Francesco Cardovino,operaio e vecchio quadro marxista leninista
IMG4 PDF della lettera dei partigiani marxisti leninisti contro il revisonismo
Riflessioni:
L’anno
millenovecentosessantatre posso definirlo che per me é stato un anno
decisivo ben messo su due ragioni: la prima, quella di vedere vincere il
pci per una risposta storica dopo il fascismo; la seconda molto più
importante della prima giacché dopo averlo scoperto partito non più
della classe operaia e delle masse lavoratrici. Dopo la caduta di
Tambroni che ha fatto il colpo di Stato, per buttarlo giù il pci e il
sindacato ha chiamato la classe operaia, le masse lavoratrici a
scioperare. Le forze poliziesche per la difesa e la sicurezza dello
Stato borghese, l’8 luglio fecero undici morti in tutta Italia ma altre
poi ne seguirono per i feriti gravi. Quell’8 luglio a Palermo nel primo
pomeriggio arriva la notizia nei cantieri del colpo di Stato. Tambroni
ha fatto il colpo di Stato, e il sindacato chiama allo sciopero gli
operai. Gli operai han capito di che cosa si trattava precipitosamente
lasciano il lavoro e vanno in centro per manifestare contro. La polizia
da inizio a sbarrare la strada e sparare lacrimogeni. Non era
sufficiente a intimidire allora sparano dei colpi di arma da fuoco. Dei
tiratori scelti spara all’altezza d’uomo cade il compagno Francesco
Vella colpito in fronte e un giovane, e ancora altri feriti. I compagni e
i lavoratori e tutti gli scioperanti volevano arrivare non so dove, “un
casino” ma certamente l’obiettivo era là, dove stanno i poteri per la
difesa della borghesia. Mentre ci si avviava per la destinazione confusa
i federali del PCI sulle camionette della polizia che urlavano di
andare a casa,che Tambroni era caduto, quindi non ai lavoratori, agli
scioperanti, ai caduti, l’onore di aver fatto cadere il governo fascista
di Tambroni, ma al parlamento della repubblica democratica borghese;
nessuna protesta efficace contro gli assassini dei lavoratori e dei
compagni ovvero questi sono stati onorati del loro crimine con le
medaglie. La campagna elettorale del millenovecentosessantatre a Palermo
l’ha aperta Togliatti. Al fine comizio ci arriva l’ordine di fare un
cordone per evitare cattive sorprese che la massa di gente gli si
buttasse addosso a Togliatti. Fatto il cordone, abbiamo resistito con la
schiena spezzata alla pressione di quei potenziali elettori del Pci.
Avevamo la schiena spezzata e resistevamo ma l’onorevole Speciale non
contento, chiama i carabinieri a proteggere il numero uno del Pci. Tutti
noi ci siamo rimasti mali.
Verso
la fine della campagna elettorale lo scrivente fui minacciato da
persone di dubbia morale e appartenenza e da vari galoppini che non
dovevo più fare con intransigenza la campagna elettorale, la federazione
mi venne in soccorso per procedere in modo tranquillo.
Con i risultati delle elezioni l’Unità a grande titolo in rosso scrive “VITTORIA!!!”come
se si fosse conquistato la maggioranza e il potere. Con il
raffreddamento del clima politico, si è capito che era una vittoria di
Pirro. A quel punto mi resi conto che qualcosa non andava e toccava a me
capire cosa non andava. Un giorno qualsiasi di quell’anno,tiro da un
cassetto per prendere un documento che era arrivato quasi alla fine
della campagna elettorale, desideroso di capire cosa c’era scritto.
Dalla lettura di quel volantino iniziai a prendere dei contatti e
conscio del mio sapere prese una decisione facendo una scelta netta. Mi
son dimesso da segretario, sono uscito dal Pci e rinunciai cosi alla
scuola di partito (ndr le Frattocchie) con la convinzione certa che se
il Pci é revisionista, la sua scuola é revisionista e non più per il
potere alla classe operaia, al proletariato, e per il socialismo.
Nell’insieme non era più per la rivoluzione, così mi son predisposto ad
aiutare agli altri compagni a capire cosa stesse succedendo e che fine
avremmo fatto.
Verso
la fine del millenovecentosessantatre mi arriva a casa una lettera
stampata dei partigiani m-l mi son reso conto che io ho fatto una scelta
giusta. Mi son messo a cercare compagni a discutere a dibattere. Con un
po’ di pazienza sono stato utile a mettere su un gruppo di compagni a
Palermo. La mancanza di lavoro mi ha spinto a emigrare, inizialmente e
per quasi due anni sono stato in provincia di Milano. Una piccola
provincia ,Villa Cortese. In virtù di altre necessità di vita, mi
trasferì a Torino. A Torino fu molto più facile cercare e a trovare i
compagni e a costruire qualcosa di buono ma il tempo non era nostro
favore: il trozkismo con la tendenza revisionistica prese campo sino
alla social democrazia di destra per arrivare cosi al compromesso
storico, che nella sua sostanza risulta essere una posizione di
socialdemocrazia estrema e conciliatoria altamente antioperaia e contro
il socialismo. Devo dire che non siamo riusciti a creare
un’organizzazione per via della delusione delle masse e degli operai che
ormai nulla poteva più fare per cambiare. Oggi posso dire che di
traditori e ipocriti ne ho visti tanti che non sto qui a elencare,
perché l’elenco é molto lungo.
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