http://www.radiciculturali.it/rome09_net/destro.htmlL’ E.I.T. può essere considerata una scienza (fondata su una struttura teorica psico-neuro-biologica ed una prassi organizzata su interventi schematici codificati) che si occupa del RECUPERO e della RIABILITAZIONE FUNZIONALE.
In questi termini l’ E.I.T. riassume il suo aspetto di intervento globale sulla persona nella quale vengono considerati aspetti funzionali motori, emotivi, affettivi e cognitivi e, come modello riabilitativo, tiene conto di disfunzioni, di disorganizzazioni, di disabilità.
Ponendo il suo interesse nell’uomo, in una dimensione olistica, l’ E.I.T. non considera malattie, diagnosi e neppure cure, poichè il suo compito non è quello tradizionale di guarire, bensì di ripristinare funzioni in disuso (motorie e/o psichiche) e di riorganizzarle in una inter-relazione armonica che definiamo integrata.
Possiamo anche affermare che l’ E.I.T. non mira solo all’ autosufficienza, come altre scienze della riabilitazione, ma tende a riattivare l’ autonomia , motoria e psichica, l’espressione di un funzionamento efficace dell’autovalorizzazione, di una valida coscienza di sè, di una struttura ioica integrata.
Se la malattia e la menomazione si riferiscono ad anormalità del funzionamento (per distinti motivi) di un organo o di un sistema, l’ E.I.T. si riferisce al ripristino non di una funzione, ma dell’armonico interagire tra funzioni psico-neuro-biologiche che interessano capacità intellettive (memoria, pensiero, creatività, volontà), psicologiche (percezione, attenzione, emotività, affettività), comportamentali, relazionali e sociali. In altre parole, la disabilità, affrontata dall’ E.I.T. non riguarda una specifica funzione, ma il soggetto nel suo insieme, nella sua dimensione olistica disorganizzata da errate interazioni tra sistemi biologici, psico-affettivi e psico-intellettivi.
In questa ottica l’ equilibrio da raggiungere è un VALORE SUPREMO, una virtù che ri-unisce in sè parti intellettive (cognitive), parti creative (emotive) e parti affettive (legate al desiderio ed al piacere auto ed etero-riferito). Le capacità di pensare, di creare e di godere sono, in fondo, quelle funzioni che l’ E.I.T. tende a ripristinare, rinforzare ed integrare in una dimensione che possiamo definire "poetica" e che dà senso alla vita.
La "poetica della vita" è un aspetto ecologico che è "rispetto della natura"e che diventa "rispetto della natura umana" composta di corpo, pensiero, emozioni ed affetti.
E.I.T. come TERAPIA
Quando presentiamo l’ E.I.T. come un intervento terapeutico, ci riferiamo ad una precisa "cultura terapeutica" che sottende ad una posizione teorica fondata sui principi della psicologia dell’ Io, ad una prassi codificata e ad una attenta valutazione dei risultati .
Per altro lato, la "nostra cultura terapeutica" dà una totale preminenza ad una concezione univoca e globale dell’uomo per la quale ci poniamo di fronte ad un individuo che soffre e che ha dei problemi. In questo modo il nostro intervento risponde ai parametri di una "scienza antropologica" che, al di là dei dettami clinici, propone un "incontro interpersonale", capace di cogliere le modulazioni esistenziali, le contrapposizioni, gli smacchi ed i successi.
l’ E.I.T. dunque si basa su :
- lavoro di gruppo
- uso della musica
- utilizzo del movimento e della danza
- impiego di oggetti simbolici e/o transizionali
- ricostruzione di situazioni relazionali simboliche
con un continuo controllo ed una attenta interpretazione dei vissuti letti come espressioni fenomenologiche di processi psicodinamici espliciti e/o impliciti e profondi.
Questo approccio "globale" diventa quindi un "percorso" costituito da parti biologiche, psicodinamiche, cognitive, sociali e culturali, ma nel quale si tiene conto della singolarità e della coesistenza, così che l’incontro con l’altro è sempre un "entre-deux" che presuppone anche il coinvolgimento dei terapeuti.
Le "sedute" si trasformano così in "esperienze condivise" ed è proprio questo aspetto che dà significato terapeutico al lavoro finalizzato all’integrazione della personalità, attraverso una "potenza esistenziale delle nostre intuizioni di similarità" (come dicono A. Ballerini e B. Callieri) ed una pregnante ed antropologicamente valida "condivisione". Tale concezione della "funzione terapeutica" si concretizza nel bisogno di empatia, in un atteggiamento di tolleranza e di accettazione, in rassicurazioni oblative e supportive, in contenimento con finalità di incitamento e, soprattutto, in impegno e "presenza" che strutturano un modello ed un "oggetto desiderabile".
Va premesso che la "TERAPIA DI INTEGRAZIONE EMOTIVO-AFFETTIVA" (E.I.T.) è stata strutturata dal Dott. Romeo Lucioni che ha tenuto conto delle sue esperienze terapeutiche, in Argentina ed in Italia, utilizzando diverse tecniche quali:
- lo psicodramma della scuola di Rojas Bermudez
- l’eutonia
- il Tai-Chi-Chuan
- la Bio-psico-energetica (BPE)
- il Biofeedback
- il training autogeno
- la musicoterapia
- la Psicodanza di Jaime G. Rojas Bermudez
- la Biodanza di Rolando Toro Arameda.
Tutte queste applicazioni pratiche si sono aggiunte, senza dubbio, all’osservazione-interpretazione psicodinamica e si sono arricchite dell’esperienza psicoterapeutica individuale e di gruppo così che il significato di integrazione usato nell’ E.I.T. deriva dalla struttura concettuale fondata sulla psicologia dell’ Io posta come cardine o punto focale di partenza (l’analisi) e di arrivo (il dimensionamenti psicologico del soggetto nelle sue dinamiche consce ed inconsce).
Il cammino per arrivare all’ E.I.T. ha conosciuto, nella nostra esperienza, le tappe della TERAPIA SENSOMOTORIA e della TERAPIA EMOTIVO-ESPRESSIVA che, applicate per una decina d’anni nell’ambito della formazione di portatori di handicap psichico in vista del loro inserimento lavorativo, hanno portato a importanti risultati.
L’evoluzione naturale di questi interventi e lo studio accurato dei fondamenti teorici, soprattutto per quanto riguarda i rapporti tra emotività, affettività e cognitività, hanno portato a strutturare le precise modalità tecniche della "terapia- E.I.T." che è già stata applicata per l’autismo. le sindromi regressive, le psicosi giovanili, la malattia di Parkinson e la malattia di Alzheimer.