stralcio di articolo tratto da http://www.statopotenza.eu/
Dopo le “imprese” condotte in Libia nel Novecento, pensavamo che in Italia ormai la parola “colonialismo” fosse stata consegnata al triste passato. Invece, dopo l’aggressione contro la Libia in coabitazione coi criminali imperialisti autodefinitisi “volenterosi”, notiamo con rammarico e stupore che ormai per i due marò italiani arrestati in India, c’è una gara ed una vera e propria maratona che ricorda molto da vicino il comportamento del Pentagono nel periodo successivo al terribile incidente del Cermis, quando per passatempo, due soldati occupanti americani tranciarono coi loro cacciabombardieri la funivia della montagna uccidendo decine di persone.Al di là della vicenda nel dettaglio giurisdizionale, si fa un gran bofonchiare politico e la solita destra becera e patriottarda ha lanciato un disperato appello.E’ notizia di oggi che l’organizzazione di estrema destra Casa Pound è addirittura scesa a manifestare sotto l’Ambasciata Indiana a Roma, coi tricolori alla mano per chiedere l’espulsione dell’Ambasciatore. Malgrado alcuni raffazzonati tentativi di ricostruzione dei fatti, faziosi e autoreferenziali,le dinamiche dell’accaduto sono ancora del tutto da chiarire: vorremmo sapere quali sono i criteri nella valutazione dei pericoli nautici seguiti dai due soldati, e su quale base hanno deciso di aprire il fuoco in acque internazionali dinnanzi ad un peschereccio, considerando che ormai tutti i contingenti utilizzati dai principali Paesi nelle attività commerciali che toccano la tratta Aden-Malacca sono perfettamente addestrati a riconoscere i cosiddetti “pirati” somali.E’ opportuno chiedersi anzitutto cosa sia accaduto e poi giudicare. In ogni caso, la giurisdizione non può spettare all’Italia. Le vittime sono due pescatori indiani, e il fatto si è verificato in acque internazionali, ma pur sempre vicinissime alle coste indiane del Kerala. Il tribunale competente può essere dunque, o quello indiano o il Tribunale Penale Internazionale de L’Aja. Non certamente quello italiano. Questa abitudine coloniale a considerare i propri militari come degli “eletti” o degli “unti”, destinati ad un iter giudiziario semplificato e privilegiato, questa scandalosa tendenza a considerare i morti altrui come vittime di serie B, e questo atteggiamento da Rambo all’italiana, forti coi deboli e deboli – anzi cagasotto – coi forti (vedi Cermis, vedi Calipari, vedi operazione “Odissey Dawn” contro la Libia), mettono bene in chiaro la deriva imperialista che si ripercuote nella cultura reazionaria del nostro Paese.
Alcuni tra i firmatari dell'appello lanciato da Libero
Gianpaolo Pansa Gianni Alemanno
Italo Bocchino Renato Brunetta
Fabio Capello Mara Carfagna
Piero Chiambretti Frabrizio Cicchito
Stefania Craxi Maurizio Gasparri
Giorgia Meloni Giampiero Mughini
Fiamma Nirenstein Renata Polverini
Maurizio Sacconi Alfonso Signorini
Francesco Storace Lucia Ronzulli
Dopo le “imprese” condotte in Libia nel Novecento, pensavamo che in Italia ormai la parola “colonialismo” fosse stata consegnata al triste passato. Invece, dopo l’aggressione contro la Libia in coabitazione coi criminali imperialisti autodefinitisi “volenterosi”, notiamo con rammarico e stupore che ormai per i due marò italiani arrestati in India, c’è una gara ed una vera e propria maratona che ricorda molto da vicino il comportamento del Pentagono nel periodo successivo al terribile incidente del Cermis, quando per passatempo, due soldati occupanti americani tranciarono coi loro cacciabombardieri la funivia della montagna uccidendo decine di persone.Al di là della vicenda nel dettaglio giurisdizionale, si fa un gran bofonchiare politico e la solita destra becera e patriottarda ha lanciato un disperato appello.E’ notizia di oggi che l’organizzazione di estrema destra Casa Pound è addirittura scesa a manifestare sotto l’Ambasciata Indiana a Roma, coi tricolori alla mano per chiedere l’espulsione dell’Ambasciatore. Malgrado alcuni raffazzonati tentativi di ricostruzione dei fatti, faziosi e autoreferenziali,le dinamiche dell’accaduto sono ancora del tutto da chiarire: vorremmo sapere quali sono i criteri nella valutazione dei pericoli nautici seguiti dai due soldati, e su quale base hanno deciso di aprire il fuoco in acque internazionali dinnanzi ad un peschereccio, considerando che ormai tutti i contingenti utilizzati dai principali Paesi nelle attività commerciali che toccano la tratta Aden-Malacca sono perfettamente addestrati a riconoscere i cosiddetti “pirati” somali.E’ opportuno chiedersi anzitutto cosa sia accaduto e poi giudicare. In ogni caso, la giurisdizione non può spettare all’Italia. Le vittime sono due pescatori indiani, e il fatto si è verificato in acque internazionali, ma pur sempre vicinissime alle coste indiane del Kerala. Il tribunale competente può essere dunque, o quello indiano o il Tribunale Penale Internazionale de L’Aja. Non certamente quello italiano. Questa abitudine coloniale a considerare i propri militari come degli “eletti” o degli “unti”, destinati ad un iter giudiziario semplificato e privilegiato, questa scandalosa tendenza a considerare i morti altrui come vittime di serie B, e questo atteggiamento da Rambo all’italiana, forti coi deboli e deboli – anzi cagasotto – coi forti (vedi Cermis, vedi Calipari, vedi operazione “Odissey Dawn” contro la Libia), mettono bene in chiaro la deriva imperialista che si ripercuote nella cultura reazionaria del nostro Paese.
Alcuni tra i firmatari dell'appello lanciato da Libero
Gianpaolo Pansa Gianni Alemanno
Italo Bocchino Renato Brunetta
Fabio Capello Mara Carfagna
Piero Chiambretti Frabrizio Cicchito
Stefania Craxi Maurizio Gasparri
Giorgia Meloni Giampiero Mughini
Fiamma Nirenstein Renata Polverini
Maurizio Sacconi Alfonso Signorini
Francesco Storace Lucia Ronzulli
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