involuzione

involuzione
Poche cose abbiamo imparato dalla storia all'infuori di questa: che le idee si condensano in un sistema di ortodossia, i poteri in una forma gerarchica e che ciò che può ridare vita al corpo sociale irrigidito è soltanto l'alito della libertà, con la quale intendo quella irrequietezza dello spirito, quell'insofferenza dell'ordine stabilito, quell'aborrimento di ogni conformismo che richiede spregiudicatezza mentale ed energia di carattere.
Io sono convinto che se non avessimo imparato dal marxismo a vedere la storia dal punto di vista degli oppressi, guadagnando una nuova immensa prospettiva sul mondo umano, non ci saremmo salvati. O avremmo cercato riparo nell'isola della nostra interiorità o ci saremmo messi al servizio dei vecchi padroni. Ma tra coloro che si sono salvati, solo alcuni hanno tratto in salvo un piccolo bagaglio dove, prima di buttarsi in mare, avevano deposto, per custodirli, i frutti più sani della tradizione intellettuale europea: l'inquietudine della ricerca, il pungolo del dubbio, la volontà del dialogo, lo spirito critico, la misura nel giudicare, lo scrupolo filologico, il senso della complessità delle cose.
Norberto Bobbio

sabato 22 febbraio 2014

Francesco Cardovino,operaio e vecchio quadro marxista leninista

Francesco Cardovino,operaio e vecchio quadro marxista leninista
 IMG4 PDF della lettera dei partigiani marxisti leninisti contro il revisonismo
Riflessioni:
 L’anno millenovecentosessantatre posso definirlo che per me é stato un anno decisivo ben messo su due ragioni: la prima, quella di vedere vincere il pci per una risposta storica dopo il fascismo; la seconda molto più importante della prima giacché dopo averlo scoperto partito non più della classe operaia e delle masse lavoratrici. Dopo la caduta di Tambroni che ha fatto il colpo di Stato, per buttarlo giù il pci e il sindacato ha chiamato la classe operaia, le masse lavoratrici a scioperare. Le forze poliziesche per la difesa e la sicurezza dello Stato borghese, l’8 luglio fecero undici morti in tutta Italia ma altre poi ne seguirono per i feriti gravi. Quell’8 luglio a Palermo nel primo pomeriggio arriva la notizia nei cantieri del colpo di Stato. Tambroni ha fatto il colpo di Stato, e il sindacato chiama allo sciopero gli operai. Gli operai han capito di che cosa si trattava precipitosamente lasciano il lavoro e vanno in centro per manifestare contro. La polizia da inizio a sbarrare la strada e sparare lacrimogeni. Non era sufficiente a intimidire allora sparano dei colpi di arma da fuoco. Dei tiratori scelti spara all’altezza d’uomo cade il compagno Francesco Vella colpito in fronte e un giovane, e ancora altri feriti. I compagni e i lavoratori e tutti gli scioperanti volevano arrivare non so dove, “un casino” ma certamente l’obiettivo era là, dove stanno i poteri per la difesa della borghesia. Mentre ci si avviava per la destinazione confusa i federali del PCI sulle camionette della polizia che urlavano di andare a casa,che Tambroni era caduto, quindi non ai lavoratori, agli scioperanti, ai caduti, l’onore di aver fatto cadere il governo fascista di Tambroni, ma al parlamento della repubblica democratica borghese; nessuna protesta efficace contro gli assassini dei lavoratori e dei compagni ovvero questi sono stati onorati del loro crimine con le medaglie. La campagna elettorale del millenovecentosessantatre a Palermo l’ha aperta Togliatti. Al fine comizio ci arriva l’ordine di fare un cordone per evitare cattive sorprese che la massa di gente gli si buttasse addosso a Togliatti. Fatto il cordone, abbiamo resistito con la schiena spezzata alla pressione di quei potenziali elettori del Pci. Avevamo la schiena spezzata e resistevamo ma l’onorevole Speciale non contento, chiama i carabinieri a proteggere il numero uno del Pci. Tutti noi ci siamo rimasti mali.
Verso la fine della campagna elettorale lo scrivente fui minacciato da persone di dubbia morale e appartenenza  e da vari  galoppini che non dovevo più fare con intransigenza la campagna elettorale, la federazione mi venne in soccorso per procedere in modo tranquillo.
Con i risultati delle elezioni l’Unità a grande titolo in rosso scrive “VITTORIA!!!”come se si fosse conquistato la maggioranza e il potere. Con il raffreddamento del clima politico, si è capito che era una vittoria di Pirro. A quel punto mi resi conto che qualcosa non andava e toccava a me capire cosa non andava.  Un giorno qualsiasi di quell’anno,tiro da  un cassetto per prendere un documento che era arrivato quasi alla fine della campagna elettorale, desideroso di capire cosa c’era scritto. Dalla lettura di  quel volantino iniziai a prendere dei contatti e conscio del mio sapere prese una decisione facendo una scelta netta. Mi son dimesso da segretario, sono uscito dal Pci e rinunciai cosi  alla  scuola di partito (ndr le Frattocchie) con la convinzione certa che se il Pci é revisionista, la sua scuola é revisionista e non più per il potere alla classe operaia, al proletariato, e per il socialismo. Nell’insieme non era più per la rivoluzione, così mi son predisposto ad aiutare agli altri compagni a capire cosa stesse succedendo e che fine avremmo fatto.
Verso la fine del millenovecentosessantatre mi arriva a casa una lettera stampata dei partigiani m-l mi son reso conto che io ho fatto una scelta giusta. Mi son messo a cercare compagni a discutere a dibattere. Con un po’ di pazienza sono stato utile a mettere su un gruppo di compagni a Palermo. La mancanza di lavoro mi ha spinto a emigrare, inizialmente e per quasi due anni sono stato in provincia di Milano. Una piccola provincia ,Villa Cortese. In virtù di altre necessità di vita, mi trasferì a Torino. A Torino fu molto più facile cercare e a trovare i compagni e a costruire qualcosa di buono ma il tempo non era nostro favore: il trozkismo con la tendenza revisionistica prese campo sino alla social democrazia di destra per arrivare  cosi al compromesso storico, che nella sua sostanza risulta essere una posizione di socialdemocrazia estrema e conciliatoria altamente  antioperaia e contro il socialismo. Devo dire che non siamo riusciti a creare un’organizzazione per via della delusione delle masse e degli operai che ormai nulla poteva più  fare per cambiare. Oggi posso dire che di traditori e ipocriti ne ho visti tanti che non sto qui a elencare, perché l’elenco é molto lungo.

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