involuzione

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Poche cose abbiamo imparato dalla storia all'infuori di questa: che le idee si condensano in un sistema di ortodossia, i poteri in una forma gerarchica e che ciò che può ridare vita al corpo sociale irrigidito è soltanto l'alito della libertà, con la quale intendo quella irrequietezza dello spirito, quell'insofferenza dell'ordine stabilito, quell'aborrimento di ogni conformismo che richiede spregiudicatezza mentale ed energia di carattere.
Io sono convinto che se non avessimo imparato dal marxismo a vedere la storia dal punto di vista degli oppressi, guadagnando una nuova immensa prospettiva sul mondo umano, non ci saremmo salvati. O avremmo cercato riparo nell'isola della nostra interiorità o ci saremmo messi al servizio dei vecchi padroni. Ma tra coloro che si sono salvati, solo alcuni hanno tratto in salvo un piccolo bagaglio dove, prima di buttarsi in mare, avevano deposto, per custodirli, i frutti più sani della tradizione intellettuale europea: l'inquietudine della ricerca, il pungolo del dubbio, la volontà del dialogo, lo spirito critico, la misura nel giudicare, lo scrupolo filologico, il senso della complessità delle cose.
Norberto Bobbio

martedì 17 giugno 2014

LA VERITA' CHE NON PIACE,IN DIRETTA ALLA TV UCRAINA



Pubblichiamo il dirompente, per il pubblico ucraino, intervento alla tv ucraina del giornalista britannico Mark Franchetti del "Sunday Times" che senza mezzi termini dice la verità sui combattenti antifascisti dell'Ucraina orientale. Mesi di disinformazione spazzati via in cinque minuti. Impensabile che un giornalista nostrano possa fare altrettanto...

TESTO DELLA TRADUZIONE


La performance in diretta nel canale televisivo ucraino del giornalista Mark Franchetti, ha avuto un effetto devastante come una bomba. I fatti, noti a milioni di persone, raccontati in quegli studi televisivi hanno destato sensazione. Molte persone del pubblico, per la prima volta hanno ascoltato un'opinione diversa dalla posizione ufficiale delle autorità di Kiev. Il corrispondente di guerra ha parlato di avvenimenti di cui è stato testimone.

Il conduttore della trasmissione, Savik Shuster, ha introdotto il corrispondente del settimanale "Sunday Times" come un amico con il quale ha lavorato in Iraq, e l'ha definito come uno di cui ci si può fidare. Mark Franchetti ha passato tre settimane nel sud-est dell'Ucraina durante il quale ha scritto il suo famoso articolo sulla milizia di autodifesa dei volontari antifascisti, "Vostok Battalion". Il viaggio terminava vicino al confine dove il  "Battaglione Vostok" ha subito pesanti perdite e il giornalista ed il suo fotografo sono quasi morti.
<<Mark, tu hai visto con i tuoi occhi come sono caduti, come sono morti: che genere di persone sono queste, qual è il loro retroterra ideologico, le loro motivazioni?>>, ha domandato al corrispondente di guerra, il conduttore della trasmissione.
<<Sai, non sono un esperto, e posso solo raccontare quello che ho visto con i miei occhi. Le persone con le quali ho parlato in genere erano ucraine, che provenivano dal Donbass o dalle vicinanze del Donbass. C'era una piccola percentuale di volontari russi, ed ho parlato anche con questi. In genere sono persone che non hanno un'esperienza militare, si tratta cioè di gente comune che ha imbracciato le armi, di persone che sono assolutamente convinte che stanno difendendo se stessi e le proprie case, come loro dicono, dal fascismo.» Ha risposto il corrispondente di guerra del "Sunday Times".
Su molti volti dei presenti nello studio dove andava in onda "Schuster Live" è comparsa un'espressione confusa, visto che sono abituati a sentirsi dire che nel sud-est ci sono solo mercenari che combattono per soldi e sabotatori russi. E questo è quello che viene loro ripetuto ogni giorno. Gli spettatori si aspettano che ora il corrispondente di guerra occidentale inizi a parlare di cose che sono loro familiari, come le atrocità commesse dai miliziani del Donbass. Ma più Mark Franchetti andava avanti con il suo racconto più diventava chiaro che Kiev sta combattendo contro il suo stesso popolo.
<<Tutti dicono che dopo gli eventi di Odessa e dopo il bombardamento di Slavyansk, sentono che non possono trovare un linguaggio comune con il governo di Kiev. Voglio sottolineare che non sto difendendo le loro posizioni e così via, semplicemente racconto quello che ho visto. È possibile dire che queste persone sono dei terroristi, è possibile dire che verso queste persone c'è un flusso di armi e soldi dalla Russia? No, non è così! Queste persone in genere sono persone normali senza alcun tipo di esperienza, ed hanno poche armi, e posso dire che sono assolutamente sicuri che, ad un certo punto, arriverà loro l'aiuto della Russia, e loro è questo aiuto che stanno aspettando. Come persona che lavora a Mosca, per me è assolutamente chiaro che Mosca non li sta aiutando, nel senso che non manda loro né un flusso di denaro, né di armi, né di volontari e così via.>>, ha aggiunto Mark Franchetti
Per pochi minuti, mentre c'era l'intervento di Franchetti, nello studio regnava un silenzio assoluto, e solo quando è diventato chiaro che il giornalista non avrebbe detto quanto volevano sentirsi dire, Franchetti è stato interrotto.
<<Ho ascoltato con grande attenzione il tuo collega, e sono sicuro che ha raccontato quello che ha realmente visto, ma penso che abbia partecipato ad un'operazione dei servizi segreti russi perché il giornalista occidentale ne ricavasse questa impressione e la rilanciasse in Europa.>>, ha detto Anton Gerashchenko.
<<Il tamburo lo batto assolutamente da solo, potete pensare quello che vi pare. Ho detto quello che ho visto. Sulla gente che combatte nel “Battaglione Vostok”, che considero il più forte del Donbass, non posso confermare che queste persone siano pesantemente armate, che tra loro ci siano dei militari russi, e che specialmente ci siano i ceceni di Kadyrov eccetera. Li ho cercati perché, a differenza vostra, sono stato in Cecenia 30 volte. Potete sorridere quanto vi pare, ma diversamente da voi io là c'ero>>, ha sottolineato Franchetti.
È possibile ingannare un corrispondente di guerra come Mark Franchetti e renderlo incapace di distinguere un combattente da una persona senza un'esperienza militare? Giudicate voi: alle sue spalle c'è una esperienza maturata in zone calde, è stato in Afghanistan ed in Iraq, ha passato molti mesi in Cecenia pubblicando anche un'intervista a Shamil Basayev. A Mosca Franchetti è entrato nel centro teatrale “Nord-Est” tenuto in ostaggio ed ha comunicato con il leader dei terroristi, Mosvar Barayev. Quando è diventato chiaro che Michael [recte Mark] Franchetti non era un pivello, ed aveva l'esperienza del corrispondente di guerra, nello studio televisivo hanno iniziato a metterlo alla berlina e ad accusarlo di faziosità.
Un sedicente agente, anonimo e mascherato, si è inserito nella conversazione affermando che tutti quelli che sono in guerra contro Kiev sono alcoolizzati e drogati, con i quali non c'è niente da dire.
<<Si deve vergognare di aver mentito a tutti gli ucraini>>, ha detto la persona mascherata che si faceva chiamare Odessa.
<<Perché mi dovrei vergognare? Ho raccontato quello che ho visto. Vuole che racconti menzogne?>> ha risposto un Mark Franchetti perplesso.
È noto che Mark Franchetti non ha mai avuto simpatie nei confronti della Russia. Il giornalista britannico ha scritto numerosi articoli e diretto diversi film causticamente critici verso la Russia. Nella sua maniera caratteristica ha descritto il passaggio del “Battaglione Vostok” attraverso il confine russo. Costretti da un'incursione aerea sono fuggiti verso il territorio della Russia, dove non si aspettavano un caldo benvenuto.
Il giornalista britannico scrive: <<L'America e l'Ucraina hanno ripetutamente accusato il Cremlino di spalleggiare i separatisti e di attraversare armati un confine “colabrodo”. Invece i russi ci hanno rapidamente disarmati. I feriti sono stati portati all'ospedale. Gli altri, inclusi noi, sono stati trasportati in un hangar dove abbiamo passato una notte insonne, mentre venivamo interrogati dagli ufficiali delle forze dell'ordine>>.
Dopo la trasmissione televisiva abbiamo contattato Mark Franchetti, che ci ha detto che si rifiuta di parlare con i giornalisti russi ed ucraini. Una cosa è certa: quanto detto e scritto da Franchetti non è gradito al governo di Kiev e dai suoi sostenitori. Il giornalista inglese ha rotto lo schema che prevede che la Russia sia il nemico, un nemico a cui si possono addebitare tutti gli errori ed i crimini.
 
 Traduzione dal russo di Davide Spagnoli