L’APPELLO
Noi, docenti e ricercatori/trici delle
Università italiane siamo profondamente turbati dalla collaborazione tra
l’Istituto israeliano di tecnologia “Technion” e alcune università
italiane, tra cui il Politecnico di Milano, il Politecnico di Torino,
l’Università di Cagliari (medicina), l’Università di Firenze (medicina),
l’Università di Perugia, l’Università di Roma “Tor Vergata” e “Roma3”,
l’Università Torino.
Le università israeliane collaborano alla
ricerca militare e allo sviluppo delle armi usate dall’esercito
israeliano contro la popolazione palestinese, fornendo un indiscutibile
sostegno all’occupazione militare e alla colonizzazione della Palestina.
[1] Il Technion è coinvolto più di ogni altra università nel complesso
militare-industriale israeliano. [2] L’istituto svolge una vasta gamma
di ricerche in tecnologie e armi utilizzate per opprimere e attaccare i
palestinesi. Ad esempio, uno dei progetti più noti ha portato allo
sviluppo di funzioni di controllo remoto sul bulldozer Caterpillar “D9”
usato dall’esercito israeliano per demolire le case dei palestinesi e
all’implementazione di un metodo per individuare i tunnel sotterranei,
sviluppato appositamente per facilitare l’assedio alla Striscia di Gaza.
[3]
Il Technion sviluppa programmi congiunti
di ricerca e collabora con l’esercito israeliano e con le principali
aziende produttrici di armi in Israele, tra cui Elbit Systems. Tra i più
grandi produttori privati di armi, Elbit Systems fabbrica i droni
utilizzati dall’esercito per colpire deliberatamente i civili in Libano
nel 2006, a Gaza nel 2008-2009 [4] e nel 2014 e fornisce le
apparecchiature di sorveglianza per il Muro dell’apartheid. [5] Inoltre,
il Technion forma i suoi studenti di ingegneria affinché lavorino con
aziende che si occupano direttamente dello sviluppo di armi complesse.
Per esempio, Elbit Systems ha assegnato dei fondi di circa mezzo milione
di dollari in borse di studio come premio per gli studenti del Technion
che portano avanti ricerche di questo tipo. [6]
Il Technion intrattiene stretti rapporti
anche con la Rafael Advanced Defense Systems, uno dei maggiori
produttori di armi sostenuti dal governo, che ha elaborato un sistema
avanzato di protezione dei carri armati israeliani Merkava. L’istituto
ha promosso anche un master in gestione aziendale mirato
specificatamente ai dirigenti di Rafael, rafforzando ulteriormente il
rapporto tra il mondo accademico e il complesso militare-industriale
d’Israele. [7] Come altre università israeliane, il Technion premia i
suoi studenti che svolgono il servizio militare obbligatorio. Solo per
citare un esempio, ai militari riservisti che hanno partecipato
all’operazione Piombo Fuso a Gaza nel 2008-2009 sono stati anche
concessi benefici sul piano accademico in aggiunta alle agevolazioni
normalmente previste per i riservisti. [8]
Il funzionamento del vasto complesso
militare-industriale israeliano dipende in notevole misura anche dalla
volontà dei governi, delle aziende e dei centri di ricerca di tutto il
mondo di collaborare con le università e i centri di ricerca israeliani.
Il rapporto attivo e durevole del Technion con l’esercito e l’industria
militare israeliana lo rende direttamente complice delle violazioni del
diritto internazionale che essi commettono. Di conseguenza, collaborare
con il Technion significa rendersi attivamente partecipi del regime di
occupazione, colonialismo e apartheid d’Israele e in questo modo essere
complici del sistema di oppressione che nega ai palestinesi i loro
diritti umani più fondamentali.
Chiediamo pertanto ai nostri colleghi
docenti e ricercatori/trici di porre fine a ogni forma di complicità con
il complesso militare-industriale israeliano e chiediamo l’interruzione
di ogni forma di cooperazione accademica e culturale, di collaborazione
o di progetti congiunti con il Technion.
Inoltre, rispondendo all’appello della
società civile palestinese che nel 2005 ha chiesto il boicottaggio,
disinvestimento e sanzioni (BDS) contro Israele [9] fino a che non
cesseranno le sistematiche violazioni contro il popolo palestinese,
dichiariamo che non accetteremo inviti a visitare istituzioni
accademiche israeliane; non agiremo come arbitri in nessuno dei loro
processi; non parteciperemo a conferenze finanziate, organizzate o
sponsorizzate da loro, o comunque non collaboreremo con loro. Tuttavia,
nel pieno rispetto delle linee guida della Campagna palestinese per il
boicottaggio accademico e culturale d’Israele (PACBI) [10], continueremo
a lavorare e collaborare con i nostri colleghi israeliani
singolarmente.
Considerato che intellettuali critici,
spiriti liberi e donne e uomini di coscienza si sono storicamente presi
la responsabilità morale di combattere l’ingiustizia, come esemplificato
dalla lotta per l’abolizione dell’apartheid in Sud Africa;
considerato inoltre che un numero
crescente di università [11], associazioni di o singoli accademici [12] e
gruppi studenteschi [13] in tutto il mondo si sono mobilitati contro la
collaborazione con università e centri di ricerca israeliani complici
in violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani, e in piena
continuità con le campagne internazionali per la revoca degli accordi
con il Technion [14]
invitiamo tutte le persone solidali con
la lotta di liberazione palestinese ad unirsi alla campagna BDS fino a
quando Israele non riconoscerà il diritto inalienabile del popolo
palestinese all’autodeterminazione e non si conformerà al diritto
internazionale: 1. Ponendo termine all’occupazione e alla colonizzazione
di tutte le terre arabe e smantellando il Muro; 2. Riconoscendo i
diritti fondamentali dei cittadini arabo-palestinesi di Israele alla
piena uguaglianza; 3. Rispettando, proteggendo e promovendo i diritti
dei profughi palestinesi al ritorno nelle loro case e nelle loro
proprietà come stabilito nella risoluzione 194 dell’ONU. Il movimento
BDS rifiuta ogni forma di discriminazione razziale, politica, religiosa e
di genere, inclusi l’antisemitismo, l’islamofobia e ogni ideologia
fondata su presunte supremazie etniche o razziali.
Ci appelliamo infine a tutte le
associazioni studentesche, ai movimenti di solidarietà e a tutte le
persone che credono nella giustizia affinché proseguano gli sforzi di
mobilitazione sia facendo pressioni sugli organi competenti per la
revoca degli accordi tra il Technion e le università e i centri di
ricerca italiani, sia attraverso proteste, dibattiti e azioni volte
sensibilizzare le comunità accademiche sulle implicazioni della
collaborazione con il Technion e in generale con le università e gli
enti di ricerca israeliani.
Campagna italiana per la revoca degli accordi con il Technion