La contabilita’ degli orrori. Con una giustizia che arriva lenta,
inesorabile, ma comunque ne esce in buona parte sconfitta. La storia
nera di don Lodeserto e dei suoi sodali, aguzzini e truffatori, dopo
oltre 10 anni non e’ ancora finita. Ecco i numeri delle condanne penali
ottenute in Appello di cui una, quella delle torture e delle sevizie nel
Cpt “Regina pacis” di San Foca (Lecce), gia’ prescritta. Partiamo dalla
prima, proprio quella: un anno e otto mesi al prete, poco meno al
nipote Giuseppe Lodeserto detto Luca, alla moldava di famiglia Natalia
Vieru, a sei carabinieri e due medici in servizio nel centro salentino.
Viene da chiedersi: ma per “gravi violenze con sevizie e crudelta’ “ ai
danni di un gruppo di magrebini internati, come recitava la sentenza,
non sono pene da ladri di polli? Domanda inutile: su quel processo e’
arrivata la prescrizione e per tutti (loro) e’ come se non fosse
accaduto nulla. Andiamo avanti nell’ordine: un anno e quattro mesi per
truffa continuata ai danni dello Stato (corsi fantasma pagati dal
ministero Pari opportunita’ ai tempi della ministra Prestigiacomo per
oltre seicentomila euro); quattro anni (peculato e altro) per aver
sottratto oltre due miliardi di vecchie lire attraverso una Onlus dell’
arcidiocesi di Lecce retta dall’allora vescovo di Lecce Cosmo Ruppi la
cui posizione fu poi archiviata; e infine cinque anni e quattro mesi a
lui, con interdizione perpetua dai pubblici uffici per sequestro di
persona, violenze, estorsione e altre nefandezze ai danni di alcune
donne moldave che “ospitava” nel suo centro di tortura e pena (la
sentenza e’ del 4 luglio 2012, solo qualche giorno fa), tre anni e due
mesi al solito nipote Giuseppe detto Luca che tra l’altro non si capisce
come possa avere ancora un’ alta carica nella Uisp leccese (Unione
italiana sport per tutti, quella dei mondiali antirazzisti, per
intenderci) e due anni e otto mesi alla solita Vieru. Per ora ci
fermiamo qui. Val solo la pena ricordare che il sacerdote inviato come
un santo da monsignor Ruppi, suo grande ammiratore e finanziatore
scomparso qualche mese fa, e festeggiato nella capitale Moldava per i 25
anni di sacerdozio e gesta eroiche al seguito, anche dal nuovo
arcivescovo di Lecce Domenico D’Ambrosio con strombazzamenti di tivu’,
giornali locali e messaggerie amorose che non gli sono mai mancate da
parte degli illuminati politici del luogo sempre trasversali tra destra e
sinistra (da D’Alema a Raffaele Fitto, da Pellegrino a Loredana Capone a
Poli Bortone), fa la spola tra Verona e Chisinau e conta, continuando
ad arricchirsi su affari -se possibile- ancora piu’ sporchi, con la
Vieru e altri nuovi aggregati al clan della Fondazione “Regina pacis”
oltre confine. La curia di Lecce lo copre ancora. Certa politica idem.
Giornali e tivu’ che ai tempi lo hanno idolatrato se va bene danno
qualche riga all’aggiornamento delle condanne ma dedicano paginoni al
prelato scomparso che voleva avere una cripta accanto all’altare del
duomo di Lecce (il “Quotidiano di Lecce Brindisi e Taranto”). La
giustizia non e’ ancora riuscita a fermare il Lodeserto e i suoi
picciotti. Non tutte le brutte storie hanno un lieto fine.
Stefano Mencherini, giornalista indipendente e regista Rai
Stefano Mencherini, giornalista indipendente e regista Rai
Nessun commento:
Posta un commento