Di: Emmanuele Lupi
Per quanto incredibile possa sembrare, in questo momento in Islanda sta avendo luogo una vera rivoluzione democratica e anticapitalista e nessuno ne parla, nessun “Media” ne riporta l’informazione, non ne troverete quasi alcuna traccia su “Google”: in breve, il black-out totale.
Tuttavia, la natura degli avvenimenti in corso in Islanda è sconcertante: un popolo che scaccia la destra al potere assediando pacificamente il palazzo presidenziale, una “sinistra” liberale anch’essa allontanata dalle “responsabilità” poiché intendeva condurre la stessa politica della destra, un referendum imposto dal Popolo per determinare se bisognasse rimborsare o no le banche capitaliste che hanno affondato il paese nella crisi a causa della loro irresponsabilità, una vittoria del 93% che impone di non rimborsare le banche, una nazionalizzazione delle banche e, punto d’orgoglio di questo processo per molti aspetti “rivoluzionario”: elezione, il 27 novembre 2010, di un’assemblea costituente incaricata di scrivere le nuove leggi fondamentali che tradurranno, d’ora in poi, la collera popolare contro il capitalismo e le aspirazioni del popolo ad un’altra società.
Mentre sull’Europa intera incombe la collera dei Popoli presi alla gola dal rullo compressore capitalista, l’attualità ci rivela un altro aspetto, una storia in atto in grado di rompere delle certezze e soprattutto di dare una prospettiva alle lotte che infiammano l’Europa: la riconquista democratica e popolare del potere, al servizio della popolazione.
Dopo sabato 27 novembre, l’Islanda dispone di un’assemblea costituente composta da 25 semplici cittadini eletti dai loro pari. Il suo obiettivo: riscrivere interamente la costituzione del 1944 tenendo ben presente la lezione della crisi finanziaria che nel 2008 ha colpito in pieno il paese. Dopo questa crisi, dalla quale è ben lontana dal riprendersi, l’Islanda ha conosciuto un certo numero di cambiamenti assai spettacolari, a cominciare dalla nazionalizzazione delle tre principali banche, seguita dalle dimissioni del governo di destra sotto la pressione popolare.
Nessun commento:
Posta un commento