DI LAVORO SI CONTINUA A
MORIRE
NEL 2015 RECORD DI MORTI SUL
LAVORO
Michele
Michelino (*)
In Italia è quindi in corso una vera e proprio
guerra di classe in cui ogni anno migliaia di donne e uomini sono sacrificati nella ricerca del massimo profitto.
Nell’Italia “democratica” nata dalla resistenza, i lavoratori continuano a morire. La modernità del capitalismo continua a
uccidere i lavoratori come nell’ottocento.
Nel 2015 diminuiscono i lavoratori occupati ma aumentano i morti sul lavoro. Nel
nostro paese ogni anno avvengono più di un
milione d’infortuni sul lavoro, 1.200 di questi sono mortali. Ogni
giorno in Italia ufficialmente muoiono in media 3 lavoratori per
infortuni sul luogo di
lavoro e molti altri a causa delle malattie professionali, cifre
volutamente sottostimate dal governo e dall’INAIL. Li chiamano omicidi
“bianchi”, ma sono veri e propri crimini contro l’umanità
che avvengono nel più assoluto silenzio dei media salvo quando la
notizia può essere spettacolarizzata.
Le varie “riforme” delle pensioni fino a quella del governo Monti (con la “riforma” Fornero), hanno
innalzato fino a 70 anni l’età lavorativa, aumentando il precariato e
il lavoro nero insieme al ricatto della disoccupazione.
Il
peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, oltre a una perdita
di diritti e imbarbarimento della condizione
lavorativa pesa molto anche per quanto riguarda la salute e la
sicurezza sui luoghi di lavoro. Far lavorare degli esseri umani fino a
65/70 anni nei cantieri, costringendone alcuni a salire sui
tetti, nelle miniere, o fonderie in età cosi avanzata, insieme a
persone che entrano ed escono da un’impresa con contratti a termine ogni
tre, sei o ogni 12 mesi espone questi lavoratori a
notevoli rischi.
Secondo i dati riportati da tre diversi istituti nel 2015, gli infortuni e i morti sul
lavoro sono cresciuti a ritmi impressionanti.
Secondo l’Osservatorio Indipendente di Bologna sui Morti sul Lavoro,
l’Anmil (associazione nazionale mutilati ed invalidi sul lavoro), e
l’Osservatorio Vega Engineering di Mestre sono un vero record. Secondo
l’Osservatorio Indipendente di Bologna sui Morti sul
Lavoro fondato da Carlo Soricelli metalmeccanico in pensione, “I morti per infortuni sui luoghi di lavoro non sono mai stati così tanti da quando nel gennaio
2008 è stato aperto l’osservatorio”.
Dal 1° gennaio al 20 ottobre 2015 sono morti sui
luoghi di lavoro 564 lavoratori, e con le morti sulle strade e in itinere si superano le 1180 morti.
Questa
cifra in realtà è
sottostimata perché nelle statistiche delle morti sul lavoro lo
Stato e l’INAIL non tengono conto di molti lavoratori che muoiono sulle
strade e in itinere. Inoltre da questi conteggi sono
escluse anche diverse categorie come per esempio le Partite Iva
Individuali, Vigili del Fuoco, lavoratori in nero, pensionati in
agricoltura e tanti altri.
Nelle statistiche dell'Osservatorio
Indipendente di Bologna si afferma che: “Il 30,7% dei morti sui luoghi di lavoro ha un'età superiore a 60 anni. Il 32,5% è in agricoltura, di questi 116 sono
stati schiacciati dal trattore, oltre il 20% sul totale di tutte le morti per infortuni. In
sostanza un morto su 5 di tutte le morti sui luoghi di lavoro sono
state provocate dal trattore (è così tutti gli anni). L’edilizia 22,5%.
Oltre il 50% di tutte le morti per
infortuni sono in queste due categorie. Gli stranieri sono stati il
10,3% sul totale. I romeni sono come tutti gli anni la comunità con più
vittime”.
Davanti
a questo bollettino di guerra il governo non va oltre le frasi di
circostanza e lacrime di coccodrillo ogni volta che
succedono stragi di operai, (come alla TyssenKrupp) tacendo sulle
decine di morti silenziose che avvengono ogni giorno, non intervenendo
in modo efficace a tutela della salute e sicurezza dei
lavoratori, ma solo a difesa del profitto.
Dai
dati ufficiali risulta che nel 2014, i circa 350 ispettori dell’Inail
hanno controllato 23.260 aziende e l’87,5% è risultato
irregolare. Di questi sono stati regolarizzati 59.463 lavoratori
(meno del 15% rispetto al 2013), di cui 51.731 irregolari e 7.732 in
nero.
Da sempre la borghesia, le classi imprenditoriali e
i gruppi politici a essi collegati, ha cercato di diminuire le tutele legislative per i lavoratori.
In
particolare negli ultimi anni con l’inizio della
crisi attraverso il Testo Unico del 2008, il governo Berlusconi,
quello di Letta e oggi il governo Renzi sono intervenuti con decreti
peggiorativi, modificandone in parte i contenuti e diminuendo
in tal modo le tutele per i lavoratori.
Nonostante
il peggioramento Il Testo Unico prevede
norme di carattere penale e obblighi per il “datore di lavoro” il
cui mancato adempimento comporta un reato penale perseguibile.
Nonostante
questo, anche se esistono leggi a tutela
della sicurezza e della salute, la strage di lavoratori continua.
Nel sistema democratico borghese, sotto la dittatura del capitale, la
lotta del movimento operaio può riuscire a imporre anche
leggi a tutela degli sfruttati, ma non dobbiamo mai dimenticare che
il governo è un “comitato d’affari” della grande finanza e delle
multinazionali capitaliste-imperialiste, che tutela la
proprietà privata e il profitto e volutamente non fa niente per fare
applicare le leggi sulla sicurezza se non è costretto dalla
mobilitazione dei lavoratori.
(*) Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio.
Novembre 2015
Mail: cip.mi@tiscali.it
http://comitatodifesasalutessg.jimdo.com