involuzione

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Poche cose abbiamo imparato dalla storia all'infuori di questa: che le idee si condensano in un sistema di ortodossia, i poteri in una forma gerarchica e che ciò che può ridare vita al corpo sociale irrigidito è soltanto l'alito della libertà, con la quale intendo quella irrequietezza dello spirito, quell'insofferenza dell'ordine stabilito, quell'aborrimento di ogni conformismo che richiede spregiudicatezza mentale ed energia di carattere.
Io sono convinto che se non avessimo imparato dal marxismo a vedere la storia dal punto di vista degli oppressi, guadagnando una nuova immensa prospettiva sul mondo umano, non ci saremmo salvati. O avremmo cercato riparo nell'isola della nostra interiorità o ci saremmo messi al servizio dei vecchi padroni. Ma tra coloro che si sono salvati, solo alcuni hanno tratto in salvo un piccolo bagaglio dove, prima di buttarsi in mare, avevano deposto, per custodirli, i frutti più sani della tradizione intellettuale europea: l'inquietudine della ricerca, il pungolo del dubbio, la volontà del dialogo, lo spirito critico, la misura nel giudicare, lo scrupolo filologico, il senso della complessità delle cose.
Norberto Bobbio

martedì 10 maggio 2011

Coca Cola: la bevanda che uccide

Utente: dani gamba
9 / 5 / 2011
Si sa, le bevande industriali, quelle che compriamo tutti i giorni a tonnellate e che arrivano direttamente dall’ America fino ai nostri party hanno sempre fatto male, vuoi per le calorie o per i famosi “ingredienti segreti”.
Tuttavia non è di ciò che parleremo in questa sede, così come non parleremo dei danni alle falde acquifere che la famosa Coca Cola Company ha provocato ai pozzi di acqua potabile nei villaggi nel Sud dell’ India; perchè questa bevanda, così fresca e invitante, ha qualcosa di molto più grande da nascondere.
Da più di vent anni in Colombia l’ intesa tra il governo di Álvaro Uribe Vélez e le organizzazioni paramilitari legate al traffico di stupefacenti ha contribuito a creare un vero clima di guerra civile, che si abbatte in modo spietato sui cittadini, i lavoratori e le famiglie.
In questo scenario di terrore la multinazionale nordamericana pratica politiche di sfruttamento sugli operai negli stabili di imbottigliamento qua situati, attuando misure di repressione verso le organizzazioni sindacali culminate più di una volta in spietati omicidi.
Il SINALTRAINAL, sindacato colombiano del settore alimentare, si batte da anni per far valere i diritti dei lavoratori della Coca-Cola, prevalentemente con contratti temporanei e la cui retribuzione sta scendendo ormai sotto il salario minimo stabilito dall’ Organizzazione Internazionale del Lavoro (375.000 Pesos mensili, circa 125 Euro); ma ciò che fin ora è stato ottenuto è una continua persecuzione per limitare i legami tra operai e associazioni, agendo sia all interno delle fabbriche tramite licenziamenti illegali e provvedimenti restrittivi ma soprattutto all’ esterno, dove la compagnia sta eseguendo per mezzo dell’ esercito libere esecuzioni nei confronti di sindacalisti e attivisti, il tutto senza essere minimamente puniti, perchè appoggiati e difesi dal governo colombiano.
Davanti a questi sodalizi tra vertici del mondo economico e politico è sempre più difficile instaurare basi sociali e di solidarietà tra la popolazione, che si trova sempre più controllata e talvolta vittima di minacce, come è stato per i tre dirigenti del SINALTRAINAL Correa, Florez e Garcìa che nel febbraio 2008 hanno tutti ricevuto lettere minatorie in cui si menzionavano anche le sorti delle famiglie e dei loro figli.
D’ altronde i numeri parlano chiaro: dagli anni ’80 sono 11 i lavoratori Coca-Cola assassinati, mentre altri 6 sono stati costretti a lasciare il Paese perchè sopravissuti ad attentati; più di una ventina invece quelli arrestati e torturati, e altrettanti quelli che ancora oggi subiscono minacce.
Per far fronte alla situazione nel marzo 2003, insieme alle accuse contro la multinazionale viene dato il via alla “Killer Coke”, la campagna di boicottaggio Coca-Cola, che subito porta alla creazione di gruppi in ogni paese per diffondere innanzitutto la verità sulla famosa bevanda e ovviamente anche prendere misure per ridurre gli acquisti dei prodotti Coca-Cola, agendo sia personalmente che incentivando venditori e botteghe ad abbandonare il prodotto (ricordiamo che prodotti Coca-Cola sono anche Fanta, Sprite, Nestea e Powerade).
Più recentemente l’ iniziativa ha raggiunto anche ristoratori e scuole, come in America, dove le Università di Michigan e New York hanno proibito la distribuzione dei prodotti Coca-Cola nei loro campus.
Anche in Italia è nata REBOC, la “rete boicottaggio coca-cola”, che dispone tra l’ altro di un interessante sito, sul quale poter ricavare informazioni più dettagliate sulle accuse alla multinazionale o cercare i gruppi e le botteghe che operano attivamente sul territorio nazionale.
In questo progetto, inutile dirlo, ognuno di noi può dare un contributo, a partire dalla cosa più essenziale, nell’ unico modo in cui il cittadino può davvero cambiare le cose a questo Mondo, che non è l’ effimero e simbolico diritto di voto, ma il vero diritto di spesa e di acquisto.
Rinunciando ad utilizzare il nostro denaro per finanziare multinazionali assassine possiamo far venire alla luce quel perverso meccanismo che è la struttura di tutto l’ attuale sistema, così solido e sicuro di sè stesso ma così dipendente dall’ economia e dalle nostre singole decisioni di consumo.
Boicottare Coca-Cola significa decidere di essere consapevoli di ciò che sta davvero accadendo dall’ altra parte del pianeta e sapere che smettere singolarmente di finanziare questi killer è il modo più semplice e veloce per lanciare un messaggio di opposizione ad una situazione che si è protratta fin troppo a lungo.
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