involuzione

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Poche cose abbiamo imparato dalla storia all'infuori di questa: che le idee si condensano in un sistema di ortodossia, i poteri in una forma gerarchica e che ciò che può ridare vita al corpo sociale irrigidito è soltanto l'alito della libertà, con la quale intendo quella irrequietezza dello spirito, quell'insofferenza dell'ordine stabilito, quell'aborrimento di ogni conformismo che richiede spregiudicatezza mentale ed energia di carattere.
Io sono convinto che se non avessimo imparato dal marxismo a vedere la storia dal punto di vista degli oppressi, guadagnando una nuova immensa prospettiva sul mondo umano, non ci saremmo salvati. O avremmo cercato riparo nell'isola della nostra interiorità o ci saremmo messi al servizio dei vecchi padroni. Ma tra coloro che si sono salvati, solo alcuni hanno tratto in salvo un piccolo bagaglio dove, prima di buttarsi in mare, avevano deposto, per custodirli, i frutti più sani della tradizione intellettuale europea: l'inquietudine della ricerca, il pungolo del dubbio, la volontà del dialogo, lo spirito critico, la misura nel giudicare, lo scrupolo filologico, il senso della complessità delle cose.
Norberto Bobbio

giovedì 22 maggio 2014

MOSTRI CHE GENERANO MOSTRI

 
Frankenstein ricaricato: biologia sintetica
 
di Silvia Ribeiro (*)
 
Mentre la biologia sintetica – una forma estrema e molto più rischiosa di manipolazione dei codici genetici, con l’assemblaggio di geni artificiali – comincia a lanciare prodotti sul mercato, i suoi investitori, che comprendono 6 delle 10 più grandi multinazionali petrolifere, 6 delle maggiori aziende di prodotti agricoli, 6 delle maggiori aziende chimiche e 7 delle maggiori aziende farmaceutiche, si stanno mobilitando per impedire che le Nazioni Unite stabiliscano una qualche forma di supervisione indipendente o di controllo pubblico, cercando di far sì che il pubblico non venga a sapere cos’è la biologia sintetica e cosa implica.
 
Forse perchè sanno che si tratta di una tecnologia che unisce tutti i problemi dei trangenici, ma va molto al di là nello spezzare gli equilibri evolutivi naturali e i loro impatti sociali, economici e ambientali.
 
I promotori della biologia sintetica oggi si stanno mobilitando per impedire che venga approvata una moratoria rispetto a questa tecnologia nell’Accordo sulla Diversità Biologica (CDB), che discuterà il tema nel suo organo tecnico-scientifico in giugno e deciderà nella 12° Conferenza delle Parti del CDB in Corea nell’ottobre prossimo. 
 
Aziende come Chevron, Total, Shell, BP, Basf, DuPont, Monsanto, Syngenta, Cargill, ADM; Unilever, Pfizer, sanofi-Aventis, Merck, Boeing o alcuni dei molti altri giganti globali che stanno dietro alla biologia sintetica,  non rendono pubblico questo lavoro di lobby e il tentativo di frenare o scrutinio e la critica sociale. 
 
Com’è successo 30 anni fa con i transgenici, quelli che si espongono promuovendo la biologia sintetica e chiedendo che non venga regolata sono alcuni scienziati di alcune accademia (mai la comunità scientifica nella sua totalità, dove ci sono molti critici di queste tecnologie), che non dicono se hanno conflitti di interesse, ma che invece mostrano di essere abbacinati dalla tecnologia e, basandosi sulle promesse o sui sogni di quanto potrebbero in teoria fare con essa, reclamano la guida del dibattito sociale e internazionale, affermando che sono capaci di auto-regolarsi per cui non vi è alcun bisogno di una supervisione pubblica indipendente e men che meno di una moratoria. 
 
E’ perlomeno curioso che degli scienziati dicano no ad una moratoria rispetto alla liberalizzazione commerciale e all’ambiente, perchè si tratterebbe solo di un periodo di tempo per verificare certe condizioni, con un dibattito sociale aperto, informato e ampio di ciò che implicano i prodotti della biologia sintetica, chi li controlla, se danneggiano l’ambiente, la biodiversità, la salute, le economie, se sono migliori di altre alternative o le impediscono, il che non impedisce che li si studino. Come mai la loro fretta di mettere sul mercato e nell’ambiente prodotti dei quali non conosciamo le conseguenze? 
 
Dobbiamo leggere (in questa fretta) che secondo loro, che riconoscono di non sapere che implicazioni ha la tecnologia su tutti questi piani,  sono le società che ne fanno la commercializzazione quelle che la gestiranno nel modo migliore per tutti?
 
Sarebbe come pensare che Monsanto si farà carico di tutti gli impatti del mais trangenico e che prenderà la decisione più giusta per l’interesse pubblico. 
 
Vediamo un esempio di biologia sintetica che è già sul mercato: la produzione di artemisinina sintetica, per farmaci contro la malaria.
 
La tecnologia fu sviluppata da Jay Keasling, del Lawrence Berkeley National Laboratory del Dipartimento dell’ Energia USA, con fondi pubblici e 42.5 milioni di dollari della Fondazione Bill e Melinda Gates. Keasling fondò allora la società di biologia sintetica Amyris, che ricevette molti altri fondi da società petrolifere come Shell e Total, per usare lo stesso processo di manipolazione gentica già finanziato “per la malaria”, ma per produrre combustibili. Lungo il cammino, Keasling cedette la tecnologia dell’artemisinina sintetica alla multinazionale Sanofi-Aventis e oggi afferma che può coprire tutto il mercato dell’artemisinina a prezzi più bassi dell’artemisinina botanica naturale.
 
Ma l’artemisinina sintetica, nonostante la grossa sovvenzione della Fondazione Gates, è più cara di quella già esistente. Questo senza contare che le provviste erano già sufficienti prima dell’artemisinina sintetica, che ora lascerà senza entrate circa 100.000 contadini di Africa e Asia, fornitori di artemisinina annuale (assenzio dolce, la pianta che contiene naturalmente il principio attivo).
 
Keasling ha detto in una conferenza che questi contadini ora “potevano piantare patate”, il che, oltre che cinico, rivela la sua ignoranza della realtà. I contadini piantano già patate per mangiare, ma una piccola parte di artemisinina (circa 0.2 ettari) gli procura una cruciale entrata addizionale. 
 
Dato che non è riuscito a entrare nella produzione di combustibili ora Keasling, come altri industriali della biologia sintetica, si occupa della sostituzione di massa di principi attivi di piante di alto valore aggregato, come il patchouli, lo squalene, il vetiver, lo zafferano, la vaniglia e altri simili, tutti prodotti attualmente da centinaia di migliaia di contadini in paesi del Sud.
 
Ecco dove finiscono le promesse di curare la fame  e le malattie con la biologia sintetica. 
 
Oltretutto creare genomi sintetici – e anche, come è statto recentemente annunciato, la creazione di nuovi nucleotidi artificiali (ricercatori UUSA hanno inserito in un organismo due nuove basi chiamate X e Y, oltre a quelle dette C, G, T, A) - pone serie preoccupazioni sugli effetti che questi franken-organismi avranno su quelli naturali, se arrivano nell’ambiente.  
 
Gli impatti potenziali sono così numerosi a così tanti livelli che il dibattito sociale è assolutamente necessario e non lo si può considerare solo un tema scientifico. In base al principio di precauzione e perchè il dibattito non sia una farsa mentre subiremo gli efetti, è necessaria e urgente una moratoria alla messa in commercio  di queste sostanze e alla loro introduzione nell’ambiente.
 
(più informazioni su synbiowatch.org e etcgroup.org)
 
 
 
(*) Giornalista e direttrice per l’America Latina dell’ ETC Group; da: jornada.unam.mx; 18.5.2014
 
 
 
(traduzione di Daniela Trollio Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”
 
Via magenta 88, Sesto S.Giovanni)

FONTE 

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