link del trailer: http://www.youtube.com/watch?v=haEQNk6gE8M&feature=youtu.be
dal blog di Fulvio Grimaldi: http://fulviogrimaldi.blogspot.it/
6) La strategia in atto contro la Siria è finalizzata al Nuovo
Ordine Mondiale concepito da Reagan, potenziato dai Bush e portato al
parossismo da Obama. Essendo ormai l'unico grande paese arabo, dopo
l'annientamento di Iraq e Libia, la destabilizzazione del Sudan e la
neutralizzazione di Egitto, Algeria e altri paesi della regione, che si
oppone alla ricolonizzazione del Medioriente, già in atto a tappe forzate in
Africa dopo la caduta di Gheddafi, e a rallentare la marcia verso l'Iran e gli
obiettivi strategici finali, Russia e Cina, la sua distruzione-rimozione è per
l'Occidente imperialista e predatore una necessità ineluttabile. Come
nell'America Latina degli anni '70 e '80 del secolo scorso, quando gli Usa
attivarono le più sanguinose dittature della storia del subcontinente per
imporre la depredazione neoliberista dei popoli, oggi è in atto un'analoga
strategia in Medioriente e Africa. Vanno rimossi regimi ostili, o subalterni ma
logorati dall'opposizione popolare, e va imposto il controllo totale su
economia, risorse, forza lavoro, ruolo strategico. Obiettivo che viene
perseguito attraverso le divisioni etnico-confessionali innescate ad arte, le
destabilizzazioni tipo "rivoluzioni colorate" e l'utilizzo di
mercenariato terroristico (salafiti, Al Qaida), la manipolazione e
distorsione delle autentiche insubordinazioni sociali e, quando questi metodi
non raggiungono lo scopo, l'aggressione militare diretta. Le mistificazioni
necessarie a questo fine sono, da Milosevic in Serbia fino ad Assad in
Siria, la criminalizzazione delle leadership disobbedienti, mimetizzata da
difesa dei diritti umani e della democrazia (in stato di avanzata
demolizione invece in Occidente), e la conclamata "guerra globale al
terrorismo" (perlopiù islamico). Quest'ultima innescata dall'autoattentato
dell'11 settembre 2001 e periodicamente rilanciata con altre operazioni false
flag, nelle quali si sono specializzate le agenzie occidentali e israeliane
del terrorismo. In conclusione. è in gioco la riuscita del tentativo di una
infima minoranza elitaria del mondo di riavviare il proprio processo di
accumulazione trasferendo a se stessa quanto resta da raschiare di
ricchezza del pianeta e dei suoi viventi, umani, animali e vegetali. Costi quel
che costi, compresa la distruzione del mondo.
dal blog di Fulvio Grimaldi: http://fulviogrimaldi.blogspot.it/
Nei giorni
scorsi una giornalista internazionale, che sta preparando un ampio dossier
sull’Iran, mi ha fatto pervenire le seguenti domande relative al mio docufilm
“TARGET IRAN”, appena uscito in Italia e Iran. Le elenco. Seguono le mie assai
sintetiche risposte. Può essere un quadro utile per farsi un’idea della
situazione in Medioriente e per suscitare interlocuzioni.
- Fulvio Grimaldi, ci vuole parlare del suo film sull’Iran
- Quali sono gli scenari interni in Iran?
- E gli scenari internazionali?
- Il Qatar e l’Arabia Saudita, alleati e partner dell’Occidente, stanno portando avanti una pericolosa strategia di destabilizzazione del Mediterraneo e Medio Oriente. Cosa ne pensa?
- Ci sarà una guerra contro l’Iran?
- Qual è la strategia in atto contro la Siria e che peso ha nel progetto di Nuovo Ordine del Medio Oriente?
Ecco le risposte:
1) Il film "TARGET IRAN", girato quest'anno in Iran, illustra un
paese che in tutto l'Occidente ci viene rappresentato dalla maggioranza dei
media e delle posizioni politiche come "Stato Canaglia", "cuore
dell'Asse del Male", "centro del terrorismo internazionale" e
che viene ininterrottamente, da molti anni, minacciato di aggressione da parte
di Israele e degli Usa. Girato in varie località dell'Iran, illustra la
vita della gente comune, le varie forme d'aggressione subite con le sanzioni,
gli attentati dell'organizzazione Mujahedin e-Khalk , manovrata
dagli Usa e da Israele, e l'ingresso della droga afghana mirata a minare
la società iraniana. Particolare attenzione vi è riservata alla condizione della
donna, alla situazione politica e sociale, a una storia che va da Ciro il
Grande alla rivoluzione islamica e che ha prodotto una delle civiltà più
longeve del mondo. E' data voce ai protagonisti dello Stato, a esponenti delle
minoranze religiose come ai rappresentanti della cultura e ai cittadini
comuni.
2) L'Iran ha conosciuto negli ultimi trent'anni e, in particolare, dopo la
guerra Iraq-Iran, un forte sviluppo economico, agricolo e industriale, che
ha beneficiato soprattutto quei ceti popolari che la spietata dittatura
dello Shah di Persia, Reza Pahlevi, fiduciario dei governi e delle
multinazionali occidentali, aveva depredato a favore di una ristretta élite
legata al mondo degli affari interno ed esterno. Il paese, pur caratterizzato
da varie correnti di pensiero, dà l'impressione di essere fortemente unito
nella determinazione di opporsi alle pressioni e all'aggressività che gli
vengono inflitte da Usa, UE e Israele, in particolare nella difesa del diritto
alla sviluppo del nucleare civile e, in generale, della propria sovranità. Si
tratta evidentemente di uno Stato a egemonia della componente religiosa, pur
senza gli estremismi oscurantisti di altri paesi islamici come Arabia Saudita,
Egitto, le petromonarchie del Golfo. Sotto la presidenza di Ahmadinejad si è
verificato un deciso sostegno alle classi meno abbienti e una maggiore
tolleranza nei costumi rispetto ai precedenti dell'era khomeinista. Cosa che ha
tolto molto combustibile a quelle minoritarie componenti della società, i ceti
alti e medio-alti, che, sostenuti dagli Usa, nel 2009 alimentarono la
"rivoluzione verde" accampando brogli mai dimostrati nelle elezioni
presidenziali.
3) Sul piano internazionale, si ha generalmente l'impressione che
l'Iran sia assai isolato nel quadro della cosiddetta comunità
internazionale. Ma va tenuto presente che tale comunità si riduce
essenzialmente alla comunità NATO, mentre, come dimostra il vertice tenutosi
mesi fa a Teheran, l'Iran gode dell'appoggio di 120 paesi del Movimento
dei Non Allineati che sostengono la sua posizione. Particolarmente intensi
sono i rapporti materiali e politici con paesi progressisti e antimperialisti
come il Venezuela, il Brasile, l'Argentina, il Sudafrica, la Russia e
la Cina. In questo scenario si inserisce anche l'alleanza tra l'Iran, la Siria
e il movimento libanese degli Hezbollah, fondata sulla comune fede scita,
sull'antimperialismo e sull'antisionismo.
4) Qatar, Arbia Saudita e le altre dittature del Golfo, alleati degli Usa e
collisi-collusi con Israele per un ruolo dominante nel Medio Oriente,
agiscono di conserva con queste potenze per escludere dalla regione ogni
presenza considerata di ostacolo alle loro strategie: Libia, Iran, altri Stati
arabi laici, non incondizionatamente inseriti nel contesto neoliberista,
neofeudale ed autocratico dettato dall'Occidente. Perseguono in parte
anche un'agenda autonoma, che si avvale del richiamo confessionale in cui le
masse sunnite vengono mobilitate contro quelle scite. Ne sono divenute
tragicamente e vergognosamente complici anche le organizzazioni palestinesi,
sia laiche che religiose, transitate
opportunisticamente dall'alleanza con paesi come Libia e Siria, storici
difensori della causa araba e palestinese, alla sottomissione agli emiri del
Golfo, in particolare al più belligerante di essi, il Qatar dell'emiro Al
Thani. Al loro interno esiste un'ulteriore frazionamento, tra coloro che
appoggiano e armano l'estremismo salafita e wahabita, collegato alla creatura
USA, Al Qaida, parzialmente sfuggita di mano agli antichi padrini, e coloro che
puntano a un Medio Oriente controllato dai più affidabili, per l'Occidente,
Fratelli Musulmani. Di fronte a tutti questi, l'Iran rappresenta la roccaforte
di un Islam moderato, pacifico, indipendente, sostenitore della liberazione
della Palestina.
5) La mia esperienza di inviato speciale di guerra per 45 anni mi dice che,
se una guerra viene minacciata ripetutamente, alla fine viene lanciata. Da
vent'anni Israele, potenza atomica e bellicosa, che condiziona
pesantemente su questo piano la politica estera Usa, minaccia
di intervenire militarmente contro l'Iran, accusato a torto di voler
perseguire un riarmo nucleare. E intanto interviene insieme agli Usa in
Iran con una guerra a bassa intensità fatta di sanzioni e di campagne
terroristiche. Un'aggressione avrebbe tuttavia un carattere del tutto
demenziale perché dalle conseguenze imprevedibili e catastrofiche,
visto il rischio evidente di un allargamento a dimensioni geostrategiche
incalcolabili. La Russia di Putin, avviata a riasserire il suo ruolo di potenza
mondiale e di contrasto all'espansionismo globale statunitense, sta già
dimostrando in Siria la sua determinazione a non lasciare più campo libero
alle avventure belliche dell'imperialismo occidentale ed è una ferma
garante della sovranità iraniana e della pace nella regione. La Cina mantiene
posizioni analoghe, seppure esplicitate con minore vigore. L'intero sud del
mondo è contrario all'aggressività economica e militare delle potenze
neocolonialiste. Inoltre, l'Iran è un paese tecnologicamente e militarmente
avanzato e, a scanso di un attacco nucleare, costituirebbe, già solo per il
blocco degli Stretti di Hormuz che realizzerebbe, dai quali passa il 40%
dei rifornimenti energetici all'Occidente, l'occasione di un'inevitabile
conflagrazione planetaria.