involuzione

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Poche cose abbiamo imparato dalla storia all'infuori di questa: che le idee si condensano in un sistema di ortodossia, i poteri in una forma gerarchica e che ciò che può ridare vita al corpo sociale irrigidito è soltanto l'alito della libertà, con la quale intendo quella irrequietezza dello spirito, quell'insofferenza dell'ordine stabilito, quell'aborrimento di ogni conformismo che richiede spregiudicatezza mentale ed energia di carattere.
Io sono convinto che se non avessimo imparato dal marxismo a vedere la storia dal punto di vista degli oppressi, guadagnando una nuova immensa prospettiva sul mondo umano, non ci saremmo salvati. O avremmo cercato riparo nell'isola della nostra interiorità o ci saremmo messi al servizio dei vecchi padroni. Ma tra coloro che si sono salvati, solo alcuni hanno tratto in salvo un piccolo bagaglio dove, prima di buttarsi in mare, avevano deposto, per custodirli, i frutti più sani della tradizione intellettuale europea: l'inquietudine della ricerca, il pungolo del dubbio, la volontà del dialogo, lo spirito critico, la misura nel giudicare, lo scrupolo filologico, il senso della complessità delle cose.
Norberto Bobbio

giovedì 10 novembre 2011

VOGLIONO PRIVATIZZARE GLI AMMORTIZZATORI SOCIALI

http://www.comidad.org/dblog/
A Berlusconi è bastato pronunciare una frasetta contro l'euro per ritornare trionfalmente sugli altari della destra "antagonista", pronta a considerarlo di nuovo un vendicatore della sovranità nazionale; omettendo con ciò il piccolo dettaglio che proprio l'attuale governo ha favorito ed accettato l'ufficializzazione della tutela del Fondo Monetario Internazionale sull'Italia. Strano che, sino allo scandalo sessuale che ha travolto Strauss-Kahn, la maggior parte degli Italiani non sapesse neppure dell'esistenza del FMI, mentre oggi se lo ritrova di colpo come padrone assoluto. Anche se Berlusconi dovesse dimettersi (ma molti non ci credono), l'attuale accordo con il FMI non farebbe per niente la fine del trattato di amicizia con la Libia; al contrario, questa tutela del FMI vincolerà anche i prossimi governi italiani.
Che Berlusconi svolga il ruolo di strumento della guerra psicologica del FMI contro l'Italia, è anche dimostrato dalla sua frase demenziale sui ristoranti pieni, che ha ottenuto immediatamente l'effetto di screditare e mettere in ridicolo ogni tentativo di demistificare lo slogan della crisi. In realtà dovrebbe essere proprio il contenuto della famosa lettera di Trichet a suscitare dei dubbi. Se si è in presenza di una carenza di liquidità, che senso ha la pretesa di Trichet di imporre ulteriori "liberalizzazioni" (privatizzazioni) che i privati non sarebbero in grado di pagare, e che quindi andrebbero a gravare sulla spesa pubblica? Come si fa poi a coniugare il pareggio di bilancio con la crescita? Non c'è mai riuscito nessuno in due secoli, ed ora si pretende che ci riesca Berlusconi?
Anche le proposte del manifesto di Confindustria non scherzano quanto a coerenza. In un periodo in cui i titoli di Stato sono a rischio di insolvenza, che senso avrebbe favorire le privatizzazioni dei beni immobili pubblici attraverso le "cartolarizzazioni", cioè l'immissione sul mercato di altri titoli tossici?
Tanto più assurdo è che si proponga di vincolare questi nuovi titoli a beni immobili, il cui valore tende oggi a scendere. E se il valore degli immobili tende a scendere, che senso avrebbe metterne in vendita altri, se non far crollare i prezzi?
Ancora più contraddittorio è che questi titoli tossici vadano a fare altra concorrenza ai titoli di Stato già in difficoltà. Si parla di "crescita" e poi si prospetta solo altra economia di carta, altra finanziarizzazione. Ma gliene frega davvero qualcosa della "crescita"?
E ancora: dopo venti anni di esperimenti a riguardo, risulta chiaro che la "flessibilità" non ha mai favorito la crescita del PIL, ma ha solo depresso la domanda interna. La flessibilità è infatti una delle cause della depressione del mercato immobiliare, dato che nessun precario può pensare a comprarsi la casa.
Adesso invece arriva persino la "flexsecurity" a presentarsi come la panacea.
Se qualcuno finora avesse pensato che flexsecurity volesse dire più o meno la sicurezza di essere licenziato, deve però ricredersi. Parole chiare e inequivocabili arrivano da una delle menti più brillanti del padronato italiano: Alberto Bombassei. Ecco come il vicepresidente di Confindustria chiarisce il pericoloso fraintendimento in una intervista su "la Repubblica".[1]
"Non bisogna cascare nel tranello mediatico" - secondo il quale il governo vorrebbe rendere più facili i licenziamenti. "In realtà - sostiene Bombassei - l'obiettivo è l'opposto: rendere più flessibili le uscite dal lavoro per stimolare le assunzioni. Invece sarebbe semplicemente ridicolo pensare che si possa aumentare l'occupazione rendendo più facili i licenziamenti".
Il giornalista, abbagliato da tanta lucidità, replica:
"Qual è la differenza?(...)"
"C'è differenza perché nessuno pensa di introdurre la libertà di licenziamento".
Tutti stavano per cascare nel tranello mediatico, solo che all'improvviso qualcuno si è ricordato che in Italia la libertà di licenziare in massa già esiste da venti anni, addirittura dal 1991, grazie alla Legge n. 223 del 1991. In base a questa legge qualsiasi lavoratore può essere posto in qualunque momento in "mobilità" andando a carico della previdenza sociale, che è pagata dagli stessi lavoratori con i contributi INPS e non, come invece sostiene Bombassei, dalle imprese.[2]
In questi venti anni le garanzie e le procedure previste dalla Legge 223/91 sono diventate automatismi, per i quali già adesso le imprese possono disfarsi di tutti i lavoratori che desiderano, mettendoli in "mobilità", cioè in cassa integrazione. Allora cosa vuole ancora Confindustria?
Siamo sicuri che questa associazione "imprenditoriale" persegua davvero obiettivi industriali, e non puramente finanziari?
Il problema infatti riguarda proprio i denari della cassa integrazione. Possibile che tutti questi soldi debbano andare ai lavoratori in "mobilità" senza passare in qualche modo per le sagge mani dei finanzieri?
In un rapporto della multinazionale finanziaria JP Morgan si legge che l'attuale gestione delle indennità di disoccupazione renderebbe i lavoratori più schizzinosi e quindi aumenterebbe la durata della disoccupazione. [3]
Per salvare i lavoratori da questo triste destino, JP Morgan ha pensato bene di entrare nel business delle indennità di disoccupazione. Negli Stati Uniti perciò i lavoratori licenziati non ricevono più l'assegno di disoccupazione direttamente dagli enti locali, ma viene data loro una "card" della stessa JP Morgan. [4]
Insomma, siamo alle grandi manovre per la privatizzazione a tappeto degli ammortizzatori sociali. La "crisi" è diventata l'alibi ufficiale del business della miseria.


 1] http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/10/30/bombassei.html
[2] http://salerno.usb.it/fileadmin/archivio/salerno/despar/Legge_223_del_1991_Mobilit_.pdf
[3] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.huffingtonpost.com/2010/03/24/jpmorgan-chase-report-say_n_512130.html&ei=aB-4TqidIcXNsgaw-MXSAw&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=1&ved=0CCIQ7gEwAA&prev=/search%3Fq%3Djp%2Bmorgan%2Bunemployment%2Bbenefits%26hl%3Dit%26sa%3DG%26rlz%3D1W1ACAW_itIT338%26prmd%3Dimvnso
[4] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.jpmorgan.com/cm/ContentServer%3Fc%3DTS_Content%26pagename%3Djpmorgan%252Fts%252FTS_Content%252FGeneral%26cid%3D1125855840304&ei=dyC4TvOFIozRsgbTjMXSAw&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=7&ved=0CFsQ7gEwBg&prev=/search%3Fq%3Djp%2Bmorgan%2Bunemployment%2Bbenefits%26hl%3Dit%26sa%3DG%26rlz%3D1W1ACAW_itIT338%26prmd%3Dimvnso

art.correlato
DAL QUOTIDIANO L’ARENA DI VERONA del 9 novembre 2011

 Le misure che saranno prese in Italia- non era bastata la recente manovra finanziaria- sono il linea con quelle già abbattutesi sulla Grecia e in passato su tutti coloro che sono finiti nelle maglie del sistema imposto dal Fmi, Bce e ora Unione europea. Un´attenta lettura della relazione del presidente del Consiglio fatta all´Ue apre scenari a dir poco inquietanti.
Le autentiche perle con le quali si vorrebbe far ripartire l´economia italiana, sono le stesse applicate in passato in America latina, in Africa, in Asia, dove hanno portato solo miseria per i più e ricchezza per pochi. Privatizzazioni in primis, qui l´obiettivo è quello non dichiarato di distruggere completamente il «sistema Italia» e ridimensionare ancor di più la forza economica nazionale. Con la scusa della libera concorrenza, lo Stato e gli enti pubblici dovrebbero mettere sul mercato beni e servizi in nome di quella libera concorrenza sempre osannata ma utopica perché alla fine prevale sempre la legge del più forte che saprà imporre le sue regole a detrimento degli stessi interessi collettivi. Una volta messi sul piatto è facile intuire nelle mani di chi finirebbero, che sono poi gli stessi che reggono le fila delle grandi banche d´affari anglo-americane. Peraltro in passato i governi Ciampi e Prodi, avevano già provveduto a svendere interi settori strategici.
Non poteva mancare il richiamo al «dinamismo delle aziende», da attuarsi entro quattro mesi, il che tradotto significa libertà di licenziamento, come se l´insicurezza del posto di lavoro fosse il volano per accrescere il benessere della popolazione. Questo per la gioia del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, il falco liberal evidentemente dimentico dei suoi trascorsi socialisti, con l´accenno al «pericolo terrorismo» che funziona sempre quando si vogliono criminalizzare eventuali proteste.
La scure liberista si abbatte anche sugli orari di lavoro, che negli esercizi commerciali saranno «liberalizzati». Poi l´affondo sulle pensioni, da sempre nel mirino di tutte le politiche neoliberiste, nonostante il bilancio dell´Inps sia in attivo e non presenti problemi. La resa italiana è totale come si può ben vedere.
Federico Dal Cortivo

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