Il capitalismo non può essere riformato
Persino la maggior parte degli attivisti si inginocchia, in maniera volontaria e controproducente, all’altare dei margini di profitto, proprio come la maggior parte della gente che loro deridono.
Secondo le omelie tramandate dai commissari aziendali, ci fanno credere che il capitalismo, nonostante a volte abbia bisogno di qualche modifica e revisione, è la cosa migliore che ci sia!
Mentre metto in discussione il grado di “anarchia” del suo pamphlet, Sheppard mette in evidenza dieci delle “più rilevanti inefficienze del capitalismo”: duplicazione del prodotto, disoccupazione sistematica, instabilità dei costi, spreco di beni invenduti, inefficienza delle gerarchie, obsolescenza pianificata, speculazione, creazione di falsi desideri, “lavori” parassitici e inefficienti standard di distribuzione. Tuttavia, non sono qui per discutere dell’utilità di questa lista. Piuttosto, vi sto chiedendo di guardare oltre il sotterfugio economico perché critiche così miopi implicano che il capitalismo può essere riformato. I prezzi potrebbero essere controllati, i salari aumentati, i prodotti fatti durare più a lungo, etc. etc. etc. – ma ciò che viene ignorato è che capitalismo = ecocidio.
Capire il capitalismo e spiegare il suo potere distruttivo non richiede una laurea specialistica o un maggiore intuizione. Non si tratta di concetti vaghi ed inapplicabili come “bene” o “male” e di certo non ha niente a che fare con le fantasie scambiate da delusi professori di economia.
Si tratta solo di progettazione.
Per ottenere l’accesso ed il controllo delle risorse, il capitalismo richiede interventi militari brutali e prolungati (o la loro minaccia). Il Dipartimento della Difesa americano, ad esempio, è la potenza militare più grande del mondo, oltre che la più inquinante, e consuma il 54% dei dollari dei contribuenti statunitensi.
Gli interventi militari (o la loro minaccia) portano alle guerre, ai crimini di guerra, al sostegno dei regimi autoritari, alla povertà e alla repressione, alla devastazione ambientale e alla fine … al dominio aziendale sulle risorse.
Il capitalismo – nella sua caccia rapace al profitto – richiede che gli umani dominino gli umani, che gli umani dominino i non-umani, che gli umani dominino il paesaggio … finché non resta più niente.
Le risorse sono limitate. Non saranno o non possono essere replicate in laboratorio. Lo sfruttamento, l’inquinamento e il consumo dell’ecosistema altera il delicato equilibro simbiotico del mondo naturale – il che porta solo ad un’ulteriore devastazione del nostro pianeta.
Il capitalismo richiede un consumo costante. Quindi, gli umani vengono riprogrammati come consumatori arrendevoli e malinformati. La propaganda intensa e le pubbliche relazioni fanno si che i consumatori continuino a consumare, i lavoratori a lavorare, i repressori reprimere (spiegando perché i poliziotti della classe media spruzzano gli attivisti con lo spray al pepe invece di unirsi a loro).
Essere anti-capitalista significa guardare oltre il prossimo trimestre fiscale, oltre i confini nazionali e oltre la propaganda aziendale.
Essere capitalista significa ignorare la realtà. Essere capitalista significa far finta che la tecnologia è neutra, che gli umani possono “controllare” la natura e che il campo da gioco è piatto.
Essere anti-capitalista significa andare oltre il colore della pelle, il sesso, l’etnia, la preferenza sessuale, l’abilità o l’inabilità, l’età, la “classe” o la specie.
Essere capitalista significa stimare gli azionisti più della condivisione, i beni più delle comunità.
Essere anti-capitalista significa capire che un sistema basato sulla crescita a tutti i costi è anti-vitale. Essere anti-capitalista significa schierarsi contro l’ecocidio.
Essere capitalista significa dare il proprio sostegno per un pianeta intossicato, avvelenato e devastato dalla guerra, dalla malattia, dall’ineguaglianza, dalla repressione, dall’incarcerazione e dalla discriminazione.
Essere anti-capitalista significa avere il coraggio di guardare oltre la facciata, di ammettere le proprie responsabilità per la miriade di crisi nel mondo e di avere una visione nuova e audace del futuro – un futuro che va ben oltre la campana di chiusura di Wall Street di oggi.
Essere anti-capitalista significa riconoscere il bisogno urgente di iniziare il processo di creazione di un nuovo sistema – un sistema che non si vende al migliore offerente; non basato sulla celebrità, sul consumo materiale, sulla bellezza fisica o sulla conquista militare; un sistema che promuove l’unità e l’azione collettiva, al tempo stesso mantenendo individualità e indipendenza; un sistema che ci sprona a pensare per noi stessi e per gli altri; un sistema che comprende il legame tra il comportamento umano e la vita non-umana.
Essere capitalista significa comportarsi come se fossimo l’ultima generazione del genere umano.
Essere anti-capitalista significa riconsiderare il nostro rapporto con il mondo naturale.
Voi da che parte state, compagni ?
Il futuro aspetta una vostra decisione.
fonte http://www.tlaxcala-int.org/default.asp
Mickey Z
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Tradotto da Roberta Papaleo |
“L’essenza del capitalismo è trasformare la natura in merci e le merci in capitali”
- Michael Parenti
Mentre chiunque con un minimo di attenzione sarebbe in grado di
capire che la “separazione della Chiesa di Stato” è un’eccezione
piuttosto che una regola qui nella Patria dei Coraggiosi, direi che i
buoni vecchi Stati Uniti d’America sono una teocrazia genuina – col
mito del capitalismo ben trincerato al trono. - Michael Parenti
Persino la maggior parte degli attivisti si inginocchia, in maniera volontaria e controproducente, all’altare dei margini di profitto, proprio come la maggior parte della gente che loro deridono.
Secondo le omelie tramandate dai commissari aziendali, ci fanno credere che il capitalismo, nonostante a volte abbia bisogno di qualche modifica e revisione, è la cosa migliore che ci sia!
Definire “inefficienza”
Quanto detto sopra mi è venuto in mente rileggendo un pamphlet dal
titolo “L’Inefficacia del Capitalismo: una Visione Anarchica”. L’autore
(Brian Oliver Sheppard) ha scelto di respingere “la solita critica
sinistroide e moralista del capitalismo”. Invece, l’ha affrontata “di
petto, sul tuo terreno – l’economia”. Mentre metto in discussione il grado di “anarchia” del suo pamphlet, Sheppard mette in evidenza dieci delle “più rilevanti inefficienze del capitalismo”: duplicazione del prodotto, disoccupazione sistematica, instabilità dei costi, spreco di beni invenduti, inefficienza delle gerarchie, obsolescenza pianificata, speculazione, creazione di falsi desideri, “lavori” parassitici e inefficienti standard di distribuzione. Tuttavia, non sono qui per discutere dell’utilità di questa lista. Piuttosto, vi sto chiedendo di guardare oltre il sotterfugio economico perché critiche così miopi implicano che il capitalismo può essere riformato. I prezzi potrebbero essere controllati, i salari aumentati, i prodotti fatti durare più a lungo, etc. etc. etc. – ma ciò che viene ignorato è che capitalismo = ecocidio.
Capire il capitalismo e spiegare il suo potere distruttivo non richiede una laurea specialistica o un maggiore intuizione. Non si tratta di concetti vaghi ed inapplicabili come “bene” o “male” e di certo non ha niente a che fare con le fantasie scambiate da delusi professori di economia.
Si tratta solo di progettazione.
Finché non resta più niente
Il capitalismo è un sistema economico basato sulla crescita continua e
l’implacabile sfruttamento di quelle che abbiamo imparato a chiamare
“risorse naturali”. Per definizione, un tale approccio è insostenibile,
non può essere riformato ed è quindi anti-vitale. Per ottenere l’accesso ed il controllo delle risorse, il capitalismo richiede interventi militari brutali e prolungati (o la loro minaccia). Il Dipartimento della Difesa americano, ad esempio, è la potenza militare più grande del mondo, oltre che la più inquinante, e consuma il 54% dei dollari dei contribuenti statunitensi.
Gli interventi militari (o la loro minaccia) portano alle guerre, ai crimini di guerra, al sostegno dei regimi autoritari, alla povertà e alla repressione, alla devastazione ambientale e alla fine … al dominio aziendale sulle risorse.
Il capitalismo – nella sua caccia rapace al profitto – richiede che gli umani dominino gli umani, che gli umani dominino i non-umani, che gli umani dominino il paesaggio … finché non resta più niente.
Le risorse sono limitate. Non saranno o non possono essere replicate in laboratorio. Lo sfruttamento, l’inquinamento e il consumo dell’ecosistema altera il delicato equilibro simbiotico del mondo naturale – il che porta solo ad un’ulteriore devastazione del nostro pianeta.
Il capitalismo richiede un consumo costante. Quindi, gli umani vengono riprogrammati come consumatori arrendevoli e malinformati. La propaganda intensa e le pubbliche relazioni fanno si che i consumatori continuino a consumare, i lavoratori a lavorare, i repressori reprimere (spiegando perché i poliziotti della classe media spruzzano gli attivisti con lo spray al pepe invece di unirsi a loro).
Tu da che parte stai ?
Anche se un altro sistema economico potrebbe affrontare alcune delle
enormi ineguaglianze umane di una società capitalista, finché un
sistema simile non verrà progettato in sincronia con il nostro
ecosistema non farà nulla per prevenire l’imminente collasso economico,
sociale e ambientale, quindi … Essere anti-capitalista significa guardare oltre il prossimo trimestre fiscale, oltre i confini nazionali e oltre la propaganda aziendale.
Essere capitalista significa ignorare la realtà. Essere capitalista significa far finta che la tecnologia è neutra, che gli umani possono “controllare” la natura e che il campo da gioco è piatto.
Essere anti-capitalista significa andare oltre il colore della pelle, il sesso, l’etnia, la preferenza sessuale, l’abilità o l’inabilità, l’età, la “classe” o la specie.
Essere capitalista significa stimare gli azionisti più della condivisione, i beni più delle comunità.
Essere anti-capitalista significa capire che un sistema basato sulla crescita a tutti i costi è anti-vitale. Essere anti-capitalista significa schierarsi contro l’ecocidio.
Essere capitalista significa dare il proprio sostegno per un pianeta intossicato, avvelenato e devastato dalla guerra, dalla malattia, dall’ineguaglianza, dalla repressione, dall’incarcerazione e dalla discriminazione.
Essere anti-capitalista significa avere il coraggio di guardare oltre la facciata, di ammettere le proprie responsabilità per la miriade di crisi nel mondo e di avere una visione nuova e audace del futuro – un futuro che va ben oltre la campana di chiusura di Wall Street di oggi.
Essere anti-capitalista significa riconoscere il bisogno urgente di iniziare il processo di creazione di un nuovo sistema – un sistema che non si vende al migliore offerente; non basato sulla celebrità, sul consumo materiale, sulla bellezza fisica o sulla conquista militare; un sistema che promuove l’unità e l’azione collettiva, al tempo stesso mantenendo individualità e indipendenza; un sistema che ci sprona a pensare per noi stessi e per gli altri; un sistema che comprende il legame tra il comportamento umano e la vita non-umana.
Essere capitalista significa comportarsi come se fossimo l’ultima generazione del genere umano.
Essere anti-capitalista significa riconsiderare il nostro rapporto con il mondo naturale.
Voi da che parte state, compagni ?
Il futuro aspetta una vostra decisione.
fonte http://www.tlaxcala-int.org/default.asp
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