In poco meno di quattro anni il Vaticano
ha operato una delle più grandi fughe di capitali mai realizzate dai
conti italiani: così almeno ritiene il Nucleo di Polizia Valutaria della
Guardia di Finanza guidato dal generale Giuseppe Bottillo
in relazione ai movimenti dello IOR relativi agli ultimi anni, la quale
ha accertato che – da gennaio 2009 a settembre 2012 – almeno 500
milioni di euro sono spariti dai conti correnti che lo IOR, l’Istituto
per le opere di Religione, la banca ufficiale del Vaticano, aveva aperto
presso numerosi istituti di credito italiani. La Guardia di Finanza ha
ricostruito i movimenti dei conti correnti intestati alla banca del
Vaticano in Italia scoprendo che sui dieci conti IOR accesi in nove
istituti (due dei quali sono filiali italiane di banche estere, JP
Morgan e Deutsche Bank) in tre anni e 9 mesi sono entrati 3 miliardi e
377 milioni di euro ma ne sono usciti molti di più prendendo la strada
del paese natale di Benedetto XVI, ovvero della Germania.
L’informativa della polizia tributaria è stata consegnata il 7 giugno scorso ai pubblici ministeri romani Nello Rossi, Stefano Pesci e Stefano Fava
che già indagavano sulla violazione delle disposizioni antiriciclaggio
previste dall’articolo 55 comma 2 e 3 del decreto 131 del 2007 da parte
dell’allora direttore generale dello IOR Paolo Cipriani e dell’allora vicedirettore Massimo Tulli.
I due alti funzionari poi, alcune settimane dopo la consegna
dell’informativa, hanno dovuto lasciare l’istituto anche, sembra, su
interessamento diretto del nuovo pontefice Francesco.
Nell’informativa i finanzieri mettono in
evidenza che lo IOR, nel corso degli anni dal 2010 al 2012, ha
progressivamente concentrato all’estero la propria operatività,
trasferendo presso la Deutsche Bank AG in Germania le somme depositate
presso le banche italiane e che la circostanza coincide temporalmente
con le considerazioni della Banca d’Italia del 18 gennaio 2010 circa la
posizione dell’istituto vaticano modificata ai fini antiriciclaggio. In
parole povere, il Vaticano – quando ha capito che l’Italia ha cominciato
a fare le cose sul serio – ha spostato in Germania i soldi ed è
difficile immaginare che Benedetto XVI, pur mostrando cauti
pronunciamenti in tema di trasparenza bancaria, non abbia avuto un ruolo
nello spostamento di una tale ingente somma nel suo paese natale.
Nel periodo considerato, per fare solo
alcuni esempi, il conto IOR acceso alla filiale della Banca del Fucino
ha registrato entrate per 275 milioni ma uscite per 378 milioni, quello
della ex Banca di Roma di via della Conciliazione (ora Unicredit) ha
avuto 930 milioni di entrate in tre anni ma anche uscite per 948 milioni
fino a quando il 30 settembre 2011 il conto si è azzerato ed è stato
chiuso, il conto alla Bpm ha avuto solo 10 milioni di entrate e ben 133
milioni di uscite ed infine quello aperto alla Bnl ha registrato solo
uscite per 10 milioni.
C’è
poi il discorso relativo alle filiali delle due banche straniere
(l’americana JP Morgan e la tedesca Deutsche Bank) che operano in Italia
con società bancarie di diritto italiano, perché lo IOR a un certo
punto ha pensato di evitare i controlli sia della Banca d’Italia sia
della Procura della Repubblica: infatti ha spostato l’operatività presso
l’unica filiale della banca Jp Morgan a Milano che ha registrato
entrate per un miliardo e 361 milioni di euro, ma per non lasciare
alcuna somma di denaro sotto la vigilanza della Banca d’Italia ogni sera
il conto era riportato a zero fino a quando – a seguito delle ripetute e
vane richieste di informazioni della banca americana allo IOR sui reali
intestatari dei fondi – il conto è stato svuotato e chiuso il 30 marzo
2012; invece, anche dopo l’apertura dell’indagine, la filiale italiana
della Deutsche Bank ha continuato ad operare (da giugno 2010) solo per
l’incasso dei pos dei bancomat installati dentro la Città del Vaticano, e
le somme incassate venivano sistematicamente prelevate dallo IOR
attraverso operazioni di giroconto verso la Banca del Fucino in Italia e
Deutsche Bank AG in Germania. Ecco spiegato il motivo per cui la Banca
d’Italia decise di sospendere d’autorità il servizio bancomat fornito
dalla Deutsche Bank, cosa che ha comportato l’interruzione contrattuale
automatica dei rapporti dello IOR con Deutsche Bank Spa (la filiale
italiana di Deutsche Bank) dove alla data del 31 agosto 2012 giacevano
97 milioni di euro.
Passando ai depositi bancari dello IOR
che sono in attivo presso istituti di credito italiani, la Guardia di
Finanza precisa che i due conti dello IOR aperti presso Banca Intesa
hanno registrato 529 milioni di euro di entrate e 423 milioni di uscite,
gli altri due aperti presso il Credito Artigiano hanno registrato 96
milioni di euro di entrate e 69 milioni di uscite oltre a posizioni
bancarie minori, per cui a settembre 2012 i soldi dello IOR in Italia
ammontavano a solo 169 milioni di euro disponibili, nulla rispetto a
quelli nascosti in Svizzera, che è la storica cassaforte vaticana, e
soprattutto nella Germania di Benedetto XVI il cui ruolo in questo
gigantesco trasferimento di denaro dall’Italia è a questo punto sempre
più evidente.
fonte: http://www.sinistra.ch/