involuzione

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Poche cose abbiamo imparato dalla storia all'infuori di questa: che le idee si condensano in un sistema di ortodossia, i poteri in una forma gerarchica e che ciò che può ridare vita al corpo sociale irrigidito è soltanto l'alito della libertà, con la quale intendo quella irrequietezza dello spirito, quell'insofferenza dell'ordine stabilito, quell'aborrimento di ogni conformismo che richiede spregiudicatezza mentale ed energia di carattere.
Io sono convinto che se non avessimo imparato dal marxismo a vedere la storia dal punto di vista degli oppressi, guadagnando una nuova immensa prospettiva sul mondo umano, non ci saremmo salvati. O avremmo cercato riparo nell'isola della nostra interiorità o ci saremmo messi al servizio dei vecchi padroni. Ma tra coloro che si sono salvati, solo alcuni hanno tratto in salvo un piccolo bagaglio dove, prima di buttarsi in mare, avevano deposto, per custodirli, i frutti più sani della tradizione intellettuale europea: l'inquietudine della ricerca, il pungolo del dubbio, la volontà del dialogo, lo spirito critico, la misura nel giudicare, lo scrupolo filologico, il senso della complessità delle cose.
Norberto Bobbio

lunedì 16 maggio 2011

La fierezza di essere puttana. Perchè fa paura?

Porpora Marcasciano *

15 / 5 / 2011
La prostituzione è un mezzo non è un fine, non è tratta o sfruttamento, è vendita di prestazioni sessuali.
Comincia così la "narrazione" di Porpora, una sociologa, attivista del Mit di Bologna, impegnata da anni per i diritti delle sex workers e delle persone transessuali, una donna che si mette a nudo, che parte da se stessa per parlare anche delle altre, dei loro desideri e delle loro esigenze, riuscendo così a far vivere, nelle sue parole, le tante storie di chi ogni giorno si rivolge al drop-in Artemide ed al consultorio gestito dal Movimento di Identità Transessuale.

Con lei abbiamo discusso delle motivazioni che stanno alla base delle violente politiche securitarie messe in atto dalle amministrazioni comunali e dal Governo italiano: il Ddl Carfagna, le ordinanze anti prostituzione, le multe a clienti e sex workers, i controlli della polizia municipale e dell'esercito fin dentro gli appartamenti presenti nelle cosidette "strade della prostituzione". Secondo gli assessori di Parma, sono gli stessi cittadini che richiedono maggiore "sicurezza" e magiori controlli, stufi di abitare in un ambiente così malfamato e pericoloso. Le amministrazioni comunali di mezza Italia, siglando la Carta di Parma, insieme al Ministro Maroni, hanno individuato, come pericolosi e illeciti, una serie di comportamenti che secondo loro andrebbero puniti. Fortunatamente la Corte Costituzionale non è stata dello stesso parere: dichiarando incostituzionale una modifica introdotta dal "paccheto sicurezza" che conferisce maggiori poteri ai sindaci, ha portato all'annulamento della Carta. Ad oggi le ordinanze comunali emesse nei mesi passati non hanno più validità.

Ma la domanda sorge spontanea: il centro storico di Parma è veramente insicuro e inospitale, così come lo dipingono? O queste dichiarazioni sono funzionali solo ad amministrare e reprimere i comportamenti e gli stili di vita che pongono in crisi la morale comune?
A quanto pare, nella Petit Paris, non c'è posto per il sex working e per la fierezza "d'etre Pute".
Nessuno e nessuna vuole vedere.
Per la prostituzione, a Parma, non ci sono i soldi, nè la volontà politica, di costruire progetti utili come le unità di strada, i consultori, le case di prima accoglienza, i drop-in per la riduzione del danno, così come avviene a Bologna o a Venezia.

Ma perchè? Cosa c'è alla radice di così tanta diffidenza e paura? Perchè il Comune opta per la politica della punizione invece di aiutare le vittime della tratta a denuncire lo sfruttamento sessuale? Perchè non fa niente per sostenere le donne che decidono autonomamente di prostituirsi, invece di perseguirle come criminali, anche se non commettono alcun reato?
La scelta soggettiva di prostituirsi non si capisce con facilità, l'empatia sembra impossibile, e ciò che non si capisce fa paura.
Non riesci a pensare di vendere una prestazione sessuale, di farne un oggetto di piacere, di servirtene.
Ebbene pensiamo che il racconto di un'esperienza può riuscire a fare breccia in questo buio e a ricordarci che la parola accorcia le distanze.
Come con l'Autocoscienza non si può fare nient'altro che partire da sè, l'essenza di qualcuna/o non la si può giudicare, soppesare. La si prende così com'è.

La Politica non è per questa soluzione, la Politica  della sicurezza è per la paura.
Tramite i media, giorno dopo giorno, la fobia dell'insicurezza ti sommerge senza lasciare spazio al dibattito.
Il messaggio è sempre lo stesso: la pericolosità del diverso. 
Transessuali, omosessuali, migranti, musulmani, terroristi, stupratori, tossici. Tutti uguali tra loro, differenti dagli altri che sono ritenuti "normali". C'è chi è normale e chi no. Chi è lecito e chi no. Ma chi decide qual è il confine della normalità e quindi della legalità?
Il pacchetto sicurezza, il reato di clandestinità, le ordinanze anti prostituzione non offrono una soluzione ai problemi reali e concreti dei precari/e che oggi vivono sulla propria pelle i licenziamenti, gli sfratti e la disoccupazione, bensì alimentano un sentore comune di insoddisfazione e frustazione indirizzandolo contro mostri di carta pesta.
La verità è che la paura sta mangiando lentamene la bellezza della vita e ci consegna città pervase da passioni tristi.
Non è forse vero che la bellezza sta nella varietà e nella diversità?

Forse la soluzione è proprio non avere paura.
*  Porpora Marcasciano è un'attivista del movimento gay-lesbico-trans e vicepresidente del MIT (Movimento Identità Transessuale). E' laureata in Sociologia, lavora come operatrice e consulente nei progetti sulla prostituzione. Responsabile dello sportello CGIL per la difesa dei diritti sul lavoro delle persone transessuali. Cura il Centro di Documentazione del MIT.
Ha effettuato numerose ricerche sulla realtà transessuale, ha pubblicato vari articoli e il libro "Tra le rose e le viole". 


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