L'indagine nasce da una denuncia depositata il 16 febbraio presso gli uffici della procura generale da parte del partito di opposizione montenegrino Pzp, il cui annuncio fatto a fine gennaio era stato riportato da ANSAMed. Sotto accusa non solo il premier italiano, ma anche l'ex collega del Paese ex jugoslavo, Milo Djukanovic, per «aver inflitto danni incommensurabili al settore energetico del Montenegro e al popolo montenegrino con accordi segreti».
LA LOBBY DELL'ENERGIA. Il Pokret za promjene (tradotto in italiano Movimento per i cambiamenti, Pzp) punta il dito sulle intese siglate negli ultimi anni dal governo italiano e montenegrino, ipotizzando che dietro di esse vi sia un «piano di lobby» destinato a spogliare Podgorica della sovranità su un comparto nevralgico.
Il cavo della discordia
Nella lobby sarebbero coinvolte A2A e Terna. La prima ha vinto un appalto per la costruzione di quattro centrali elettriche ed è entrata con il 40% nel capitale della Epcg, società locale impegnata nella distribuzione di energia.La seconda ha un pacchetto di minoranza in un'altra azienda montenegrina, la Cges, con la quale ha istituito una joint venture per la realizzazione di un cavo per la trasmissione di energia che passerà da una sponda all'altra dell'Adriatico. Da Tivat a Pescara. Un investimento di oltre 700 milioni di euro, per un totale di 415 chilometri, 390 dei quali posti in mare a impatto zero. Non altrettanto, secondo gli ambientalisti, quelli che saranno posti in Abruzzo, che devasterebbero il parco nazionale della Maiella.
UN SEGRETO CHE L'UE VUOLE SVELARE. I contenuti dell'accordo sono stati tenuti segreti dalle autorità montenegrine, ma non potranno rimanerlo a lungo, se il piccolo Stato della ex Jugoslavia vorrà seguire le disposizioni del Consiglio europeo collegate alla sua ammissione allo status di 'candidato' all'ingresso dell'Unione, che richiedono notevoli passi avanti sulla strada della trasparenza e della lotta alla corruzione.
Il Pzp sostiene che in quelle intese di trasparenza non ve ne sia affatto e accusa, oltre a Djukanovic che ha lasciato la poltrona di primo ministro a dicembre, dopo 20 anni, il suo vice Vujica Lazovic e il ministro dell'Economia Branko Vujovic. Oltre a Berlusconi, naturalmente.
Branko Radulovic, vicepresidente del partito di opposizione, non è tenero con l'Italia: «È la terza volta che tenta di occupare il Montenegro. Ci ha già provato nel 1918 e nel 1941 e abbiamo respinto gli assalti. Spero che ci riusciremo anche questa volta».
Venerdì, 18 Febbraio 2011
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