A
Susa la scorsa settimana è successo qualcosa di molto particolare,
presso l’Itis, istituto tecnico medio superiore, gli studenti no tav
hanno distribuito dei volantini nelle classi. I medesimi volantini
veniva in contemporanea distribuiti dal movimento al mercato della
cittadina, in quella che è una importanete e costante opera di
informazione praticata da anni. A Susa inoltre hanno sede due ditte a
dir poco particolari, di cui abbiano narrato la storia a più riprese, si
tratta della ditta Italcoge e della ditta Martina. Entrambe le ditte,
oltre ad essere fallite e misteriosamente risorte più volte sono state
scelte da LTF (Lyon Turin Ferroviare general contractor Torino Lione)
per allestire le recinzioni a filo spinato e muri del cantiere di
Chiomonte. Entrambe poi, e non è poco sono state coinvolte
dall’inchiesta Minotauro della procura torinese sull’infiltrazione della
ndrangheta al nord. Se da sempre il movimento no tav dice tav=mafia non
è solo per le tesi del procuratore Fernando Imposimato o per le
esperienze degli altri cantieri italiani ma per una triste esperienza
diretta, fatta di queste inchieste locali ma anche di presidi bruciati,
macchine bruciate, lettere minatorie con proiettili di cui però la
magistratura sembra non interessarsi.
Queste cose difficilmente vengono raccontate dai quotidiani e dai tg, scomode, che sfiorano interessi troppo grandi, ecco perché allora diventa fondamentale un’informazione libera, fatta di articoli, lettere, cronache sul web e anche e soprattutto volantinaggi, nei mercati, nei cortei e anche nelle scuole. In queste scuole ed in particolare in quella di Susa studia anche uno dei figli di questi imprenditori che ricevuto il volantino con il nome del papà è tornato a casa e queste le parole del padre in un’intervista al quotidiano LaStampa “Mio figlio è tornato a casa abbastanza scosso, finora avevo sempre tenuto un profilo basso. Ma questa volta non potevo lasciare correre…”. Cosa ci si aspetta da un padre in questa situazione? Che provi a spiegare la situazione al figlio? Che si penta magari scoprendo che ha dei figli ed è una vergogna quello che sta facendo? Se fosse un buon padre certo ma se è un mafioso come si legge sui volantini o meglio sulle inchieste e nei tribunali ecco che da tale si comporta e alza immediatamente il telefono minacciando il preside della scuola. Preside che vede il suo istituto querelato e decide da subito di diventare alleato del signor Martina proponendo per i ragazzi individuati come autori del volantinaggio una punizione esemplare, una settimana di sospensione dalle attività didattiche. Ieri il consiglio di istituto ha bocciato la proposta del preside che ancora una volta si è ritrovato solo e schierato a difesa, lo diciamo anche noi della mafia. I professori hanno difeso i ragazzi, loro evidentemente non hanno tornaconti o se non un precario stipendio, il preside, dalla sua poltrona di manager ha forse troppo da perdere a schierarsi. I ragazzi invece si difendono da soli e con i loro collettivi si stanno preparando a rilanciare l’iniziativa, anche questi episodi aiutano e fanno crescere, come si usa dire “fanno scuola”. In ultimo una tiratina d’orecchie al concetto e alla teoria dell’antimafia la dobbiamo fare. Troppo spesso nelle scuole, nelle conferenze viene raccontata l’antimafia come concetto astratto, teoria, conferenze, grandi discorsi. Qui si parla di pratica, si parla di episodi che sono antimafia nella sua essenza più vera. Avere il coraggio di urlare un modo mafioso di fare affari, denunciare a gran voce quanto accade, in maniera pubblica davanti a tutti, mettendoci la faccia, urlare i nomi e scriverli. Dire che il tav è mafia e le ditte coinvolte sono mafiose è vero ed è giusto (basta leggere del comportamento del sig. Martina in questa vicenda per capirlo). L’invito che facciamo a tutte le associazioni antimafia è quello di schierarsi con i giovani notav. E’ molto importante la possibilità che danno ai ragazzi di fare grandi e pacifici cortei come quello di Genova di Libera, di poche settimane fa in cui tutti gridano forte No alla Mafia! E’ altrettanto importante il lavoro e la possibilità che danno ai giovani riconvertire in buoni frutti e buone semine i terreni sequestrati ai mafiosi. Ora però questi ragazzi non vanno lasciati soli, vanno aiutati e sostenuti per il loro coraggio e la loro determinazione. Nel modo più diretto e semplice hanno fatto antimafia dal basso, hanno fatto ciò che ritenevano giusto. Per noi e per tutti è il momento di schierarsi, di sostenerli, di aiutarli.
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Queste cose difficilmente vengono raccontate dai quotidiani e dai tg, scomode, che sfiorano interessi troppo grandi, ecco perché allora diventa fondamentale un’informazione libera, fatta di articoli, lettere, cronache sul web e anche e soprattutto volantinaggi, nei mercati, nei cortei e anche nelle scuole. In queste scuole ed in particolare in quella di Susa studia anche uno dei figli di questi imprenditori che ricevuto il volantino con il nome del papà è tornato a casa e queste le parole del padre in un’intervista al quotidiano LaStampa “Mio figlio è tornato a casa abbastanza scosso, finora avevo sempre tenuto un profilo basso. Ma questa volta non potevo lasciare correre…”. Cosa ci si aspetta da un padre in questa situazione? Che provi a spiegare la situazione al figlio? Che si penta magari scoprendo che ha dei figli ed è una vergogna quello che sta facendo? Se fosse un buon padre certo ma se è un mafioso come si legge sui volantini o meglio sulle inchieste e nei tribunali ecco che da tale si comporta e alza immediatamente il telefono minacciando il preside della scuola. Preside che vede il suo istituto querelato e decide da subito di diventare alleato del signor Martina proponendo per i ragazzi individuati come autori del volantinaggio una punizione esemplare, una settimana di sospensione dalle attività didattiche. Ieri il consiglio di istituto ha bocciato la proposta del preside che ancora una volta si è ritrovato solo e schierato a difesa, lo diciamo anche noi della mafia. I professori hanno difeso i ragazzi, loro evidentemente non hanno tornaconti o se non un precario stipendio, il preside, dalla sua poltrona di manager ha forse troppo da perdere a schierarsi. I ragazzi invece si difendono da soli e con i loro collettivi si stanno preparando a rilanciare l’iniziativa, anche questi episodi aiutano e fanno crescere, come si usa dire “fanno scuola”. In ultimo una tiratina d’orecchie al concetto e alla teoria dell’antimafia la dobbiamo fare. Troppo spesso nelle scuole, nelle conferenze viene raccontata l’antimafia come concetto astratto, teoria, conferenze, grandi discorsi. Qui si parla di pratica, si parla di episodi che sono antimafia nella sua essenza più vera. Avere il coraggio di urlare un modo mafioso di fare affari, denunciare a gran voce quanto accade, in maniera pubblica davanti a tutti, mettendoci la faccia, urlare i nomi e scriverli. Dire che il tav è mafia e le ditte coinvolte sono mafiose è vero ed è giusto (basta leggere del comportamento del sig. Martina in questa vicenda per capirlo). L’invito che facciamo a tutte le associazioni antimafia è quello di schierarsi con i giovani notav. E’ molto importante la possibilità che danno ai ragazzi di fare grandi e pacifici cortei come quello di Genova di Libera, di poche settimane fa in cui tutti gridano forte No alla Mafia! E’ altrettanto importante il lavoro e la possibilità che danno ai giovani riconvertire in buoni frutti e buone semine i terreni sequestrati ai mafiosi. Ora però questi ragazzi non vanno lasciati soli, vanno aiutati e sostenuti per il loro coraggio e la loro determinazione. Nel modo più diretto e semplice hanno fatto antimafia dal basso, hanno fatto ciò che ritenevano giusto. Per noi e per tutti è il momento di schierarsi, di sostenerli, di aiutarli.
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