogna ora
fare i conti. Il tutto naturalmente nel pieno rispetto del diritto. La
politica non c’entra assolutamente niente!
I giuristi più eminenti di questo paese, tanto dei
partiti di maggioranza che della SPD, giurano che il nostro processo
altro non è che un normale processo penale, non un processo politico,
non una messa in scena. Vengono arrestati i membri di uno dei più alti
organismi statali del paese confinante e si dice che però la politica
non c’entra niente. Si contestano ai generali della contrapposta
alleanza militare le decisioni prese, ma si sostiene che la politica non
c’entra niente. Quelle stesse personalità che ieri venivano ricevute
con tutti gli onori come ospiti di stato e interlocutori degli sforzi
congiunti per impedire che potesse mai più scaturire una guerra dal
suolo tedesco, vengono oggi etichettate come criminali. Ma anche questo
non avrebbe niente a che fare con la politica.
Si mettono sotto accusa i comunisti, che da quando
sono apparsi sulla scena politica sono sempre stati perseguitati, ma
nella RFT oggi tutto ciò non avrebbe niente a che fare con la politica.
Per me e, credo, per chiunque non sia prevenuto, è
evidente che questo processo è politico come solo può esserlo un
processo contro la dirigenza politica e militare della RDT. Chi lo nega
non sbaglia, chi lo nega mente. Mente per ingannare ancora una volta il
popolo. Con questo processo si fa proprio ciò di cui noi veniamo
accusati: ci si sbarazza degli avversari politici con i mezzi del
diritto penale. Ma naturalmente tutto avviene secondo la legge.
Anche altre circostanze mostrano senza ombra di
dubbio che con questo processo si perseguono fini politici. Come mai il
cancelliere federale, come mai il signor Kinkel, già capo dei servizi
segreti, poi ministro della giustizia e infine ministro degli esteri
della RFT si sono tanto impegnati per riportarmi a qualsiasi costo in
Germania e rinchiudermi nel carcere di Moabit dove sono già stato sotto
Hitler? Come mai il cancelliere ha lasciato che io volassi a Mosca per
poi far pressioni su Mosca e sul Cile perché mi consegnassero, contro
ogni principio del diritto internazionale? Come mai i medici russi che
avevano fatto la diagnosi giusta al primo esame l’hanno poi dovuta
falsificare? Come mai io e i miei compagni, che di salute non stanno
tanto meglio di me, veniamo trascinati di fronte al popolo come facevano
anticamente gli imperatori romani con i loro avversari prigionieri?
Non so se tutto questo abbia una spiegazione
razionale. Forse si conferma il detto antico che coloro che Dio vuole
perdere prima li acceca. Una cosa comunque è chiara, ed è che tutti
quegli uomini politici che un tempo mi chiedevano udienza ed erano
felici di potermi a loro volta ricevere, non usciranno indenni da questo
processo. Anche i bambini in Germania sapevano che degli uomini erano
stati uccisi al muro e che tra i politici viventi il massimo
responsabile del muro ero io, presidente del Consiglio Nazionale della
Difesa (CND), segretario generale, presidente del Consiglio di Stato
della RDT. Non ci sono perciò che due sole possibilità: la prima è che i
signori politici della RFT abbiano coscientemente, liberamente e
persino avidamente cercato di avere rapporti con un assassino. La
seconda è che essi coscientemente e con soddisfazione lasciano adesso
che un innocente venga incolpato di omicidio. Di queste due possibilità
nessuna torna a loro onore. Una terza possibilità non c’è. Ma chi
accetta un dilemma di questo genere e risulta perciò comunque, tanto in
un caso come nell’altro, una persona priva di carattere, o è cieco
oppure persegue altri fini che gli premono più del proprio onore.
Ammettiamo pure che nè’ il signor Kohl, nè il signor
Kinkel, nè gli altri signori ministri e dirigenti di partito della
Repubblica Federale Tedesca siano ciechi (cosa che non mi sento affatto
di escludere). Rimane, come scopo politico di questo processo, la
volontà di discreditare totalmente la RDT e con essa il socialismo in
Germania. Il crollo della RDT e del socialismo in Germania e in Europa
evidentemente ancora non gli basta. Devono eliminare tutto ciò che può
far apparire questo periodo in cui gli operai e i contadini hanno
governato in una luce diversa da quella della perversione e del delitto.
La vittoria dell’economia di mercato (come chiamano oggi
eufemisticamente il capitalismo) deve essere assoluta, e così la
sconfitta del socialismo. Si vuole fare in modo, come diceva Hitler
prima di Stalingrado, che quel nemico non si rialzi mai più. I
capitalisti tedeschi in effetti hanno sempre avuto un’inclinazione per
l’assoluto.
Questa finalità del processo, questa volontà di
uccidere ancora una volta il socialismo già dato per morto, mostra quale
sia il giudizio che il signor Kohl, il governo e anche l’opposizione
della RFT danno della situazione. Il capitalismo ha vinto economicamente
scavandosi la fossa, cosi come aveva fatto Hitler vincendo
militarmente. In tutto il mondo il capitalismo è entrato in una crisi
priva di sbocchi. Non gli è rimasta altra scelta che sprofondare in un
caos ecologico e sociale oppure accettare la rinuncia alla proprietà
privata dei mezzi di produzione e quindi il socialismo. Ambedue le
alternative significano la sua fine. Ma per i potenti della Repubblica
Federale Tedesca il pericolo più grave è chiaramente il socialismo. E
questo processo deve servire a prevenirlo, così come deve servire a
prevenirlo tutta la campagna contro la ormai scomparsa RDT, che deve
essere marchiata come stato ingiusto e illegale.
Tutti i casi di morte per ragioni non naturali nel
nostro paese ci hanno sempre colpito. Le uccisioni al muro non solo ci
hanno colpito umanamente, ma ci hanno anche danneggiati politicamente.
Più di ogni altro io porto dal maggio 1971 il peso della responsabilità
politica del fatto che si è sparato, in base alle disposizioni sull’uso
delle armi da fuoco, contro chi cercava di attraversare senza
autorizzazione il confine tra la RDT e la RFT, tra il Patto di Varsavia e
la NATO. E’ una pesante responsabilità, certo. Dirò più avanti perché
me la sono assunta. Ma ora, in sede di definizione di quella che è la
finalità politica di questo processo, non posso fare a meno di
sottolineare anche il tipo di mezzi che vengono utilizzati per cercare
di raggiungere il fine di diffamare la RDT. I mezzi utilizzati sono i
morti al muro. Questi morti devono servire e servono a rendere
appetibile ai media questo processo, come altri in precedenza. Tra i
morti mancano però le guardie di confine della RDT assassinate. Abbiamo
già visto, e soprattutto voi avete già visto, come le immagini dei morti
siano state oggetto di mercato, senza rispetto per la pietà e la
decenza. Questi sono i mezzi con cui si fa politica e si crea il giusto
clima. Così si usano, anzi cosi si abusa dei morti nella lotta che i
padroni conducono per mantenere la proprietà capitalistica. Perchè di
questo e niente altro si tratta nella lotta contro il socialismo. I
morti servono a mostrare quanto la RDT e il socialismo fossero inumani e
anche a sviare l’attenzione dalla miseria del presente e dalle vittime
dell’economia di mercato. Tutto ciò viene fatto democraticamente,
legalmente, cristianamente, umanamente e per il bene del popolo tedesco.
Povera Germania!
E ora entriamo nel merito. I procuratori della città
di prima linea ci accusano di omicidio come criminali comuni. Dato che
personalmente non abbiamo ammazzato nessuna delle 68 persone la cui
morte ci viene contestata nell’accusa, e dato che evidentemente non
abbiamo nemmeno ordinato in precedenza che fossero uccisi, ne abbiamo in
qualche modo provocato la loro morte, ecco che l’accusa, a pagina 9, mi
contesta letteralmente:
« è... di aver ordinato, in qualità di segretario
del Consiglio Nazionale della Difesa e responsabile dei problemi della
sicurezza del CC della SED, di rafforzare le opere di confine intorno a
Berlino (ovest) e gli sbarramenti di confine con la RFT per rendere
impossibile il passaggio ».
Più avanti l’accusa mi contesta di aver partecipato in 17 sedute del CND dal 29/1l/1961 all’ 1/7/1983 alle decisioni di:
« costruire ulteriori sbarramenti di mine a strappo
(dove la parola “ulteriori” fa capire che le forze armate sovietiche
avevano già installato questi sbarramenti);
migliorare il sistema di sicurezza del confine e l’addestramento all’uso delle armi da parte delle guardie confinarie;
impedire gli sconfinamenti».
Mi si contesta inoltre di «aver dichiarato il 3/5
1974 che bisognava far ricorso senza scrupoli alle armi da fuoco» (cosa
peraltro non vera) e infine di «aver votato a favore del progetto di
legge confinaria entrato in vigore il 1° maggio l982».
Le accuse contro di me, o contro di noi, si
riferiscono dunque a decreti del Consiglio Nazionale della Difesa,
decreti di un organo costituzionale della RDT. Oggetto del procedimento è
dunque la politica della RDT, sono le decisioni prese dal CND per
difendere e preservare la RDT come Stato. Questo procedimento serve a
criminalizzare questa politica. La RDT deve essere marchiata come Stato
illegale e ingiusto e tutti coloro che l’hanno servita devono essere
bollati come criminali. La persecuzione contro decine di migliaia ed
eventualmente centinaia di migliaia di cittadini della RDT, di cui già
parla la procura: questo è il vero scopo di questo procedimento,
preparato da processi‑pilota contro guardie di confine e accompagnato da
innumerevoli altri procedimenti giudiziari discriminatori dei cittadini
della RDT, condotti di fronte a tribunali civili, sociali, del lavoro o
amministrativi, nonché da moltissimi atti amministrativi. Non è in
gioco dunque solamente la mia persona o quella degli alai imputati di
questo processo. E’ in gioco molto di più. E’ in gioco il futuro della
Germania e dell’Europa, anzi del mondo che, con la fine della guerra
fredda e con la nuova mentalità, sembrava dovesse entrare in una fase
tanto positiva. Qui non solo si prosegue la guerra fredda, ma si
vogliono gettare le fondamenta di un’Europa dei ricchi. L’idea della
giustizia sociale deve essere soffocata una volta per tutte. Bollarci
come assassini serve a questo.
Io sono l’ultimo a oppormi a norme morali e legali
che servano a giudicare e anche condannare gli uomini politici. Ma tre
condizioni devono essere soddisfatte:
Le norme devono essere formulate esattamente in precedenza.
Esse devono valere allo stesso modo per tutti gli uomini politici.
La sentenza deve essere pronunciata da un tribunale
al di sopra delle parti, un tribunale dunque che non deve essere
composto né da amici né da nemici degli accusati.
Mi sembra che si tratti di condizioni ovvie, eppure
nel mondo attuale non mi sembra che possano ancora essere soddisfatte.
Se voi oggi sedete in giudizio contro di noi, lo fate come tribunale dei
vincitori contro i vinti. Questo fatto é espressione dei rapporti di
forza reali, ma non può pretendere validità giuridica né costituire un
atto di giustizia.
Basterebbero questi argomenti a dimostrare
l’illegalità dell’accusa. Ma poiché non ci sottraiamo al confronto
neanche nel particolare, voglio dire io quel che l’accusa, o per
malafede o per cecità, non dice.
Abbiamo già citato le parole con cui l’accusa inizia l’enumerazione cronologica dei fatti che ci vengono contestati:
« I1 12 agosto 1961 l’imputato Honecker, in qualità
di segretario del CND e responsabile dei problemi della sicurezza del CC
della SED ordinava di rafforzare le opere di confine intorno a Berlino
(ovest) e gli sbarramenti di confine con la RFT per rendere impossibile
il passaggio ».
Questo modo di vedere la storia è assai eloquente.
Il responsabile dei problemi della sicurezza del CC della SED nel 1961
dava disposizioni su un fatto che poteva cambiare la storia del mondo!
Qui si supera anche l’autoironia dei cittadini della RDT che chiamavano
il loro paese «la più grande RDT del mondo». Va bene che oggi Enno von
Löwenstein cerca di ingigantire la RDT per dare così più valore alla
vittoria della RFT, ma neanche quest’ala destra del giornalismo politico
tedesco riesce a fare della RDT una grande potenza mondiale. Questo
rimane prerogativa dell’«autorità più obiettiva del mondo», la procura
della repubblica. Ciascuno è padrone di rendersi ridicolo di fronte alla
storia a proprio piacimento. Ma in ogni caso la costruzione del muro fu
decisa a Mosca il 5/8/1961 in una riunione degli Stati del Patto di
Varsavia. In quella alleanza tra i paesi socialisti la RDT era un membro
importante, ma non la potenza guida. Questo il tribunale lo potrebbe
dare per assodato senza bisogno di dimostrazione.
Dato che noi; come già ha detto Endash; di persona
non abbiamo ammazzato nessuno, né abbiamo direttamente ordinato di
ammazzare nessuno, l’azione omicida viene ravvisata nella costruzione
del muro, nell’averlo tenuto in piedi e nell’imposizione del divieto di
lasciare la RDT senza autorizzazione statale. E naturalmente questo non
c’entrerebbe affatto con la politica. Così almeno sostiene la
giurisprudenza tedesca. Ma non potrà sostenerlo di fronte alla storia o
al raziocinio umano. Non farà altro che tradire ancora una volta le sue
origini e mostrare di quale spirito sia figlia e dove stia andando la
Germania.
Tutti noi che avevamo a quell’epoca responsabilità
di governo nei paesi del Patto di Varsavia prendemmo quella decisione
politica collettivamente. Non lo dico per scaricarmi dalle mie
responsabilità attribuendole ad altri; lo dico soltanto perché così è
stato e non altrimenti e io sono convinto che quella decisione di
allora, del 1961, fosse giusta e tale sarebbe rimasta finché non fosse
terminato lo scontro tra USA e URSS. Quella decisione politica e i
convincimenti che la dettarono costituiscono appunto l’oggetto di questo
processo. Bisogna essere ciechi o chiudere consapevolmente gli occhi
davanti agli avvenimenti del passato per non riconoscere che questo è un
processo politico dei vinti contro i vincitori, per non capire che esso
significa deformare la storia per motivazioni di ordine politico. Voi
ritenete che quella decisione politica fosse sbagliata e considerate me e
i miei compagni responsabili penalmente per i morti ammazzati al muro.
Ebbene io vi dico che la decisione che voi ritenete giusta avrebbe
causato migliaia o milioni di morti. Di questo ero e sono tuttora
convinto e credo ne siano convinti anche i miei compagni. è per questa
convinzione politica che ci troviamo qui davanti a voi. E voi ci
condannerete perché avete un’opinione politica diversa dalla nostra.
Come e perché si sia giunti alla costruzione del
muro non sembra che interessi la pubblica accusa. Su questo l’accusa non
spende una parola. Cause e circostanze vengono del tutto ignorate, la
catena degli avvenimenti storici viene arbitrariamente spezzata. Erich
Honecker ha costruito e tenuto in piedi il muro. Stop. Questa é la
rappresentazione semplicistica che i giuristi tedeschi riescono a dare
della storia. Quel che gli interessa é che i comunisti siano bollati da
criminali e come tali condannati. I tedeschi in realtà sono
perfettamente in grado di sapere come si è arrivati al muro e conoscere
le ragioni per cui al muro si è sparato. Ma poiché l’accusa si comporta
come se costruire muri e farvi ammazzare la gente fosse una
caratteristica peculiare del socialismo e come se singoli «delinquenti»
come me e i miei compagni ne portassero intera la responsabilità, mi
vedo costretto, pur non essendo uno storico, a riassumere la storia che
ha portato al muro.
Le sue origini si spingono lontano. Ci riportano
alla formazione del capitalismo e del proletariato. Ma l’inizio
immediato della tragedia dell’ultima fase della storia tedesca si situa
nell’anno 1933. In quell’anno, com’è noto, molti tedeschi votarono in
libere elezioni per il partito nazista e il presidente Hindenburg, che
era stato eletto altrettanto liberamente nel 1932, investi
democraticamente Adolf Hitler delle funzioni di capo del governo. Subito
dopo i predecessori politici degli attuali partiti dominanti, con
l’eccezione della SPD, votarono i pieni poteri, dando a Hitler poteri
assoluti dittatoriali. Solo i comunisti prima di quelle elezioni avevano
detto: «chi vota Hindenburg vota Hitler, chi vota Hitler vota per la
guerra». Al momento del voto per i pieni poteri i deputati comunisti
erano già stati allontanati dal Reichstag, molti comunisti erano stati
arrestati o vivevano in clandestinità. Già allora la messa fuori legge
dei comunisti fu il segnale della fine della democrazia in Germania.
Non appena Hitler fu messo a capo del governo, la
Germania conobbe il suo primo miracolo economico. La disoccupazione era
vinta; i titoli Volkswagen andavano bene e l’animo ardente del popolo
portava a scacciare e assassinare gli ebrei. Il popolo tedesco in
maggioranza era felice e contento.
Quando scoppiò la seconda guerra mondiale e le
fanfare annunciavano le guerre lampo contro Polonia, Norvegia,
Danimarca, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Francia, Jugoslavia, Grecia,
l’entusiasmo non conobbe più confini. I cuori di quasi tutti i tedeschi
battevano all’unisono con il loro cancelliere, il più grande duce di
tutti i tempi. Nessuno immaginava che l’impero millenario sarebbe durato
solo 12 anni.
Quando nel 1945 tutto fu ridotto in macerie, la
Germania non si trovò padrona del mondo, come prediceva una ben nota
canzone nazista, ma totalmente dominata dagli alleati. La Germania fu
divisa in quattro zone. Non c’era assolutamente libertà di trasferirsi
da una zona all’altra. Nemmeno per gli emigrati tedeschi che, come
Gerhart Eisler, volevano ritornare in Germania dagli USA.
Negli USA c’erano piani (per esempio il piano
Morgenthau) che prevedevano la divisione perpetua della Germania in vari
stati. Proprio in risposta a questi piani Stalin pronunciò le famose
parole: «Gli Hitler vengono e vanno, il popolo tedesco e lo Stato
tedesco rimangono». Ma l’unità della Germania, che a quel tempo l’URSS
voleva fosse mantenuta, non si realizzò. Per effetto della guerra fredda
proclamata dagli USA nel 1947, la Germania; con l’accorpamento di due e
poi di tre zone, con la riforma monetaria, infine con la costituzione
nel maggio 1949 della RFT; fu divisa per un lungo periodo in due parti.
Come si vede dalla successione temporale, questa divisione non fu opera
dei comunisti, ma degli alleati occidentali e di Konrad Adenauer. La
costituzione della RDT seguì in un secondo tempo e fu la conseguenza
logica della costituzione della RFT. Ormai si erano formati due diversi
Stati tedeschi. Ma la RFT non aveva nessuna intenzione di riconoscere la
RDT e stabilire con essa rapporti pacifici. La RFT pretendeva anzi di
essere l’unica rappresentante di tutta la Germania e di tutti i
tedeschi. Con l’aiuto degli alleati proclamò un embargo economico e
cercò per quella via di isolare la RDT economicamente e politicamente.
Una politica di aggressione senza guerra: così si può definire la linea
seguita dalla RFT nei confronti della RDT. Questa fu la forma che la
guerra fredda assunse sul suolo tedesco.
Fu questa politica che portò al muro.
Dopo l’ingresso della RFT nella NATO, la RDT aderì
al Patto di Varsavia. I due Stati tedeschi si fronteggiarono così come
Stati membri di alleanze militari ostili.
La RFT era più forte della RDT sotto diversi
aspetti: per numero di abitanti, potenza economica, legami politici ed
economici. Grazie al piano Marshall e al pagamento di minori riparazioni
dovette inoltre sopportare le conseguenze della guerra in misura
ridotta. La RFT disponeva di maggiori ricchezze naturali e di un
territorio più ampio. Essa sfruttò questa molteplice superiorità in
tutti i modi, ma soprattutto promettendo ai cittadini della RDT vantaggi
materiali se abbandonavano il loro paese. Molti cittadini della RDT non
resistettero a questa tentazione e fecero quello che i politici della
RFT si aspettavano che facessero: “votarono con i piedi”. Il successo
economico esercitò un’attrazione fatale sui tedeschi dopo il 1945 non
meno di quanto era accaduto dopo il 1933.
La RDT e gli Stati alleati del Patto di Varsavia
vennero a trovarsi in una situazione difficile. La politica del roll
back sembrava coronata da successo in Germania. La NATO si accingeva ad
estendere la sua area di influenza fino all’Oder.
Questa politica produsse nel 1961 una situazione di
tensione in Germania che metteva in pericolo la pace mondiale. L’umanità
si trovò sull’orlo di una guerra atomica. Questa era la situazione
quando gli Stati del Patto di Varsavia decisero la costruzione del muro.
Nessuno prese quella decisione a cuor leggero. Perché divideva le
famiglie, ma anche perché era il segno di una debolezza politica ed
economica del Patto di Varsavia rispetto alla NATO che poteva essere
compensata solo con mezzi militari.
Politici eminenti fuori della Germania, ma anche
nella RFT, riconobbero dopo il 1961 che la costruzione del muro aveva
diminuito la tensione nel mondo.
Franz Josef Strauss scrisse nelle sue memorie: «Con
la costruzione del muro la crisi, in modo certo non positivo per i
tedeschi, poteva però dirsi non solo sotto controllo ma effettivamente
chiusa» (pag. 390). In precedenza Strauss aveva parlato dei piani di
bombardamento atomico del territorio della RDT (pag. 388).
Io credo che non ci sarebbero stati nè il Trattato
Fondamentale [trattato che regolava i rapporti tra le due Germanie
concluso nel dicembre 1972, N.d.T.], nè Helsinki, ne l’unità della
Germania se in quel momento non fosse stato costruito il muro o se esso
fosse stato abbattuto prima della fine della guerra fredda. Penso perciò
che approvando la costruzione del muro e mantenendo poi quella
posizione nè io nè i miei compagni ci siamo macchiati di alcuna colpa,
non solo dal punto di vista del diritto, ma neanche da un punto di vista
morale e politico.
Rispetto alla storia della Germania è certo solo una
nota marginale, ma è il caso di notare che adesso molti tedeschi sia
dell’ovest che dell’est vedrebbero volentieri una riedizione del muro.
Ma ci si deve anche chiedere che cosa sarebbe
successo se avessimo agito come l’accusa dà per scontato che avremmo
dovuto fare. Cioè se non avessimo eretto il muro, se avessimo consentito
a chiunque di lasciare la RDT, segnando così spontaneamente la resa
della RDT già nel 1961. Non c’è bisogno di particolare fantasia per
capire quali effetti avrebbe prodotto una politica siffatta. Basta
considerare quel che è successo nel 1956 in Ungheria e nel 1968 nella
Repubblica Socialista Cecoslovacca. Le truppe sovietiche, che tra
l’altro erano già presenti, sarebbero intervenute anche nella RDT nel
1961, esattamente come avevano fatto negli altri paesi. Anche in Polonia
Jaruzelski proclamò lo stato di emergenza nel 1981 per impedire un
intervento di quel tipo.
L’acutizzazione della crisi che avremmo provocato se
ci fossimo attenuti al modello che l’accusa ritiene essere l’unico
politicamente, moralmente e giuridicamente fondato avrebbe comportato il
rischio di una terza guerra mondiale. Noi non abbiamo voluto e non
potevamo correre questo rischio. Se questo per voi è un crimine
pronuncerete voi stessi la vostra condanna di fronte alla storia con la
vostra sentenza. Ma questo importerebbe poco. Quel che più importa è che
la vostra sentenza costituirà un segnale per riproporre le vecchie
contrapposizioni anziché ricucirle. In presenza del pericolo di un
collasso ecologico del mondo, voi riproponete la vecchia strategia di
classe degli anni ‘30 e la politica di potenza tipica della Germania fin
dai tempi del cancelliere di ferro.
Se ci condannerete per le nostre decisioni politiche
del 1961; e io penso che lo farete; la vostra sentenza sarà non solo
priva di ogni fondamento giuridico, non solo emessa da un tribunale di
parte, ma anche una sentenza che ignora totalmente consuetudini
politiche e comportamenti di quegli stessi paesi che godono del vostro
massimo rispetto come Stati di diritto. In questo contesto non voglio
certo, nè potrei elencare tutti i casi in cui negli ultimi 28 anni sono
state prese decisioni politiche che hanno avuto un costo di vite umane,
perché non voglio abusare del vostro tempo e della vostra sensibilità. E
nemmeno potrei ricordarmeli tutti. Ne voglio menzionare soltanto
alcuni:
Nel 1963 l’allora presidente degli Stati Uniti
Kennedy decise di inviare truppe nel Vietnam per prendere il posto dei
francesi sconfitti e far la guerra fino al 1975 contro i vietnamiti che
combattevano per la loro libertà, indipendenza e autodeterminazione.
Questa decisione del presidente degli USA, che comportava una violazione
eclatante dei diritti dell’uomo e del diritto internazionale, non ha
mai ricevuto la minima critica da parte del governo della RFT. I
presidenti degli USA Kennedy, Johnson e Nixon non sono mai stati portati
davanti a un tribunale e il loro onore non ha subito la minima macchia,
almeno non per quella guerra. E in questo caso nè i soldati americani
ne quelli vietnamiti hanno potuto decidere liberamente se correre o meno
il rischio di morire per una guerra ingiusta.
Nel 1981 l’Inghilterra fece intervenire le sue
truppe contro l’Argentina per mantenere le isole Falkland come colonia
per l’impero. La “lady di ferro” si assicurò in quel modo una vittoria
elettorale e la sua immagine non ne fu minimamente offuscata, neanche
dopo la fine delle sue fortune elettorali. Nessuno pensò di accusarla di
omicidio.
Nel 1983 il presidente Reagan ordinò alle sue truppe
di occupare Grenada. Non cè persona che goda di maggior rispetto in
Germania di questo presidente americano. Evidentemente le vittime di
questa impresa era giusto che fossero ammazzate.
Nel 1986 Reagan fece bombardare in un’azione
punitiva le città di Tripoli e Bengasi, senza chiedersi se le sue bombe
avrebbero colpito colpevoli o innocenti.
Nel 1989 il presidente Bush ordinò di portare via da
Panama con la forza delle armi il generale Noriega. Migliaia di
panamensi innocenti furono uccisi. Ma per il presidente americano ciò
non ha comportato la minima macchia, figurarsi un’accusa di omicidio.
L’elenco potrebbe continuare a piacere. Anche solo menzionare la condotta inglese in Irlanda potrebbe sembrare ineducato.
Sugli effetti che le armi della Repubblica Federale
Tedesca producono tra i Kurdi della Turchia o tra i neri del Sudafrica
si pongono interrogativi retorici, ma nessuno fa la conta dei morti e
nessuno chiama per nome i colpevoli.
Parlo solo di paesi che vengono considerati modelli
di stato di diritto e ricordo solo alcune delle loro scelte politiche.
Ognuno può agevolmente fare un confronto tra queste scelte e quella di
erigere un muro al confine tra Patto di Varsavia e NATO.
Ma voi direte che non potete nè dovete decidere in
merito alle azioni di altri paesi e che tutto questo non vi riguarda. Io
non credo però che si possa dare un giudizio storico della RDT senza
analizzare quel che è accaduto in altri paesi nel periodo in cui la RDT è
esistita a motivo della contrapposizione tra i due blocchi. Credo anche
che le azioni politiche possano essere giudicate soltanto nel loro
contesto. Se voi chiudete gli occhi su quel che è successo nel mondo
fuori dalla Germania dal 1961 al 1989 non potete pronunciare una
sentenza giusta.
Ma anche se vi limitate alla Germania, mettendo a
confronto le scelte politiche dei due Stati tedeschi, un bilancio onesto
e obiettivo non può che andare a vantaggio della RDT. Chi nega al
proprio popolo il diritto al lavoro o il diritto alla casa, come avviene
nella RFT, mette in conto che molti si sentano negare il diritto
all’esistenza e non vedano altra soluzione che togliersi la vita. La
disoccupazione, la condizione dei senza tetto, l’abuso di droghe, i
crimini per procurarsi la droga e la criminalità in genere sono frutto
della scelta politica dell’economia di mercato. Anche scelte
apparentemente cosi neutre dal punto di vista politico come i limiti di
velocità sulle autostrade, sono il prodotto di un assetto statale in cui
sono determinanti non i politici liberamente eletti ma i padroni che
non sono stati eletti da nessuno. Se il dipartimento per i reati
commessi nell’esercizio del potere presso la Corte suprema si curasse
per una volta di questi aspetti, presto avrei nuovamente la possibilità
di stringere la mano ai rappresentanti della Repubblica Federale
Tedesca. Questa volta però a Moabit. Ma questo naturalmente non accadrà
perchè alle vittime dell’economia di mercato era giusto che si togliesse
la vita.
Non sono io la persona che possa fare un bilancio
della storia della RDT. Il momento di farlo non è ancora venuto. Il
bilancio sarà tratto in futuro e da altri.
Io ho speso la mia esistenza per la RDT. Dal maggio
1971 soprattutto ho avuto una responsabilità rilevante per la sua
storia. Io sono perciò parte in causa e oltre a ciò indebolito per l’età
e la malattia. E tuttavia, giunto alla fine della mia vita, ho la
certezza che la RDT non è stata costituita invano. Essa ha rappresentato
un segno che il socialismo è possibile e che è migliore del
capitalismo. Si è trattato di un esperimento che è fallito. Ma per un
esperimento fallito l’umanità non ha mai abbandonato la ricerca di nuove
conoscenze e nuove vie. Bisognerà ora analizzare le ragioni per cui
l’esperimento è fallito. Sicuramente ciò è accaduto anche perchè noi;
voglio dire i responsabili in tutti i paesi socialisti europei; abbiamo
commesso errori che potevano essere evitati. Sicuramente è fallito in
Germania tra l’altro anche perchè i cittadini della RDT, come altri
tedeschi prima di loro, hanno compiuto una scelta sbagliata e perché i
nostri avversari erano ancora troppo potenti. Le esperienze storiche
della RDT, insieme a quelle degli altri paesi ex socialisti, saranno
utili a milioni di uomini nei paesi socialisti ancora esistenti e
serviranno al mondo futuro. Chi si è impegnato con i! proprio lavoro e
con la propria vita per la RDT non ha vissuto invano. Un numero sempre
maggiore di persone dell’est si renderanno conto che le condizioni di
vita della RDT li avevano deformati assai meno di quanto la gente
dell’ovest non sia deformata dall’economia di mercato e che nei nidi,
negli asili e nelle scuole i bambini della RDT crescevano più
spensierati, più felici, più istruiti, più liberi dei bambini delle
strade e delle piazze dominate dalla violenza della RFT. I malati si
renderanno conto che nel sistema sanitario della RDT, nonostante le
arretratezze tecniche, erano dei pazienti e non oggetti commerciali del
marketing dei medici. Gli artisti comprenderanno che la censura, vera o
presunta, della RDT non poteva recare all’arte i danni prodotti dalla
censura del mercato. I cittadini constateranno che anche sommando la
burocrazia della RDT e la caccia alle merci scarse non c’era bisogno che
sacrificassero tutto il tempo libero che devono sacrificare ora alla
burocrazia della RFT. Gli operai e i contadini si renderanno conto che
la RFT è lo Stato degli imprenditori (cioè dei capitalisti) e che non a
caso la RDT si chiamava Stato degli operai e dei contadini. Le donne
daranno maggior valore, nella nuova situazione, alla parità e al diritto
di decidere sul proprio corpo di cui godevano nella RDT.
Dopo aver conosciuto da vicino le leggi e il diritto
della RFT molti diranno, con la signora Bohley, a cui i comunisti non
piacciono: «Abbiamo chiesto giustizia. Ci hanno dato un altro Stato».
Molti capiranno anche che la libertà di scegliere tra CDU/CSU, SPD e FDP
è solo una libertà apparente. Si renderanno conto che nella vita di
tutti i giorni, specialmente sul posto di lavoro, avevano assai più
libertà nella RDT di quante ne abbiano ora. Infine la protezione e la
sicurezza che la piccola RDT, così povera rispetto alla RFT, garantiva
ai suoi cittadini non saranno più minimizzate come cose ovvie, perchè la
realtà quotidiana del capitalismo si incaricherà adesso di far capire a
tutti quanto fossero preziose.
Il bilancio della storia quarantennale della RDT è
diverso da quello che ci viene presentato dai politici e dai mass media.
Col passar del tempo questo sarà sempre più evidente.
Vorreste trasformare il processo contro di noi,
membri del Consiglio Nazionale della Difesa della RDT, in un processo di
Norimberga contro i comunisti. Ma questo tentativo è condannato al
fallimento. Nella RDT non c’erano campi di concentramento, non c’erano
camere a gas, sentenze politiche di morte, tribunali speciali, non
c’erano Gestapo ne’ SS. La RDT non ha fatto guerre e non ha commesso
crimini di guerra contro l’umanità. La RDT è stata un paese
coerentemente antifascista che godeva di altissimo prestigio
internazionale per il suo impegno in favore della pace.
Il processo contro di noi «pezzi grossi» della RDT
deve servire di risposta a quanti dicono «se la prendono con i pesci
piccoli, i grossi invece li lasciano scappare». La nostra condanna
servirebbe dunque ad eliminare ogni ostacolo per poter perseguitare
anche i «pesci piccoli». Finora comunque non è che si siano trattenuti
più di tanto dal farlo.
II processo serve a costruire la base per bollare la
RDT come Stato ingiusto e illegale. Uno Stato governato da «criminali» e
«omicidi» del nostro calibro non può che essere illegale e ingiusto.
Chi stava in stretto rapporto con questo Stato, chi ne era cittadino
cosciente dei propri doveri deve essere marcato con il segno di Caino.
Uno Stato contrario al diritto non può esser retto e governato che da
«organizzazioni criminali» come il Ministero per la Sicurezza e la SED.
Si invocano colpe e condanne collettive in luogo di responsabilità
individuali perchè così si può mascherare la mancanza di prove dei
crimini attribuiti. Ci sono pastori e parroci della RDT che vengono dati
in pasto a una nuova inquisizione, una moderna caccia alle streghe.
Milioni di persone vengono così emarginati e banditi dalla società.
Molti si vedono ridurre fino all’estremo le possibilità di esistenza.
Basta essere registrati come «collaboratori informali» per essere
condannati alla morte civile. Il giornalista autore delle denuncie
riceve elogi e laute ricompense. Delle sue vittime nessuno si cura. Il
numero dei suicidi è un tabù. E tutto ciò ad opera di un governo che si
vuole cristiano e liberale e con la tolleranza o addirittura l’appoggio
di un’opposizione che non merita questo nome più di quanto meriti la
qualifica «sociale». Il tutto con il marchio di qualità dello Stato di
diritto che si sono autoattribuiti.
Questo processo rivela tutta la sua dimensione
politica anche come processo agli antifascisti. Nel momento in cui la
marmaglia neonazista impazza impunita per le strade e gli stranieri sono
perseguitati e assassinati come a Mölln, ecco che lo stato di diritto
mostra tutta la sua forza arrestando gli ebrei che protestano e
perseguendo i comunisti. Per far questo non si lamentano carenze di
funzionari e di fondi. Sono cose queste che abbiamo già visto in
passato.
Questo processo, se ne vogliamo riassumere i
contenuti politici, si pone in continuità con la guerra fredda e nega la
nuova mentalità. Esso svela il vero carattere politico di questa
Repubblica Federale. L’accusa, gli ordini di cattura e la sentenza del
tribunale sull’ammissibilità dell’accusa portano l’impronta dello
spirito della guerra fredda. Le sentenze si rifanno a precedenti del
1964. Da allora il mondo è cambiato, ma la giustizia tedesca imbastisce
processi politici come al tempo di Guglielmo II. Ha superato ormai la
momentanea «debolezza» politica liberale che l’aveva colpita dopo il
1968 e adesso ha recuperato la splendida forma anticomunista di un
tempo.
Di noi si dice che siamo dei dinosauri incapaci di
rinnovarci. Questo processo fa vedere dove stanno in realtà i dinosauri e
chi è incapace di rinnovarsi. Verso l’esterno si fa mostra di grande
flessibilità. A Gorbaciov viene attribuita la cittadinanza onoraria di
Berlino e magnanimamente gli si perdona di aver elogiato i cosiddetti
tiratori del muro iscrivendo il proprio nome nel loro registro d’onore.
All’interno invece ci si mostra «duri come l’acciaio di Krupp» e il
vecchio alleato di Gorbaciov viene messo sotto processo. Gorbaciov e io
siamo stati entrambi esponenti del movimento comunista internazionale.
E’ noto che su alcuni punti essenziali avevamo opinioni divergenti. In
quella fase però io pensavo che gli elementi di divergenza fossero meno
rilevanti di quello che avevamo in comune. Il cancelliere federale non
mi ha paragonato a Goebbels, come ha fatto con altri, ne glielo avrei
mai perdonato. Nè per il cancelliere nè per Gorbaciov il processo contro
di me costituisce un ostacolo alla loro stretta amicizia. Anche questo è
significativo.
Le mie considerazioni terminano qui. Fate dunque quello che non potete fare a meno di fare.