Sandro Pertini commemora Giuseppe Stalin
06/03/1953
Signor Presidente, onorevoli colleghi il dolore e
l'angoscia che sono in noi impediscono ogni frase retorica ed ogni
accento polemico. Dinanzi a questa morte non si può rimanere che stupiti
e costernati.
Stupiti, per la grandezza che questa figura assume
nella morte. La morte la pone nella sua giusta luce; sicché uomini di
ogni credo politico, amici ed avversari, debbono oggi riconoscere
l'immensa statura di Giuseppe Stalin.
Egli è un gigante della storia e la sua memoria non
conoscerà tramonto. Siamo costernati dinanzi a questa morte per il vuoto
che Giuseppe Stalin lascia nel suo popolo e nella umanità intera.
Signori, se abbandonate per un istante le vostre ostilità politiche,
come le abbandono io in questo momento, dovete riconoscere con me che la
vita di quest'uomo coincide per trent'anni con il corso dell'umanità
stessa. Quattro tappe, soprattutto, della esistenza di Stalin
rappresentano quattro pietre miliari della storia universale.
Ottobre 1917: questa data costituisce una svolta
decisiva per la storia del mondo, come la costituì il 14 luglio 1789. Il
14 luglio 1789 si affermò e trionfò il Terzo Stato che dette una sua
politica, economica e sociale, a tutto il secolo xix. L'ottobre 1917,
segna l'affermazione vittoriosa del Quarto Stato, il quale soprattutto
da quel giorno diviene da oggetto soggetto di storia. Per opera di
quella vittoria l'utopia d'uri tempo diventa realtà e quella che era una
speranza a sospingere le masse diseredate ed oppresse verso la mèta
suprema diviene una certezza.
Altra tappa della vita di Giuseppe Stalin è, a mio
avviso, l'edificazione socialista nella sua terra. Allora erano molti i
pessimisti, gli scettici che dicevano che non sarebbe stato possibile
edificare il socialismo in un paese solo. Invece questo Uomo, ereditando
il pensiero e lo insegnamento di Lenin, riuscì a trasformare il suo
popolo; riuscì a dargli anche una economia industriale, che sembrava un
tempo un sogno ed una pazzia, sfruttando le immense ricchezze che il
suolo della sua terra racchiudeva. Portò, così, il lavoratore sovietico,
liberato da ogni catena, ad un alto livèllo di vita e di dignità umana.
E, badate, signori, è stato questo sforzo gigantesco a costruire ed a
consolidare quella cittadella, contro cui più tardi s'infrangerà la
valanga nazista.
Ed ecco la terza tappa che rappresenta un'altra
pietra miliare per l'unità e su cui deve essere scritta la parola «
Stalingrado». Signori, voi tutti ricorderete le ore angosciose che
abbiamo vissuto quando la valanga nazista si rovesciò sull'Unione
Sovietica. Le armate naziste già scorgevano le torri del Cremlino e le
vette del Caucaso. Ebbene, noi sentivamo che se, per dannata ipotesi,
fosse crollata l'Unione Sovietica, con l'Unione Sovietica - non
dimenticatelo voi che mi ascoltate - sarebbero crollate tutte le
speranze di un trionfo della libertà sulla dittatura nazifascista. In
quel momento sentivamo che uomini di tutti i credi politici trattenevano
il respiro consapevoli che la loro sorte era legata alla sorte di
Stalingrado. E Stalingrado diventò la Valmy della Rivoluzione d'Ottobre e
al mondo attonito offrì il miracolo di una strepitosa vittoria, sotto
la guida di Stalin. Allora comprendemmo che da Stalingrado aveva inizio
la vittoria delle armi democratiche contro le armi della barbarie !
Vi è poi l'ultima tappa, signori; altra pietra
miliare sul cammino dell'umanità. Se a me, umile e piccolo uomo di
fronte a tanta grandezza, fosse concesso di scoprire su questa pietra
dei nomi, tre ne scriverei : «Pace Roosevelt Stalin». Perchè, signori,
oggi noi dobbiamo tutti riconoscere che lo sforzo che ha fatto questo
uomo in questi ultimi anni è stato quello di gettare le fondamenta di
una pace sicura e duratura. Ecco perchè egli si intese subito con un
altro uomo che aveva indicato al suo ed agli altri popoli la strada da
seguire dopo la guerra, se si voleva veramente avviare il mondo verso la
pace e non verso un conflitto mondiale : Roosevelt. Non è vero che
Roosevelt sia stato ingannato! Egli ha ascoltato semplicemente la sua
coscienza, il suo grande spirito ; e ecco perchè si intese subito con
Giuseppe Stalin.
E Giuseppe Stalin continuò su questa strada che era la strada della pace.
Per quale ragione, o signori, egli ebbe tanto a
cuore questo bene prezioso? Vedete, chi come noi è stato nell'Unione
Sovietica ha avuto la esatta impressione che i dirigenti della politica
dell'Unione Sovietica sentono di doversi preoccupare non soltanto delle
sorti del popolo lavoratore sovietico, ma anche delle sorti dei
lavoratori di tutta la terra. Ecco perchè, o signori, noi respingiamo
sdegnosi e sdegnati l'insinuazione fatta da un'alta autorità politica
italiana ed apparsa stamani sui giornali e che cioè Giuseppe Stalin «non
abbia avuto comprensione per il popolo lavoratore italiano». Le sorti
del popolo lavoratore italiano stavano a cuore a Giuseppe Stalin come
gli stavano a cuore le sorti del popolo suo e quelle di tutti i popoli
della terra.
Egli si è sempre battuto per la pace, consapevole
che coloro che pagano il più alto tributo di sangue e di sofferenze,
nella guerra, sono i suoi contadini e gli operai. E da buon socialista
egli sapeva che non si doveva volere la guerra per distruggere quanto la
società attuale ha costruito, bensì si deve tendere a trasformare la
vecchia società per edificarne una nuova. Questa è stata la sua volontà
ferma ; per questo egli negli ultimi anni si è battuto. Ha sempre
respinto ogni provocazione, ha sempre rinunciato ad atti di forza pur di
difendere questo bene che appartiene non solo al suo popolo, ma a tutta
l'umanità.
L'ultimo suo atto come statista fu precisamente un
nuovo appello per la pace. Egli ha terminato bene la sua giornata, anche
se troppo presto per noi e per le sorti del mondo. L'ultima sua parola è
stata di pace. Ebbene, in questa ora per noi così triste, ci auguriamo
che questo invito alla pace, che rispecchia la volontà di tutti i
lavoratori della terra, non cada nel vuoto, ma venga raccolto da tutti
coloro che hanno nelle mani le sorti dei popoli.