involuzione
Poche cose abbiamo imparato dalla storia all'infuori di questa: che le idee si condensano in un sistema di ortodossia, i poteri in una forma gerarchica e che ciò che può ridare vita al corpo sociale irrigidito è soltanto l'alito della libertà, con la quale intendo quella irrequietezza dello spirito, quell'insofferenza dell'ordine stabilito, quell'aborrimento di ogni conformismo che richiede spregiudicatezza mentale ed energia di carattere.
Io sono convinto che se non avessimo imparato dal marxismo a vedere la storia dal punto di vista degli oppressi, guadagnando una nuova immensa prospettiva sul mondo umano, non ci saremmo salvati. O avremmo cercato riparo nell'isola della nostra interiorità o ci saremmo messi al servizio dei vecchi padroni. Ma tra coloro che si sono salvati, solo alcuni hanno tratto in salvo un piccolo bagaglio dove, prima di buttarsi in mare, avevano deposto, per custodirli, i frutti più sani della tradizione intellettuale europea: l'inquietudine della ricerca, il pungolo del dubbio, la volontà del dialogo, lo spirito critico, la misura nel giudicare, lo scrupolo filologico, il senso della complessità delle cose.
Norberto Bobbio
Io sono convinto che se non avessimo imparato dal marxismo a vedere la storia dal punto di vista degli oppressi, guadagnando una nuova immensa prospettiva sul mondo umano, non ci saremmo salvati. O avremmo cercato riparo nell'isola della nostra interiorità o ci saremmo messi al servizio dei vecchi padroni. Ma tra coloro che si sono salvati, solo alcuni hanno tratto in salvo un piccolo bagaglio dove, prima di buttarsi in mare, avevano deposto, per custodirli, i frutti più sani della tradizione intellettuale europea: l'inquietudine della ricerca, il pungolo del dubbio, la volontà del dialogo, lo spirito critico, la misura nel giudicare, lo scrupolo filologico, il senso della complessità delle cose.
Norberto Bobbio
lunedì 29 dicembre 2014
mercoledì 24 dicembre 2014
NE CARNE NE PESCE,SOLO FETIDO MARCIUME
fonte
"I problemi del Partito Laburista non sono molto diversi da quelli degli altri partiti socialdemocratici occidentali... In questo senso viviamo oggi non solo una crisi dello stato britannico, ma anche una crisi generale della socialdemocrazia". (Labour Vanishes, Ross McKibbin, London Review of Books, November 20, 2014).
La sintetica valutazione di McKibbin sulla socialdemocrazia è tanto appassionata quanto convincente. La socialdemocrazia, l'espressione politica del riformismo anticomunista del XX secolo, è arrivata a un punto che sfida la sua visione e la sua stessa vitalità politica. Nelle parole di McKibbin: "Nel corso degli ultimi venti o trenta anni, i grandi partiti socialdemocratici di Germania, Austria, Paesi Scandinavi, Australia e Nuova Zelanda (e ora la Francia) hanno vissuto una emorragia di consensi...". Si potrebbe aggiungere tra questi, anche se in modo meno drammatico, l'imitazione di partito socialdemocratico statunitense, il Partito Democratico.
Da un punto di vista sostanziale, la socialdemocrazia trae energia dalla sua posizione di alternativa al comunismo. Per varie ragioni - timore del cambiamento, demonizzazione anticomunista, ignoranza, supposto interesse individuale - molti tra coloro che sono svantaggiati dal capitalismo cercano rifugio nei partiti addomesticati, gradualisti e aggressivamente anticomunisti, che rivendicano spazio a sinistra. Sostenendo un approccio parlamentare piano, cauto, non conflittuale, imbrigliando lo sforzo con la civiltà, i pensatori socialdemocratici credono di poter smussare le asperità del capitalismo con tranquillità e popolarità.
Dopo la fondazione dell'Unione Sovietica e la nascita dell'Internazionale Comunista - dove aderivano molti partiti di massa - la vecchia Internazionale Socialista tracciò una linea riformista che la separava dal comunismo mentre si poneva a difesa dei lavoratori e per il socialismo. All'adozione della moderazione e della condanna del comunismo, seguirono successi parlamentari: una lezione imparata fin troppo bene dai leader pragmatici.
Il modello della socialdemocrazia, dopo la rivoluzione bolscevica, fu senza dubbio il Partito Socialdemocratico della Germania (SPD). Assumendo il potere dopo l'abdicazione del Kaiser, l'SPD represse rapidamente lo zelo rivoluzionario delle masse e istituì un regime parlamentare. Sopprimendo il comunismo, la SPD cercava di chetare le paure isteriche della borghesia e della piccola borghesia, una tattica destinata a permeare il pensiero socialdemocratico fino ai nostri giorni. Pur essendo il più grande blocco partitico nel Reichstag fino al luglio del 1932, né l'accondiscendenza con la destra né una gestione "responsabile" delle pretese dell'economia capitalista avrebbero salvato la SPD e la Germania dal nazismo. I socialdemocratici sono usi a imputare il fallimento della SPD ai militanti di sinistra o dell'estrema destra, ignorando volontariamente il fatto - altrettanto palese oggi - che le persone si allontanano dai partiti di centro, quando questi non riescono a mantenere le loro promesse. Governare la Germania divenne l'obiettivo della SPD più che governare bene e nell'interesse dei lavoratori in Germania
Col finire della guerra, quando la resistenza al fascismo dei comunisti guadagnò il rispetto e la fiducia popolare, come accadde in quasi tutta Europa, la socialdemocrazia se la passò male. E' ben noto oggi che dove i partiti socialdemocratici europei erano pronti a prendere le distanze ad alta voce e con forza dalla collaborazione con i comunisti, "amici" negli Stati Uniti erano ben lieti di prestare loro aiuto, occulto e palese. La CIA e una miriade di altre entità create dal governo degli Stati Uniti per sovvertire le attività anticapitaliste e favorevoli al lavoro hanno trovato in tutto il mondo collaboratori volenterosi nei partiti socialdemocratici, soprattutto tra coloro che identificavano chiaramente il successo comunista con il fallimento socialdemocratico. Non passò molto tempo che l'opportunismo dell'anticomunismo infettò l'intero movimento socialdemocratico: nel 1951, l'Internazionale socialista si dissociava formalmente dal comunismo, stigmatizzandolo come terrorista, burocratico, imperialista e antilibertario. Gli articoli 7, 8, 9, e 10 della Dichiarazione di Francoforte scomunica il comunismo, condannandolo agli inferi con tutto il fervore dell'Inquisizione.
Ma l'opportunismo genera opportunismo. Nel 1959 ogni pretesa di socialismo viene cancellata dal primo dei partiti socialdemocratici, la SPD. Con il programma Godesberg, la SPD rinuncia effettivamente all'impegno per il socialismo, sostituendolo con vaghe nozioni di giustizia sociale e di allusioni al progresso democratico. La socialdemocrazia tedesca così sigla la sua pace con il capitalismo, sotto la bandiera dell'anticomunismo, e, d'ora in poi, si impegna a non allontanarsi dal cammino delle riforme.
Quasi tutti gli altri partiti socialisti e socialdemocratici ne hanno seguito l'esempio. Al posto del socialismo, la dottrina del benessere sociale emerge come tiepido surrogato per eliminare lo sfruttamento dalle relazioni sociali ed economiche. La socialdemocrazia ha eretto un muro di separazione artificiale tra i lavoratori relativamente benestanti - la cosiddetta "classe media" - e i loro fratelli di classe più indigenti. Invece di espropriare gli espropriatori, la socialdemocrazia insiste sul fatto che l'onere di pacificare i poveri gravi socialmente, in gran parte sulle famiglie operaie.
La classe, come il socialismo, è stata relegata nella spazzatura. Al suo posto è stato introdotto il costrutto di società civile, con i mercati che determinano lo status sociale, gli stipendi e la distribuzione di beni e servizi. Coloro che fossero stati a corto di risorse fisiche o mentali per competere per le "opportunità" offerte dai mercati avrebbero dovuto essere protetti da una metaforica "rete di sicurezza" sociale, ossia una serie di programmi volti a garantire una vita marginale per chi è colpevole di essere carente di capacità competitive o di spirito di iniziativa. Così, il grido di "Liberté, Égalité, Fraternité", ispirato dalla Rivoluzione francese, è stato diluito secoli dopo con la libertà dei mercati, l'uguaglianza della giungla e l'egoismo dell'individualismo. L'unica vestigia dell'umanesimo settecentesco che persiste nella teoria socialdemocratica è una squallida rete porosa che garantisce che i "perdenti" nel gioco della vita restino perdenti.
Per decenni, la stella che ha brillato nel firmamento socialdemocratico era la Svezia. Il mito del "socialismo" svedese ha sostenuto la pretesa di giustizia sociale di quel poco che rimaneva della sinistra dacché ha assunto un ruolo ancillare al capitalismo. Qualunque credibilità abbia goduto questo punto di vista è stata ampiamente smantellata nell'articolo scritto da Peter Cohen nel numero di luglio-agosto 1994 su Monthly Review (Svezia: il modello che non fu mai). Cohen, da lungo tempo residente in Svezia, affermava con enfasi: "Come tutti i partiti socialdemocratici europei, il SAP [Partito socialdemocratico dei Lavoratori] non solo accetta il capitalismo, ma lo difende contro ogni tentativo di cambiamento. Il partito ha sempre sostenuto che ciò che è buono per le imprese svedesi è un bene per la classe operaia svedese".
Cohen presagisce il destino delle classi lavoratrici statunitensi ed europee quando spiega che il SAP ha sempre accettato che la collaborazione di classe "implica che la classe operaia accetti regressi di tutti i tipi quando decrescono i profitti aziendali, e anche quando non decrescono". Cohen delinea il virulento anticomunismo nel SAP che ha portato a sostenere l'internamento dei comunisti nella seconda guerra mondiale e il lavoro in guanto di velluto a fianco degli statunitensi nella guerra fredda, citando il sostegno al governo di Pinochet e l'ostilità per la rivoluzione del Portogallo.
Il SAP ha istituito la cosiddetta "politica di solidarietà salariale": un cinico livellamento dei salari dei lavoratori all'interno del pacchetto salariale totale. Cohen spiega: "La solidarietà salariale non colpisce lo squilibrio tra reddito dei lavoratori e reddito dei capitalisti. E' una redistribuzione esclusiva dei salari dei diversi gruppi di lavoratori. E questo fa apparire il SAP come strenuo difensore degli interessi dei lavoratori".
Cohen documenta il ruolo del SAP nell'introduzione delle scuole private nel sistema educativo svedese, nella "riforma" di tassazione procapite e nell'indebolimento della previdenza sociale svedese ("la rete sicurezza").
Cita l'appello del SAP (ormai imperante in tutti i paesi capitalistici) di ritardare la compensazione dei lavoratori nell'interesse della "competitività".
Il notevole articolo di Cohen dimostra una straordinaria lungimiranza, presagendo l'evoluzione della socialdemocrazia nel corso dei due decenni a seguire e prevedendo una sempre maggiore collaborazione di classe. Usando le sue parole: "Le maniere dei forti mentre divorano il loro pasto appaiono più attraenti nei paesi con governi socialdemocratici, ma il processo digestivo è lo stesso".
Si è tentati di vedere questo sviluppo come una mutazione della socialdemocrazia, come una partenza.
Non lo è. Questa è la traiettoria della socialdemocrazia in un mondo in cui lo spettro del comunismo si è fatto evanescente. Senza pressioni da sinistra, i partiti socialdemocratici accantonano ogni pretesa di rappresentare la classe operaia contro il capitale e il potere politico. Oggi, i partiti socialdemocratici - quali il Partito democratico statunitense - operano nell'illusione che l'Europa e il Nord America siano società senza classi, pur riconoscendo il problema della povertà che affligge le persone meno abbienti. In assenza di un qualsiasi impegno alla redistribuzione delle ricchezze, la crisi economica del 2007-2008 ha stretto la sinistra moderata in una morsa: imporre oneri aggiuntivi alla maggior parte dei lavoratori per aiutare i poveri o ignorare la crescente disperazione. In larga misura, il Partito Democratico ha scelto di ignorare la crescente povertà, mentre ha favorito il recupero del capitale nel suo sforzo per tirarsi fuori dal pantano della crisi globale. In sostanza, i socialdemocratici ritengono che il capitalismo possa essere tratto fuori dalla crisi senza modificare significativamente il rapporto esistente tra capitale e lavoro.
Per i lavoratori sedotti dalla socialdemocrazia, la storia d'amore si è dimostrata veramente tragica. Il sodalizio con il capitale coniugato all'impegno di mitigarne gli "eccessi" dimostra di essere uno stravagante autoinganno; il capitale non fa concessioni. Invece di fornire al capitalismo un volto umano, gli architetti del riformismo anticomunista hanno consegnato divisione, austerità, durezza e aggressione imperialista.
Ma ancor più tragicamente, il fallimento del progetto socialdemocratico spinge troppe persone, compresi i lavoratori disillusi, verso l'estrema destra: fascismo e neo-nazismo. In tutta Europa e negli Stati Uniti, i lavoratori, assetati di risposte, sono stati traditi dal riformismo. Purtroppo, troppo spesso voltano a destra, una svolta che evoca immagini inquietanti di ascesa del fascismo tra le due guerre. I lavoratori meritano una scelta migliore.
Zoltan Zigedy | zzs-blg.blogspot.it
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
"I problemi del Partito Laburista non sono molto diversi da quelli degli altri partiti socialdemocratici occidentali... In questo senso viviamo oggi non solo una crisi dello stato britannico, ma anche una crisi generale della socialdemocrazia". (Labour Vanishes, Ross McKibbin, London Review of Books, November 20, 2014).
La sintetica valutazione di McKibbin sulla socialdemocrazia è tanto appassionata quanto convincente. La socialdemocrazia, l'espressione politica del riformismo anticomunista del XX secolo, è arrivata a un punto che sfida la sua visione e la sua stessa vitalità politica. Nelle parole di McKibbin: "Nel corso degli ultimi venti o trenta anni, i grandi partiti socialdemocratici di Germania, Austria, Paesi Scandinavi, Australia e Nuova Zelanda (e ora la Francia) hanno vissuto una emorragia di consensi...". Si potrebbe aggiungere tra questi, anche se in modo meno drammatico, l'imitazione di partito socialdemocratico statunitense, il Partito Democratico.
Da un punto di vista sostanziale, la socialdemocrazia trae energia dalla sua posizione di alternativa al comunismo. Per varie ragioni - timore del cambiamento, demonizzazione anticomunista, ignoranza, supposto interesse individuale - molti tra coloro che sono svantaggiati dal capitalismo cercano rifugio nei partiti addomesticati, gradualisti e aggressivamente anticomunisti, che rivendicano spazio a sinistra. Sostenendo un approccio parlamentare piano, cauto, non conflittuale, imbrigliando lo sforzo con la civiltà, i pensatori socialdemocratici credono di poter smussare le asperità del capitalismo con tranquillità e popolarità.
Dopo la fondazione dell'Unione Sovietica e la nascita dell'Internazionale Comunista - dove aderivano molti partiti di massa - la vecchia Internazionale Socialista tracciò una linea riformista che la separava dal comunismo mentre si poneva a difesa dei lavoratori e per il socialismo. All'adozione della moderazione e della condanna del comunismo, seguirono successi parlamentari: una lezione imparata fin troppo bene dai leader pragmatici.
Il modello della socialdemocrazia, dopo la rivoluzione bolscevica, fu senza dubbio il Partito Socialdemocratico della Germania (SPD). Assumendo il potere dopo l'abdicazione del Kaiser, l'SPD represse rapidamente lo zelo rivoluzionario delle masse e istituì un regime parlamentare. Sopprimendo il comunismo, la SPD cercava di chetare le paure isteriche della borghesia e della piccola borghesia, una tattica destinata a permeare il pensiero socialdemocratico fino ai nostri giorni. Pur essendo il più grande blocco partitico nel Reichstag fino al luglio del 1932, né l'accondiscendenza con la destra né una gestione "responsabile" delle pretese dell'economia capitalista avrebbero salvato la SPD e la Germania dal nazismo. I socialdemocratici sono usi a imputare il fallimento della SPD ai militanti di sinistra o dell'estrema destra, ignorando volontariamente il fatto - altrettanto palese oggi - che le persone si allontanano dai partiti di centro, quando questi non riescono a mantenere le loro promesse. Governare la Germania divenne l'obiettivo della SPD più che governare bene e nell'interesse dei lavoratori in Germania
Col finire della guerra, quando la resistenza al fascismo dei comunisti guadagnò il rispetto e la fiducia popolare, come accadde in quasi tutta Europa, la socialdemocrazia se la passò male. E' ben noto oggi che dove i partiti socialdemocratici europei erano pronti a prendere le distanze ad alta voce e con forza dalla collaborazione con i comunisti, "amici" negli Stati Uniti erano ben lieti di prestare loro aiuto, occulto e palese. La CIA e una miriade di altre entità create dal governo degli Stati Uniti per sovvertire le attività anticapitaliste e favorevoli al lavoro hanno trovato in tutto il mondo collaboratori volenterosi nei partiti socialdemocratici, soprattutto tra coloro che identificavano chiaramente il successo comunista con il fallimento socialdemocratico. Non passò molto tempo che l'opportunismo dell'anticomunismo infettò l'intero movimento socialdemocratico: nel 1951, l'Internazionale socialista si dissociava formalmente dal comunismo, stigmatizzandolo come terrorista, burocratico, imperialista e antilibertario. Gli articoli 7, 8, 9, e 10 della Dichiarazione di Francoforte scomunica il comunismo, condannandolo agli inferi con tutto il fervore dell'Inquisizione.
Ma l'opportunismo genera opportunismo. Nel 1959 ogni pretesa di socialismo viene cancellata dal primo dei partiti socialdemocratici, la SPD. Con il programma Godesberg, la SPD rinuncia effettivamente all'impegno per il socialismo, sostituendolo con vaghe nozioni di giustizia sociale e di allusioni al progresso democratico. La socialdemocrazia tedesca così sigla la sua pace con il capitalismo, sotto la bandiera dell'anticomunismo, e, d'ora in poi, si impegna a non allontanarsi dal cammino delle riforme.
Quasi tutti gli altri partiti socialisti e socialdemocratici ne hanno seguito l'esempio. Al posto del socialismo, la dottrina del benessere sociale emerge come tiepido surrogato per eliminare lo sfruttamento dalle relazioni sociali ed economiche. La socialdemocrazia ha eretto un muro di separazione artificiale tra i lavoratori relativamente benestanti - la cosiddetta "classe media" - e i loro fratelli di classe più indigenti. Invece di espropriare gli espropriatori, la socialdemocrazia insiste sul fatto che l'onere di pacificare i poveri gravi socialmente, in gran parte sulle famiglie operaie.
La classe, come il socialismo, è stata relegata nella spazzatura. Al suo posto è stato introdotto il costrutto di società civile, con i mercati che determinano lo status sociale, gli stipendi e la distribuzione di beni e servizi. Coloro che fossero stati a corto di risorse fisiche o mentali per competere per le "opportunità" offerte dai mercati avrebbero dovuto essere protetti da una metaforica "rete di sicurezza" sociale, ossia una serie di programmi volti a garantire una vita marginale per chi è colpevole di essere carente di capacità competitive o di spirito di iniziativa. Così, il grido di "Liberté, Égalité, Fraternité", ispirato dalla Rivoluzione francese, è stato diluito secoli dopo con la libertà dei mercati, l'uguaglianza della giungla e l'egoismo dell'individualismo. L'unica vestigia dell'umanesimo settecentesco che persiste nella teoria socialdemocratica è una squallida rete porosa che garantisce che i "perdenti" nel gioco della vita restino perdenti.
Per decenni, la stella che ha brillato nel firmamento socialdemocratico era la Svezia. Il mito del "socialismo" svedese ha sostenuto la pretesa di giustizia sociale di quel poco che rimaneva della sinistra dacché ha assunto un ruolo ancillare al capitalismo. Qualunque credibilità abbia goduto questo punto di vista è stata ampiamente smantellata nell'articolo scritto da Peter Cohen nel numero di luglio-agosto 1994 su Monthly Review (Svezia: il modello che non fu mai). Cohen, da lungo tempo residente in Svezia, affermava con enfasi: "Come tutti i partiti socialdemocratici europei, il SAP [Partito socialdemocratico dei Lavoratori] non solo accetta il capitalismo, ma lo difende contro ogni tentativo di cambiamento. Il partito ha sempre sostenuto che ciò che è buono per le imprese svedesi è un bene per la classe operaia svedese".
Cohen presagisce il destino delle classi lavoratrici statunitensi ed europee quando spiega che il SAP ha sempre accettato che la collaborazione di classe "implica che la classe operaia accetti regressi di tutti i tipi quando decrescono i profitti aziendali, e anche quando non decrescono". Cohen delinea il virulento anticomunismo nel SAP che ha portato a sostenere l'internamento dei comunisti nella seconda guerra mondiale e il lavoro in guanto di velluto a fianco degli statunitensi nella guerra fredda, citando il sostegno al governo di Pinochet e l'ostilità per la rivoluzione del Portogallo.
Il SAP ha istituito la cosiddetta "politica di solidarietà salariale": un cinico livellamento dei salari dei lavoratori all'interno del pacchetto salariale totale. Cohen spiega: "La solidarietà salariale non colpisce lo squilibrio tra reddito dei lavoratori e reddito dei capitalisti. E' una redistribuzione esclusiva dei salari dei diversi gruppi di lavoratori. E questo fa apparire il SAP come strenuo difensore degli interessi dei lavoratori".
Cohen documenta il ruolo del SAP nell'introduzione delle scuole private nel sistema educativo svedese, nella "riforma" di tassazione procapite e nell'indebolimento della previdenza sociale svedese ("la rete sicurezza").
Cita l'appello del SAP (ormai imperante in tutti i paesi capitalistici) di ritardare la compensazione dei lavoratori nell'interesse della "competitività".
Il notevole articolo di Cohen dimostra una straordinaria lungimiranza, presagendo l'evoluzione della socialdemocrazia nel corso dei due decenni a seguire e prevedendo una sempre maggiore collaborazione di classe. Usando le sue parole: "Le maniere dei forti mentre divorano il loro pasto appaiono più attraenti nei paesi con governi socialdemocratici, ma il processo digestivo è lo stesso".
Si è tentati di vedere questo sviluppo come una mutazione della socialdemocrazia, come una partenza.
Non lo è. Questa è la traiettoria della socialdemocrazia in un mondo in cui lo spettro del comunismo si è fatto evanescente. Senza pressioni da sinistra, i partiti socialdemocratici accantonano ogni pretesa di rappresentare la classe operaia contro il capitale e il potere politico. Oggi, i partiti socialdemocratici - quali il Partito democratico statunitense - operano nell'illusione che l'Europa e il Nord America siano società senza classi, pur riconoscendo il problema della povertà che affligge le persone meno abbienti. In assenza di un qualsiasi impegno alla redistribuzione delle ricchezze, la crisi economica del 2007-2008 ha stretto la sinistra moderata in una morsa: imporre oneri aggiuntivi alla maggior parte dei lavoratori per aiutare i poveri o ignorare la crescente disperazione. In larga misura, il Partito Democratico ha scelto di ignorare la crescente povertà, mentre ha favorito il recupero del capitale nel suo sforzo per tirarsi fuori dal pantano della crisi globale. In sostanza, i socialdemocratici ritengono che il capitalismo possa essere tratto fuori dalla crisi senza modificare significativamente il rapporto esistente tra capitale e lavoro.
Per i lavoratori sedotti dalla socialdemocrazia, la storia d'amore si è dimostrata veramente tragica. Il sodalizio con il capitale coniugato all'impegno di mitigarne gli "eccessi" dimostra di essere uno stravagante autoinganno; il capitale non fa concessioni. Invece di fornire al capitalismo un volto umano, gli architetti del riformismo anticomunista hanno consegnato divisione, austerità, durezza e aggressione imperialista.
Ma ancor più tragicamente, il fallimento del progetto socialdemocratico spinge troppe persone, compresi i lavoratori disillusi, verso l'estrema destra: fascismo e neo-nazismo. In tutta Europa e negli Stati Uniti, i lavoratori, assetati di risposte, sono stati traditi dal riformismo. Purtroppo, troppo spesso voltano a destra, una svolta che evoca immagini inquietanti di ascesa del fascismo tra le due guerre. I lavoratori meritano una scelta migliore.
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