Un tranquillo sabato fascista sottotitolo: tanto rumore per nulla.
Così potrebbe intitolare la commediola andata in scena negli ultimi 3
giorni a Casalgrande, un paese in provincia di Reggio Emilia, al confine
con la vicina Sassuolo, provincia di Modena.
Ma partiamo con ordine. Casalgrande, ridente cittadina di 15.000 abitanti, ha una banale caratteristica che la mette al centro di questa storia: il suo Consiglio Comunale è stato il primo della provincia reggiana ad impegnare la Giunta (guidata da Andrea Rossi, Partito Democratico) a non concedere spazi pubblici o istuzionali "alle associazioni che promuovono l’odio razziale e in genere ogni forma di esclusione sociale".
Questa iniziativa è partita da un documento dell'Anpi di Reggio Emilia e inviato a tutti i comuni del territorio,all'indomani della strage di Firenze del militante casapoundino Gianluca Casseri e dell'iniziativa svoltasi in una sala pubblica di proprietà del Comune di Reggio Emilia da parte di Casapound.
Ovviamente la finalità di questo documento, oltre alla pratica di rendere difficoltoso il radunarsi di assembramenti neofascisti sul territorio, è quella di pungolare le amministrazioni locali per una netta e precisa presa di posizione politica, delegittimando la vecchia e consunta fiaba del "rossi contro neri" e riconoscendo la pericolosità sociale di questo movimento nel panorama della crisi europea.
Torniamo a Casalgrande, dunque. Succede che dopo l'approvazione dell'odg contro i neofascisti Casapound risponde, come al solito di notte, attaccando uno striscione sul municipio con su scritto: "Casapound non si tocca" e indicendo una conferenza stampa, paventando denunce a destra e a manca (ovviamente mai pervenute).
Dopo alcuni mesi, e più precisamente lo scorso giovedi 19 aprile Casapound convoca via Facebook un presidio, in piazza Martiri della Libertà a Casalgrande, dal titolo "DOVE NON SI PUO', PASSIAMO!", contro la "censura politica". Guarda caso proprio nel giorno in cui il cantante neofascista Skoll avrebbe dovuto presentare il proprio libro (sanno anche scrivere?) a Sassuolo. Non sarà che i camerati a corto di personale siano stati costretti a concentrare le attività tutte negli stessi luoghi e negli stessi giorni, così da prendere due piccioni con una fava?
Chiaramente gli antifascisti locali, hanno immediatamente convocato all'interno delle proprie reti, una contro-manifestazione.
Fatto sta che, come da copione, organizzando iniziative da tenere segrete fino all'ultimo secondo ed avendo evidentemente seri problemi organizzativi, nella serata di venerdì arriva la notizia che il presidio dei duri e valorosi "fascisti del terzo millennio" viene annullato per "motivi organizzativi".
Motivi organizzativi, dicono. Forse non avrebbero raggiunto il numero minimo di persone per essere penalmente perseguibili in caso di manifestazione non autorizzata (3 persone). Forse hanno pensato che farsi vedere in pubblico, essendo abituati a fare cose turbodinamiche notturne, sarebbe stato sconveniente.
Al di là delle ipotesi sui "motivi organizzativi", è bene far sapere che ad oggi sono già 14 i comuni reggiani e la Provincia ad aver aderito al documento dell'Anpi sugli spazi pubblici ai neofascisti.
Altri dati importanti sono due: finalmente degli amministratori hanno avuto il coraggio di rivendicare con la prassi i valori antifascisti, senza attendere azioni legali o provvedimenti della magistratura, restituendo un po’ di dignità e di indipendenza alla politica, valorizzando il bistrattato principio della separazione dei poteri, e dimostrando a tutti che dietro ad ogni scelta c’è sempre una volontà politica, che può e deve stare al di sopra delle convenienze.
In un periodo di crisi tanto feroce, che porta rigurgiti neonazisti in tutta Europa, con gravi rischi per la libertà di tutti noi, grande è il valore di questo primo piccolo passo, soprattutto alla luce della presa di coscienza, anche delle municipalità reggiane, che proprio all’interno della crisi economica e della sua deriva sociale queste organizzazioni hanno più facilità di proliferare e recuperare consensi.
E' stato inoltre rotto il vecchio schema dei “rossi contro i neri”, speriamo infatti che da adesso in avanti non si guardi più l’antifascismo militante storcendo la bocca, e che non si lascino più sole quelle persone che lavorano costantemente, con ogni mezzo necessario, per tenere pulita la propria città. Se questo passaggio fosse venuto prima, probabilmente si sarebbero evitate tante violenze e situazioni pericolose, alcune delle quali costate la vita a persone che a volte non erano neppure “antifascisti militanti”, come Nicola, studente medio, ammazzato a calci dai nazi nella Verona di Flavio Tosi 4 anni fa, solo per fare un esempio.
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FONTE
Ma partiamo con ordine. Casalgrande, ridente cittadina di 15.000 abitanti, ha una banale caratteristica che la mette al centro di questa storia: il suo Consiglio Comunale è stato il primo della provincia reggiana ad impegnare la Giunta (guidata da Andrea Rossi, Partito Democratico) a non concedere spazi pubblici o istuzionali "alle associazioni che promuovono l’odio razziale e in genere ogni forma di esclusione sociale".
Questa iniziativa è partita da un documento dell'Anpi di Reggio Emilia e inviato a tutti i comuni del territorio,all'indomani della strage di Firenze del militante casapoundino Gianluca Casseri e dell'iniziativa svoltasi in una sala pubblica di proprietà del Comune di Reggio Emilia da parte di Casapound.
Ovviamente la finalità di questo documento, oltre alla pratica di rendere difficoltoso il radunarsi di assembramenti neofascisti sul territorio, è quella di pungolare le amministrazioni locali per una netta e precisa presa di posizione politica, delegittimando la vecchia e consunta fiaba del "rossi contro neri" e riconoscendo la pericolosità sociale di questo movimento nel panorama della crisi europea.
Torniamo a Casalgrande, dunque. Succede che dopo l'approvazione dell'odg contro i neofascisti Casapound risponde, come al solito di notte, attaccando uno striscione sul municipio con su scritto: "Casapound non si tocca" e indicendo una conferenza stampa, paventando denunce a destra e a manca (ovviamente mai pervenute).
Dopo alcuni mesi, e più precisamente lo scorso giovedi 19 aprile Casapound convoca via Facebook un presidio, in piazza Martiri della Libertà a Casalgrande, dal titolo "DOVE NON SI PUO', PASSIAMO!", contro la "censura politica". Guarda caso proprio nel giorno in cui il cantante neofascista Skoll avrebbe dovuto presentare il proprio libro (sanno anche scrivere?) a Sassuolo. Non sarà che i camerati a corto di personale siano stati costretti a concentrare le attività tutte negli stessi luoghi e negli stessi giorni, così da prendere due piccioni con una fava?
Chiaramente gli antifascisti locali, hanno immediatamente convocato all'interno delle proprie reti, una contro-manifestazione.
Fatto sta che, come da copione, organizzando iniziative da tenere segrete fino all'ultimo secondo ed avendo evidentemente seri problemi organizzativi, nella serata di venerdì arriva la notizia che il presidio dei duri e valorosi "fascisti del terzo millennio" viene annullato per "motivi organizzativi".
Motivi organizzativi, dicono. Forse non avrebbero raggiunto il numero minimo di persone per essere penalmente perseguibili in caso di manifestazione non autorizzata (3 persone). Forse hanno pensato che farsi vedere in pubblico, essendo abituati a fare cose turbodinamiche notturne, sarebbe stato sconveniente.
Al di là delle ipotesi sui "motivi organizzativi", è bene far sapere che ad oggi sono già 14 i comuni reggiani e la Provincia ad aver aderito al documento dell'Anpi sugli spazi pubblici ai neofascisti.
Altri dati importanti sono due: finalmente degli amministratori hanno avuto il coraggio di rivendicare con la prassi i valori antifascisti, senza attendere azioni legali o provvedimenti della magistratura, restituendo un po’ di dignità e di indipendenza alla politica, valorizzando il bistrattato principio della separazione dei poteri, e dimostrando a tutti che dietro ad ogni scelta c’è sempre una volontà politica, che può e deve stare al di sopra delle convenienze.
In un periodo di crisi tanto feroce, che porta rigurgiti neonazisti in tutta Europa, con gravi rischi per la libertà di tutti noi, grande è il valore di questo primo piccolo passo, soprattutto alla luce della presa di coscienza, anche delle municipalità reggiane, che proprio all’interno della crisi economica e della sua deriva sociale queste organizzazioni hanno più facilità di proliferare e recuperare consensi.
E' stato inoltre rotto il vecchio schema dei “rossi contro i neri”, speriamo infatti che da adesso in avanti non si guardi più l’antifascismo militante storcendo la bocca, e che non si lascino più sole quelle persone che lavorano costantemente, con ogni mezzo necessario, per tenere pulita la propria città. Se questo passaggio fosse venuto prima, probabilmente si sarebbero evitate tante violenze e situazioni pericolose, alcune delle quali costate la vita a persone che a volte non erano neppure “antifascisti militanti”, come Nicola, studente medio, ammazzato a calci dai nazi nella Verona di Flavio Tosi 4 anni fa, solo per fare un esempio.
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