La crociata contro i paradisi fiscali nasconde, dietro un frasario
giacobino, ammantato di fanatismo moralizzatore, i prosaicissimi e molto
poco morali interessi degli Stati Uniti d’America. Non si capisce per
quale motivo una potenza, che da sempre sfrutta il mondo intero,
imponendo con la forza (specie da dopo la fine della Seconda Guerra
Mondiale) la sua valuta e i meccanismi usurari che stanno dietro alla
sua creazione e diffusione, improvvisamente dovrebbe sentire la
necessità di abolire, su scala planetaria, quelle agevolazioni,
franchigie ed elusioni che consentono ai capitali sia di muoversi
liberamente, senza pagar dazio, sia di stazionare in bardatissimi caveau
di esotiche isole. Evidentemente, sotto ci dev’essere dell’altro...E
infatti, come sempre accade quando si tratta degli yankees, a pensar
male si fa peccato, ma ci si indovina!
Negli Usa, e precisamente nella gaudente città di Reno (Nevada), sede di
un famosissimo casinò, denominato “Eldorado“, è nato… il più colossale
paradiso fiscale di tutti i tempi, con la benedizione e l’apporto attivo
dei Rothschild! La crociata in atto con i “Panama Papers“, dunque,
altro non è che l’ennesima operazione sporca della CIA e dei circoli
finanziari americani, i quali, mescolando verità a menzogne, intendono
azzerare ogni altro “paradiso fiscale“ che non sia nei confini
dell’Impero americano. Altro che campagne moralizzatrici! La Svizzera,
il Bahrein, Nauru e altri luoghi, che per lungo tempo hanno accolto e
accolgono capitali con obblighi fiscali assai ridotti o inesistenti,
sono nel mirino delle istituzioni finanziarie (FMI in testa), delle
magistrature d’assalto al servizio del capitale globale che conta, dei
giornali pagati dai tycoons, per il semplice motivo che fanno
concorrenza agli Usa e ai piani dei loro pescecani vestiti da Paperon de
Paperoni. Ecco l’origine delle legislazioni ufficialmente presentate
come volte ad impedire l’esistenza dei “paradisi fiscali”!
L’Ocse, insistentemente pressata dagli Usa, ha imposto alla Svizzera di
rinunciare ad ogni trattamento di favore per i capitali presenti sul suo
territorio : dal 1° gennaio 2017, non sarà possibile possedere conti
segreti negli Istituti bancari della Confederazione elvetica. Le società
off – shore, come le abbiamo conosciute fino ad ora, nella loro
distribuzione geografica, saranno un ricordo. Naturalmente, ciò che non
viene detto è che, a partire dalla stessa data, con ogni probabilità il
Nevada avrà sostituito del tutto la Svizzera, varie Isole dei Caraibi e
del Pacifico, diversi Paesi disseminati qua e là sul globo, nel ruolo di
“paradiso fiscale“ internazionale, con tutte le gradazioni possibili
dell’iride speculativa: “Pure Tax Haven” (segreto bancario assoluto ed
esenzione pressoché totale dalle imposte); “No Taxation of Foreign
Income” (nessuna tassa sui guadagni realizzati all’estero); “Low
Taxation” (tassazione poco più che simbolica); “Special Taxation“
(regime di massimo permissivismo per la costituzione di società). Il
tutto, all’insegna della doppia morale, con due pesi e quattro misure,
che è l’anima della politica interna ed estera statunitense, si parli di
interventi militari o di provvedimenti economico – finanziari. Dalle
Isole Vergini, dalle Bahamas, è già in atto un massiccio spostamento di
capitali verso i lidi a stelle e strisce, e non solo a Reno, ma anche
nel Wyoming, nel South Dakota, in Florida, nel New Jersey e altrove.
Il regime fiscale del Nevada non prevede né la corporate tax né
l’industria sul capital gain: in poche parole, non c’è tassazione né su
gran parte dell’imponibile delle società né sul guadagno in conto
capitale, ovvero sul realizzo conseguito sulla differenza tra il prezzo
di acquisto di uno strumento finanziario e il prezzo di vendita. Una
vera e propria pacchia, che, per misteriose ragioni, negli Usa sarebbe
legittima e anzi virtuosa, mentre in Svizzera e in altri Paesi
rappresenterebbe una colpa, un crimine da punire con isteria
cromwelliana. Nel frattempo, gli Usa sono saliti dal sesto al terzo
posto (dietro Svizzera e Hong Kong ) nella classifica del “Financial
Secrecy Index“ (“Indice di Segretezza Finanziaria“), redatta
dall’organizzazione “Tax Justice network“ . Andrew Penney, manager del
“Rothschild Trust“, ferrato su ogni aspetto legislativo dirimente, è lo
stratega, l’architetto di questa strategia complessa e accurata di
spostamento dei bastioni del segreto fiscale verso gli Usa, a partire
dal resto del mondo. Nel settembre dello scorso anno, a San Francisco,
egli ha tenuto una sorta di “lectio magistralis“ sulle modalità e i
percorsi per dirottare capitali nella “Nuova Svizzera“, ossia negli Usa.
Sfacciataggine, questa, che solo chi sa di avere le spalle
ultracoperte, foderate dall’armatura di poteri forti egemoni, può
permettersi
Nessun commento:
Posta un commento